Il Controvertice minerario si è tenuto a Siviglia, in Spagna, per ricordare i disastri ambientali provocati dalle miniere, in contemporanea con l’incontro tra le società minerarie “Mining and Minerals Hall” nella stessa città.
«Le miniere sono impianti contaminanti e irresponsabili che compromettono la salute di lavoratori e lavoratrici, la qualità di vita delle popolazioni vicine e la sopravvivenza degli ecosistemi» è la condanna dell’organizzazione del controvertice minerario tenutosi a Siviglia pochi giorni fa. L’iniziativa, organizzata da gruppi ecologisti come Amigos de la tierra e Ecologistas en acción, oltre a gruppi locali e per i diritti sociali, si è svolta i giorni 18, 19 e 20 ottobre con l’obiettivo di divulgare gli impatti delle miniere in tutto il Paese e le alternative disponibili.
Le giornate hanno avuto inizio con un atto di rivendicazione alla Miniera di Las Cruces, situata a Gerena (vicino a Siviglia), dove si continuano a smaltire metalli tossici nel fiume Guadalquivir dal 2009, quando è stata avviata la fabbrica idrometallurgica della miniera di rame. La società responsabile di questi smaltimenti, CLC, è proprietà dalla multinazionale canadese First Quantum Minerals, leader mondiale della produzione di rame e responsabile di grandi progetti di estrazione come la Miniera Kansashi ubicata in Zambia o il progetto Guelb Moghrein in Mauritania.
Secondo CLC, una delle sue priorità d’impresa è «il controllo dell’impatto ambientale»; tuttavia, come ricorda Ecologistas en Acción, le condutture della miniera hanno sversato più di 7.920 kg di metalli pesanti bioaccumulabili come l’arsenico e il piombo «che finisce nei piatti attraverso le peschiere del golfo di Cadice e le produzioni ortofrutticole e di riso che vengono irrigate dal fiume» afferma l’organizzazione ecologista. La società, lungi dall’incorrere nella cessazione dell’attività o in sanzioni per gli smaltimenti, sta sviluppando un progetto di estrazione sotterranea e di raffinamento di pirometallurgia (PMR) per ampliare il suo quadro d’azione nei prossimi anni.
Il presidente del governo regionale andaluso, Juanma Moreno, ha inaugurato il vertice “Mining & Minerals Hall” (MMH) con la promessa che questa legislatura «darà l’autorizzazione ai grandi progetti d’estrazione». Nel suo intervento ha annunciato l’aumento del 175% dei contributi destinati alla spinta del settore minerario, un totale di 125,7 milioni di euro che saranno inclusi nel bilancio per il 2023. Moreno crede che le attività estrattive «sono un settore cruciale per l’economia, la società, il presente e il futuro di tutti». Nello stesso contesto è intervenuta la Segretaria di Stato per l’Energia, Sara Aagesen, con un messaggio di sostegno agli investimenti nel settore minerario: «Le miniere non sono solo importanti per estrarre materie, ma anche per accelerare lo sviluppo tecnologico e per crescere con una gestione sostenibile delle materie prime».
Alle porte del MMH, il controvertice ha ricordato il 24o anniversario del disastro della miniera di Aznalcóllar: gli sversamenti di fanghi tossici nel Parco nazionale di Doñana e nei dintorni del fiume Guadiamar causati dalla rottura del bacino minerario di Aznalcóllar nel 1998, e che ancora oggi causano impatti ecologici nella zona. Nonostante la gravità dell’incidente, l’impresa svedese Boliden, responsabile dello sfruttamento, non ha subito nessun provvedimento giudiziario. La riattivazione della miniera di Aznalcollar è uno dei progetti minerari che Juanma Moreno spera di avviare nel 2023.
Attività estrattive verdi?
«È da tanto che in Spagna si sta vivendo un’espansione delle attività minerarie. Per esempio, nel 2018 sono state presentate più di 2.000 richieste per realizzare attività di estrazione nel Paese. La maggioranza di questi permessi, al contrario di ciò che viene pubblicizzato, vengono richiesti da società internazionali, soprattutto canadesi e australiane, con grandi fondi di investimenti alle spalle», commenta Adriana Espinosa, di Amigos de la Tierra, nella presentazione del rapporto “Il boom delle miniere nello stato spagnolo: proprietari, impatti e resistenza”. Questo documento analizza come l’espansione delle attività estrattive in Spagna venga promossa dalle istituzioni europee, nazionali e regionali tramite una serie di miti e dogmi non reali.
«Si dice che bisogna aprire miniere ed estrarre metalli per la transizione energetica, come se tutti i metalli che estrarremo dal suolo servissero a rifornire la transizione energetica. La realtà è che una grande quantità di questi metalli si usano diversamente: cellulari, orologi, droni, ecc. Inoltre, metalli come ferro e altri favoriscono l’edilizia e l’industria degli armamenti. Ci vendono come ecologiche le miniere che servono l’industria degli armamenti», commenta Espinosa.
Erika Gónzalez, coautrice del documento, segnala anche la scarsa trasparenza dei progetti minerari in Spagna: «C’è un ginepraio di imprese e così non si capisce chi sta spingendo i progetti», rileva, e l’obiettivo è «creare un immaginario positivo, una narrazione ufficiale che nasconde le conseguenze negative nei territori».
Da parte sua, Isabel García Vila, portavoce dell’Associazione Miniera di Touro (nei pressi di La Coruña), gruppo che da anni lotta contro il progetto di riapertura dell’impresa Atalaya Mining in zona, indica: «Abbiamo vissuto uno sfruttamento minerario di rame a cielo aperto dalla fine degli anni Settanta, con risultati funesti e che continuano a manifestarsi nelle nostre acque». L’attivista crede fermamente che «non esiste un’attività estrattiva sostenibile».
“Ci stanno vendendo come verdi delle miniere che servono per l’industria bellica”, dice Adriana Espinosa.
Joám Evans, di Ecologistas en Acción, è l’autore del rapporto “Riciclo di metalli, l’alternativa alle miniere”, in cui cerca di mettere in discussione l’idea difesa dalla lobby delle estrazioni e da alcune istituzioni, per cui «l’unica soluzione sono le miniere». Nel documento, Evans analizza i bassi livelli di riciclo in Spagna di metalli come il litio, e insiste affinché la problematica venga affrontata da normative politiche per «stabilire un contenuto minimo di materiali riciclati per prodotto o controllare che i prodotti possano essere riutilizzati e riciclati».
Sull’industria del riciclo dei metalli è puntato un riflettore da alcune imprese collegate alle attività estrattive, come Atlantic Copper, una delle compagnie metallurgiche presenti nel Polo chimico di Huelva, la quale ha iniziato la costruzione di una fabbrica di riciclo di metalli. Questa fabbrica fa parte del suo progetto CirCular che, come ha denunciato il gruppo cittadino Mesa de la Ría, «è un progetto pieno di irregolarità e con dati manipolati». L’attivista Joan Evans insiste nella responsabilità istituzionale del riciclo: «È vergognoso che non esista in tutta la nazione un’industria statale che possa recuperare i metalli».
Traduzione dallo spagnolo di Mariasole Cailotto. Revisione di Thomas Schmid.