Tra il 7 e il 19 ottobre, il veliero Nadir della ONG ResQship ha prestato soccorso a otto imbarcazioni in pericolo e ad oltre 240 donne, uomini e bambini nelle acque internazionali al largo della Libia. Tutti i naufraghi sono stati poi soccorsi dalla Guardia Costiera italiana, alcuni a distanza di 12 ore dalla prima chiamata di soccorso.
L’8 ottobre la nave Louise Michel ha assistito 29 persone che sono state poi soccorse dalla Guardia Costiera italiana. Mentre la motovedetta si avvicinava all’imbarcazione in pericolo per evacuare i naufraghi, tre di loro, che erano rimasti bloccati sul ponte della Louise Michel per cinque giorni in attesa dell’autorizzazione allo sbarco in un Porto sicuro, si sono gettati in mare. L’equipaggio ha dichiarato lo Stato di necessità all’indomani dell’evento poiché la situazione a bordo stava peggiorando. Il 9 ottobre, la nave di soccorso Louise Michel è stata finalmente autorizzata a far sbarcare a Lampedusa le 48 persone soccorse il 4 ottobre.
Tra il 12 e il 17 ottobre, la nave Geo Barents di Medici senza Frontiere ha effettuato cinque soccorsi in acque internazionali al largo della Libia. Gli SOS erano stati trasmessi dalla rete telefonica civile Alarm Phone e dall’aereo civile di Pilotes Volontaires. Un totale di 293 sopravvissuti si trova ora a bordo, in attesa dell’autorizzazione a sbarcare in un Porto sicuro.
Secondo il giornalista di Radio Radicale Sergio Scandura, il 15 ottobre la nave mercantile MscMaritinaF ha soccorso 47 persone in pericolo nelle acque internazionali al largo delle coste della Libia. Poco dopo è stata autorizzata a farle sbarcare a Messina.
Tragedie senza sosta: oltre 20.000 persone sono morte nel Mediterraneo centrale dal 2014, mentre i rimpatri forzati in Libia rimangono una pratica comune.
Il 7 ottobre, i corpi di 15 persone sono stati trovati su una spiaggia vicino alla città di Sabratha, in Libia. Secondo la Mezzaluna Rossa libica e la Missione delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL), la maggior parte di loro è morta bruciata all’interno di una barca carbonizzata. L’UNSMIL ha rilasciato una dichiarazione in cui condanna ciò che è accaduto alle 15 vittime come un “omicidio atroce” risultante “da scontri armati tra trafficanti rivali”.
Il 10 ottobre, i pescatori tunisini hanno recuperato il corpo di otto persone scomparse dopo la partenza da Zarzis, in Tunisia, il 21 settembre. Secondo le famiglie, sulla barca c’erano diciotto persone, di cui dieci, incluse donne e bambini, sono ancora disperse. La mancata ricerca da parte dello Stato ha innescato proteste e mobilitazione dei cittadini a Zarzis. “I pescatori, che sono andati di loro spontanea volontà a cercare gli annegati, hanno trovato otto corpi che attendono ancora di essere identificati con precisione”, ha detto a Reuters Mongi Slim, funzionario della Mezzaluna Rossa.
Il 14 ottobre, la guardia costiera tunisina ha recuperato 11 corpi nelle acque internazionali al largo di Mahdia. Il portavoce della guardia nazionale Houcem Eddine Jebabli ha detto all’AFP che sono stati prelevati campioni di DNA per stabilirne l’identità, in quanto i corpi erano in parte decomposti.
Il 10 ottobre, 40 miglia a sud-ovest di Trapani, in Sicilia, una nave mercantile ha avvistato corpi senza vita in acqua. La Guardia Costiera italiana ha recuperato tre corpi.
È noto che almeno 1.220 donne, uomini e bambini hanno perso la vita nel Mediterraneo centrale nel 2022. La macabra soglia di 25.000 decessi a partire dal 2014 è stata superata, con oltre 20.000 decessi nel Mediterraneo centrale.
L’8 ottobre il velivolo Sea-Watch Seabird ha assistito a un’intercettazione condotta dalla guardia costiera libica nella regione di ricerca e soccorso maltese. Circa 40 persone sono state respinte con la forza in Libia da una nave pattuglia al di fuori della sua area di coordinamento.
SOS Mediterranée