La protesta popolare entra nella quarta settimana. Negli ultimi giorni ha ripreso vigore anche per le manifestazioni organizzate dagli studenti e con forte partecipazione delle studentesse che si sono liberate dalla schiavitù del chador, il velo della tradizione iraniana. Il presidente Raissi è stato contestato durante un suo discorso all’università femminile Zahraa di Teheran. Le ragazze lo hanno interrotto più volte con lo slogan: “Morte al dittatore, giustizia per Mahsa”.
Nella regione curda è stato proclamato lo sciopero generale, al quale hanno partecipato i commercianti. In alcuni quartieri di Teheran le saracinesche dei negozi sono state abbassate.
La ripresa delle proteste è avvenuta dopo la pubblicazione dei risultati dell’autopsia condotta sul corpo di Mahsa Amini, la ragazza curda morta tre giorni dopo il suo arresto dalla polizia. Il responso dei medici sostiene che la ragazza non è morta per le botte ricevute sulla testa, ma per malattie pregresse. Versione di comodo che scagiona la polizia, ma non è credibile perché non supportata da nessuna certificazione medica precedente. La famiglia aveva smentito tutte le dichiarazioni del capo della polizia in tal senso. “Mahsa era in buona salute, non è mai stata in ospedale e non ha mai subito in passato un intervento chirurgico”, aveva detto la madre in un’intervista.