Il richiamo all’unità per la pace, slogan della manifestazione a Roma, è assolutamente disatteso in sé stesso
La base sociale, quella che di fatto sta dettando la linea in funzione dei numeri che è in grado di mobilitare, aveva già indetto una manifestazione il 5 novembre a Napoli.
Fridays For Future/movimento studentesco, XR, GKN, FGC, ecc.. , insomma i protagonisti di “Convergere per insorgere” a Bologna, avevano già fissato la data, da tempo.
I pacifisti “DOCG” hanno ben pensato di sovrapporre una manifestazione a Roma. Insomma: i pacifisti non “convergono”, ma “divergono”.
La parola d’ordine non quadra, il risultato è: “unire” per dividere.
Siamo di fronte ad una grave miopia, o meglio, presbiopia, ammantata di supponenza nei confronti dei giovani e dei lavoratori?
Si vedrà anche se e quanto la manifestazione sarà inquinata da chi da anni porta avanti guerre, fornisce armi, era al Governo o è ai tavoli di concertazione in piena repressione al CALP, il comitato dei portuali di Genova, che si sono opposti al traffico d’armi. Classe dirigente “sinistra” più che di sinistra, che ha un disperato bisogno di “ripulirsi”, in un’Italia che avrebbe, invece, bisogno che andasse a casa a pensare alla prostata.
Insomma, pare che gli unici ad avere le idee chiare siano i giovani e la base sociale, che sta andando dritta per la propria strada, mentre gli ormai vetusti movimenti, incapaci di un linguaggio attuale, non appaiono in grado di aggiungere nulla di nuovo, ma anzi, di fatto si contrappongono.
I pacifisti si beeranno di una manifestazione nazionale che avrà successo perché le bollette sono impazzite, il nucleare fa paura, e fa comodo a molti riversarlo addosso a Meloni, semplice ultima arrivata?
La lotta per la pace, anche sociale, concetto che parrebbe estraneo a – qualcuno direbbe – i “professionisti della pace”, è altrove.
Intersezionalità: non è cosa per vecchi.
Nota a margine: chi non vuole essere criticato scenda dal palco, in subordine si renda condo che esiste una realtà contingente, tra l’altro infinitamente “più avanti”.
Ancora una volta occorre dare voce non filtrata alla base sociale: