Dopo l’allarme causato dalle meningiti, dalle bronchioliti da virus respiratorio sinciziale, dalle epatiti da un adenovirus mutato, l’infodemia del mainstream attacca con il vaiolo delle scimmie. Ne parliamo con Eugenio Serravalle, medico pediatra ed omeopata, veterano delle lotte in difesa della salute, della prevenzione primaria, della sana alimentazione e grande sostenitore della libertà di scelta vaccinale. Presidente dell’Associazione di Studi e di Informazione sulla Salute (ASSIS) www.assis.it e membro della Commissione Medico-Scientifica Indipendente (CMSi) che si sta occupando di indagare la Covid-19 con un approccio sindemico, rigettando quello riduzionista proposto dalla narrazione ufficiale.
Come mai si è iniziato a parlare del vaiolo delle scimmie in questi mesi? Quanti casi effettivi vi sono stati?
Fino al 2 agosto 2022 sono stati segnalati, all’ECDC e all’Ufficio regionale europeo dell’OMS, un totale di 15.926 casi di vaiolo delle scimmie da 38 paesi europei; di questi 15524 sono stati confermati in laboratorio. La maggior parte dei casi aveva un’età compresa tra 31 e 40 anni (41%) ed erano maschi (99,1%), il 36% era sieropositivo [all’HIV]. Inoltre 399 casi sono stati ricoverati in ospedale (5,6%), tra i quali 150 casi hanno richiesto cure cliniche: solo 3 casi sono stati ricoverati in terapia intensiva, uno dei quali per ragioni non correlate all’infezione da vaiolo delle scimmie, gli altri due sono morti dopo il ricovero. Dai dati pervenuti il 43,4% dei soggetti infetti erano omosessuali (Joint ECDC-WHO Regional Office for Europe Monkeypox Surveillance Bulletin, 3 agosto 2022). In Italia secondo l’ultimo bollettino del Ministero della Salute del 9 settembre 2022 siamo arrivati a 805 casi, di cui 221 collegati con viaggi all’estero. L’età mediana dei contagiati è di 37 anni (14-71) e si tratta prevalentemente di uomini (794M-11F). La Lombardia (333) si conferma la regione con maggior numero di casi, seguita dal Lazio (141) ed Emilia Romagna (80). (https://www.salute.gov.it/portale/malattieInfettive/dettaglioSchedeMalattieInfettive.jsp?lingua=italiano&id=254&area=Malattie%20infettive&menu=indiceAZ&tab=1).
Da come se ne parla sembra un virus pericoloso e sconosciuto, è così?
Il vaiolo delle scimmie è una zoonosi causata da un virus a DNA a doppio filamento appartenente al genere Orthopoxvirus e famiglia Poxviridae, correlato al virus che causa il vaiolo nell’uomo. In passato è sempre stata considerata una malattia rara e autolimitante e non ha attirato molto attenzione sin dalla sua scoperta nel 1958 quando è stato isolato per la prima volta da lesioni della pelle durante un focolaio di malattia vescicolare nei i macachi cynomolgus tenuti in cattività e importati da Singapore in Danimarca per la ricerca sul vaccino contro la poliomielite. Nel 1970 fu identificato il primo caso umano di vaiolo delle scimmie in un bambino con lesioni cutanee vescicolari, simili al vaiolo umano, in un villaggio nella Repubblica Democratica del Congo nove mesi dopo l’eradicazione di vaiolo in quel Paese. Il primo focolaio di MPX segnalato al di fuori dell’Africa si è verificato negli Stati Uniti nel 2003, in seguito all’importazione di mammiferi infetti (ratti giganti, scoiattoli e ghiri gambiani) che hanno trasmesso il virus ai cani della prateria i quali sono stati poi venduti come animali domestici contagiando 47 persone. Solo 14 pazienti sono stati ricoverati in ospedale e non è stato confermato nessun caso di trasmissione da persona a persona (Adler et al. 2022). Negli anni successivi la frequenza e la distribuzione geografica di casi umani di vaiolo delle scimmie sono aumentati in specifiche regioni dell’Africa occidentale e centrale (Repubblica Democratica del Congo, Camerun, Repubblica Centrafricana, Nigeria, Costa d’Avorio, Liberia, Sierra Leone, Gabon e Sud Sudan) dove è stato riconosciuto come una minaccia per la salute pubblica: (Petersen et al. 2019). Dal 2018 al 2021 solo 12 casi di MPXV associati ai viaggi sono stati segnalati al di fuori dell’Africa. Da maggio 2022, per la prima volta, sono stati segnalati molti focolai in tutto il mondo, compresi in Paesi non endemici (Ciccozzi and Nicola Petrosillo 2022).
Sebbene secondo i medici occidentali sia come il COVID-19, calato improvvisamente, qual è la sua origine?
Il vaiolo delle scimmie è una zoonosi, ma l’esatta modalità di trasmissione del virus all’uomo rimane poco chiara. Anche se il nome di questa malattia suggerisce che le scimmie sono l’ospite primario, in realtà è dovuto alla specie da cui è stato isolato la prima volta. Il serbatoio animale specifico di MPXV rimane sconosciuto, ma alcune prove suggeriscono che roditori nativi africani come i ratti giganti gambiani (Cricetomys gambianus) potrebbero essere un serbatoio naturale del virus (Ciccozzi and Petrosillo 2022).
La trasmissione di MPV avviene attraverso il contatto con lesioni cutanee di animali infetti, fluidi corporei o goccioline respiratorie. Trasmissione dall’animale all’essere umano può verificarsi attraverso graffi, morsi, preparazione di carne di animali selvatici o contatto diretto o indiretto con fluidi corporei o materiale della lesione (Kumar et al.2022). Si presume che il virus entri nel corpo attraverso lesioni della pelle, vie respiratorie o membrane mucose (occhi, naso o bocca). La trasmissione secondaria da uomo a uomo avviene di frequente attraverso goccioline di secreto respiratorio disperso con la tosse/starnuti, oppure con il contatto diretto o indiretto con fluidi corporei, materiale della lesione, e superfici contaminate o altro materiale, come indumenti o biancheria (Petersen et al. 2019). Tali goccioline respiratorie però non viaggiano più di poche decine di centimetri; pertanto, è necessario un contatto faccia a faccia prolungato perchè avvenga la trasmissione. Tuttavia è stata rilevata una presenza prolungata del DNA virale del tratto respiratorio superiore, anche dopo la risoluzione delle lesioni cutanee; questo può rappresentare una limite per la prevenzione e il controllo delle infezioni (Adler et al. 2022).
La trasmissione madre-figlio (MTCT) può avvenire anche tramite la placenta (vaiolo delle scimmie congenito) e tramite stretto contatto durante e dopo nascita. Infine sebbene sia necessario uno stretto contatto fisico per la trasmissione di Monkeypox, non è chiaro se il virus del vaiolo delle scimmie possa essere trasmesso per via sessuale. Ulteriori studi sono necessari per capire meglio se il virus si trasmette per via sessuale (Kumar et al.2022).
4) Cosa sappiamo della situazione attuale? È grave come si pensa?
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato il vaiolo eradicato nel 1980, e da quel momento la vaccinazione contro il vaiolo umano eseguita con il vaccino a base di virus bovino è stata bloccata. Tale vaccino forniva immunità cross-protettiva contro altri orthopoxvirus correlati, come il vaiolo bovino e vaiolo delle scimmie, oggi l’immunità di gregge della popolazione, precedentemente indotta dalla vaccinazione contro il vaiolo, è diminuita (Diaz JH 2021).
Prima dell’aprile 2022, l’infezione da virus del vaiolo delle scimmie negli esseri umani era raramente segnalata al di fuori delle regioni africane dove è endemica.
I risultati clinici dei casi sono rassicuranti. La maggior parte dei casi è lieve e autolimitante e i decessi sono pochissimi. Solo una bassa percentuale di persone è stata ricoverata in ospedale e nella maggior parte dei ricoverati non sono state segnalate complicazioni gravi. I motivi comuni per l’ammissione erano il dolore e la superinfezione batterica (John P. Thornhill et al. 2022).
Inoltre esiste una sovrapposizione clinica tra vaiolo delle scimmie e il virus della Varicella Zooster (VZV), in passato sono stati rilevati casi di coinfezione dei 2 virus e non si può escludere che una parte dei casi di vaiolo delle scimmie riportati in letteratura identificati, ma non confermati possano essere in realtà casi di VZV. Di conseguenza, le conclusioni tratte sulle tendenze del vaiolo delle scimmie dai dati di sorveglianza possono essere soggette a imprecisioni (Beer and Rao 2019).
Quali sono i suoi sintomi? Come si sta diffondendo?
L’MPX è principalmente una malattia autolimitante, che in genere dura da due a quattro settimane con completo recupero. Il periodo di incubazione può variare da 5 a 21 giorni e la malattia può manifestarsi con una combinazione dei seguenti sintomi: febbre, mal di testa, brividi, abbattimento, astenia, gonfiore dei linfonodi, mal di schiena e dolori muscolari. Comunemente, entro tre giorni dalla comparsa dei sintomi, compare una eruzione cutanea (papule) nel sito d’infezione primaria che si diffonde rapidamente ad altre parti del corpo. I palmi delle mani e le piante dei piedi sono coinvolti nei casi di eruzione cutanea disseminata. Le lesioni progrediscono, di solito entro 12 giorni, dallo stadio di macule a papule, vescicole, e pustole, prima di cadere. Negli attuali focolai, le manifestazioni cliniche nei casi legati ai viaggi in paesi occidentali sono stati generalmente lievi e molti casi si sono presentati con eruzioni cutanee nella regione anogenitale a volte correlate ad incontri omosessuali (Ciccozzi and Nicola Petrosillo 2022). Le ospedalizzazioni sono rare, le ragioni del ricovero sono la gestione del dolore, principalmente per il dolore anorettale grave; superinfezione dei tessuti molli; faringite che limita l’assunzione orale; lesioni oculari; danno renale acuto; miocardite. Molto rari sono i decessi (John P. Thornhill et al. 2022). Il DNA del virus Monkeypox è stato rilevato anche nel liquido seminale. La trasmissione sessuale attraverso fluidi seminali o vaginali è fortemente sospettata considerato l’alto numero di lesioni negli organi genitali e il DNA del virus ritrovato nel liquido seminale, ma bisogna verificare che il liquido seminale maschile trasmetta virus vivo in grado di replicarsi. I focolai e casi associati ai viaggi al di fuori dell’Africa hanno avuto una diffusione secondaria limitata e pertanto la trasmissione da uomo a uomo è stata considerata inefficiente. (John P. Thornhill et al. 2022).
Quanti casi sono confermati? In Occidente è la prima volta che ci sono focolai?
I casi confermati sono oltre 15.000. In realtà i primi 7 casi sono stati segnalati in Inghilterra, dal 2018 al 2021 (Adler et al. 2022). Nel resto d’Europa i casi sono comparsi numerosi da maggio 2022 nei viaggiatori provenienti dall’Africa e successivamente anche nei loro contatti stretti senza precedenti di viaggi all’estero, così il timore di una nuova epidemia è diventato più reale. Dall’inizio di maggio 2022, migliaia di infezioni da virus del vaiolo delle scimmie sono state segnalate in più di 50 paesi, spingendo l’Organizzazione Mondiale della Sanità a dichiarare il vaiolo delle scimmie una “minaccia in evoluzione di moderata preoccupazione per la salute pubblica” il 23 giugno 2022 (Thornhill JP et al. 2022).
7) “Si tratta di una infezione tutt’altro che banale, e chi dice il contrario è un cretino” Queste le ultime dichiarazione del dottor Bassetti al Secolo XIX del 23 agosto dopo le sue varie dichiarazioni volte a seminare il panico, fino a dichiarare che bisogna iniziare subito con le vaccinazioni a partire dalle persone omosessuali. Cosa ne pensa di queste dichiarazioni? Hanno fondamento scientifico? L’allarmismo è giustificato?
Nel 2022 la stragrande maggioranza dei casi notificati si identificano come uomini che hanno avuto rapporti omossessuali con altri uomini (MSM) e con storie che indicano una esposizione durante il rapporto sessuale, per questo motivo la trasmissione attraverso il contatto sessuale è risultato essere il principale motore di questi focolai. In poche settimane la malattia, da tempo preoccupante in alcuni paesi africani, si è diffusa in tutto il mondo; recentemente, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che il vaiolo delle scimmie è globale emergenza sanitaria.
Più di 16.000 persone sono state contagiate in tutto il mondo e 5 persone sono morte (cioè, tasso di mortalità dello 0,03%), appartenendo in modo schiacciante alla comunità MSM. Pertanto, considerando il basso tasso di mortalità, il relativamente limitato numero di infezioni al di fuori dei Paesi africani in cui MPX è endemico e il decorso clinico autolimitante dell’infezione, si può limitare la diffusione di MPXV se viene affrontato con cautela il tracciamento dei contatti, il monitoraggio e formazione di gruppi ad alto rischio. OMS, FDA ed EMA raccomandano la vaccinazione per le categorie più a rischio (Ciccozzi and Nicola Petrosillo 2022).
Le complicazioni del vaiolo delle scimmie sono rare ed includono polmonite, encefalite, cheratite con perdita della vista e infezioni batteriche secondarie. (Adler et al. 2022)
8) Vi è poi una questione epistemologica. Nonostante vi sia un medicinale e una cura contro questo virus si sta già parlando di vaccini. Oggi all’interno del mondo della medicina allopatica sono gli stessi medici che vedono con favore qualsiasi vaccino che possa essere somministrato a tutti in modo obbligatorio: da medici curanti a medici vaccinisti. Per quale motivo il soluzionismo tecnico è diventato il nuovo motore della ricerca biomedica? Il vaccinismo è la nuova ideologia della medicina allopatica?
Come già detto la malattia è autolimitante e la mortalità è molto bassa (0,03%); esistono farmaci che hanno una certa efficacia e la trasmissione da uomo e uomo ha necessità di un contatto stretto.
La malattia del vaiolo delle scimmie di solito provoca sintomi lievi e la maggior parte dei pazienti si riprendono senza terapia. In Italia a marzo 2022 è stato approvato l’uso del farmaco «Tecovirimat Siga» che è indicato, negli adulti e nei bambini con peso corporeo di almeno 13 kg, per il trattamento del vaiolo umano, vaiolo delle scimmie e vaiolo bovino; inoltre è anche indicato per il trattamento delle complicazioni dovute a replicazione del virus vaccinale. Il Tecovirimat ha dimostrato efficacia protettiva contro il vaiolo umano e vaiolo delle scimmie, con riduzione della durata della viremia da orthopoxvirus e della diffusione del virus nelle vie respiratorie superiori (Adler et al. 2022).
Altri farmaci sono ancora in corso di approvazione……
I vaccini non sono necessari se non forse per limitate categorie a rischio. Non dobbiamo dimenticare inoltre che in passato il loro uso è stato limitato dall’alto tasso di eventi avversi associati all’uso di virus vivi attenuati, soprattutto per i vaccini di vecchia generazione. Il 24 settembre 2019, la FDA ha annunciato l’approvazione di un nuovo vaccino contro il vaiolo umano e il vaiolo delle scimmie (Jynneos), che contiene una forma modificata non replicante del virus del vaiolo bovino, il vaccino Ankara, che non causa malattie umane (Diaz JH 2021).
Dal punto di vista della salute pubblica, la priorità dovrebbe essere quella di contenere la diffusione del virus. Ciò potrebbe essere ottenuto attuando azioni specifiche sia in ambito sanitario sia domiciliare. Negli ambienti sanitari, la vigilanza e il riconoscimento clinico rapido dei sintomi della malattia sono essenziali per garantire la notifica e isolamento precoce dei pazienti. Per questo i dipendenti del Sistema sanitario dovrebbero essere formati e dotati di tutti gli strumenti diagnostici necessari per effettuare una diagnosi tempestiva e per proteggersi da eventuali infezioni. In presenza di un quadro clinico che non richiede ricovero, se le condizioni abitative e igieniche lo consentono, il caso confermato può essere monitorato a domicilio secondo modalità definite, garantendo anche un isolamento dai conviventi (Di Gennaro et al. 2022).
Per quanto riguarda l’attuale situazione, con focolai multipli in molti Paesi, una domanda resta aperta: Come mai, rispetto al passato, vi è stato un numero così insolitamente elevato di casi in diversi paesi e in un breve lasso di tempo? Forse rispondendo a questa domanda si potrebbe capire l’evoluzione futura della malattia.
In tutta questa vicenda cosa consiglia ai nostri lettori?
Mantenere la calma, rispettare le buone norme igieniche, in caso di viaggi informarsi sulla situazione sanitaria del Paese d’arrivo, evitare rapporti sessuali non sicuri, riferire al medico l’eventuale comparsa di pustole sulla cute ed autoisolarsi in attesa del test di conferma della diagnosi