Continuano gli scontri di confine tra tagiki e kirghisi, dopo che a giugno di quest’anno vi erano stati ancora scontri armati .
Una violenza generata da storici contrasti che riemergono in una vera guerra di confine tra Kirghizistan e Tagikistan. Tra le due ex-repubbliche sovietiche ancora non si trova una pace duratura. A far da teatro dei nuovi scontri sempre quel territorio del centro asiatico che fa perno a sud della Valle di Fergana. Gli scontri armati sono durati quattro giorni. Dal 14 al 17 settembre senza sosta e molte perdite umane, soprattutto per la parte kirghisa in difesa dei propri confini dall’attacco tagika.
Preoccupanti sono stati gli avvistamenti sulle strade dei carrarmati tagiki a ridosso delle frontiere come anche dei soldati kirghisi accompagnati da armi pesanti al loro seguito. Le aree interessate nel combattimento sono state quelle di Kulundu, Maksat e Zhany-Zher del distretto di Leylek della regione di Batken, come si legge in un comunicato della Tass.
Alla stregua dell’aumento delle vittime, però nel pomeriggio del 16 settembre è arrivata la svolta. Con la comunicazione dell’agognata tregua. Da Samarcanda, a margine del vertice della Shanghai Cooperation Organization, i presidenti kirghizo Sadyr Japarov, e tagiko Emomali Rahmon, hanno ordinato alle rispettive truppe di ritirarsi dalla linea di contatto lungo il confine. Ma dopo il cessate il fuoco raggiunto alle 16:00 gli scontri sono improvvisamente ripartiti. Entrambe le parti si sono accusate di non aver rispettato i patti, ed aver sferrato attacchi contro le postazioni di frontiera dell’altro Paese.
Una ragazza di 15 anni nel frattempo è morta a causa dei bombardamenti a Batken in Kirghizistan. Si contano 136 mila sfollati. I civili sono stati evacuati dall’oblast’ di Batken. Si tratta di residenti delle città di Batken e Razakov, dei distretti di Batken e Leilek, e del villaggio di Zhekendi, distretto di Chon-Alai, oblast’ di Osh.
Per tutta la giornata di venerdì la situazione nel tratto kirghiso-tagiko del confine di Stato è rimasta tesa. I bombardamenti si sono susseguiti sfiorando l’esclation militare.
Il bilancio per le vittime Kirghise era di 24 persone. I corpi sono stati portati in strutture sanitarie della regione di Batken, nel sudest del Kirghizistan, come ha riferito il ministero della Salute kirghizo in un comunicato. Il numero dei feriti kirghisi a causa degli scontri armati al confine invece sono arrivati a 87. Principalmente per ferite come schegge e proiettili da arma da fuoco.
Al confine tra queste due ex repubbliche sovietiche che ospitano entrambe basi militari russe e che sono invischiate da molti anni in contese territoriali, gli scontri si verificano regolarmente. Anche se in quest’ultimi giorni sono stati particolarmente pesanti. Al momento nella regione di Batken del Kirghizistan è stato attivato lo stato di emergenza. La corda è tesa sulla zona di confine interessata dai raid. Gli intrecci politici che passano sistematicamente alle armi per un’irrisolta assegnazione geografica di confine rischia di tornare presto a far premere il grilletto ai due vicini di casa.
A d’ogni modo non è passata inosservata la tempistica con il quale le due repubbliche hanno scelto di abbracciare le armi. Proprio durante l’importante summit dello SCO di Samarcanda (dello Shanghai Cooperation Organization) alla presenza di tutti i leader della regione, anche di Vladimir Putin e Xi Jinping.
Ma per comprendere meglio le cause del conflitto c’è da far passare al setaccio gli annali. Riassumendo tutta la questione legata alle linee di frontiera degli Stati sorti nel 1991 ricalcano quelle delle ex repubbliche sovietiche. Con il traccio dei confini, sostanzialmente Mosca ha evitato la creazione di forti entità locali. L’ha fatto slegando alcuni territori dalle repubbliche a cui storicamente avrebbero dovuto appartenere. Scelta politica ma anche condizionamento geografico. Con la presenza di rilievi e catene montuose a causa delle quali non è stato possibile delineare con chiarezza i confini. Anche se il problema maggiore pare risieda nell’esistenza di sei enclavi, presenti sul territorio Kirghiso. Di cui quattro uzbeke e due tagike.
Un quadro polito sociale insostenibile per queste comunità, divenuto troppo fertile di dinamiche conflittuali. Che nell’aprile dello scorso anno hanno dato sfogo con i primi attacchi armati che hanno portato kirghisi e tagiki a sfiorare la guerra. In quel caso i colloqui diplomatici erano riusciti a contenere il bagno di sangue, fino a qualche giorno fa.
In conclusione. Sui motivi degli scontri sono state lanciate molte ipotesi. Tra cui anche alcune illegali. Che parlano di contrabbando e droga. Ma la più probabile e ufficiale, è quella dell’accaparramento dell’oro blu. Riguardante il controllo dei pochi corsi d’acqua presenti, che attraversano un vasto e arido territorio.
Nota del presidente del Kirghizistan, Sadyr Japarov, in relazione all’invasione armata del territorio del Kirghizistan da parte del Tagikistan:
Cari compatrioti! Come sapete, purtroppo, i tragici eventi nella terra di Batken si sono ripetuti: il conflitto si è concluso con l’uso delle armi e lo spargimento di sangue.
Nel conflitto armato al confine tra Kirghizistan e Tagikistan, i nostri connazionali hanno perso la vita. Esprimo le mie più sentite condoglianze alle famiglie, ai genitori e ai parenti delle vittime.
I nostri fratelli sono morti adempiendo al sacro dovere di proteggere la loro Patria senza cedere un solo centimetro della loro terra. Che la terra riposi nelle loro anime. Pertanto, vorrei augurare al nostro popolo di avere coraggio. Purtroppo, i conflitti armati non sono privi di vittime. Vorrei ringraziare le nostre coraggiose guardie di frontiera che non hanno avuto paura di una pioggia di proiettili, per il loro coraggio e il loro eroismo nel respingere il nemico.
Ogni nostro cittadino che ha sangue Manas nelle vene non si è tirato indietro di fronte al confine e ha mantenuto la sua posizione. Credo che l’integrità territoriale del Kirghizistan sarà salvaguardata fino a che ci sarà qualcuno che le proteggerà. Ma non sono solo i nostri cittadini a morire in questo conflitto armato. Secondo le informazioni operative, la parte tagika ha subito gravi perdite.
Se guardiamo alla storia apparirà subito chiaro come la disputa sui confini non è mai stata davvero risolta. Nonostante le perdite, non rinunceremo ad un solo metro della terra che abbiamo ereditato dai nostri antenati. Stiamo difendendo fermamente i nostri interessi nazionali!
Come sapete, l’intera lunghezza del confine con l’Uzbekistan è stata chiarita, non resta che metterla su carta.
E la questione del chiarimento del confine tra Kirghizistan e Tagikistan resta all’ordine del giorno. Come la storia ha dimostrato, la questione dei confini è complicata e richiede grande attenzione e pazienza.
Tuttavia, continueremo a impegnarci per risolvere il conflitto al confine tra Kirghizistan e Tagikistan il prima possibile.
Oggi il conflitto procede senza sosta riportando alla luce vecchie controversie diplomatiche tra i due Paesi, nel bel mezzo di una crisi internazionale scatenata dalla seconda fase del conflitto ucraino. Seguono aggiornamenti.