Siamo in quattro, le parlamentari Yana Ehm e Simona Suriano, attualmente candidate per Unione Popolare, e i due accompagnatori Elio Pagani e Ugo Giannangeli. Abbiamo rispettato tutta la procedura prevista dalla normativa per l’ingresso di parlamentari nelle strutture militari ed entriamo senza problemi. Il colonnello comandante Giacomo Lacaita ci riceve cordialmente. Ha preparato un briefing sulla storia della base che è, però, anche una storia del volo aereo. Inizia, infatti, con i fratelli Wright e D’Annunzio; siamo nel 1903. La base è sede del 6° Stormo dal 1951. Lo Stormo è stato impegnato in missioni di guerra in Iraq, nei Balcani, in Afghanistan, in Libia ed ancora in Iraq nel 2014. L’area operativa sotto il controllo della Base è il Nord Est ad esclusione delle provincie di Varese e di Pavia. Gli aerei in uso sono i Tornado; il 16 giugno di quest’anno è giunto il primo F35A. Si è in attesa del secondo e si stanno allestendo le strutture a loro destinate. Ci viene ricordato come questi velivoli sono stati in grado di dare un contributo alla Protezione Civile per le capacità di ricognizione fotografica sul territorio, non dice però che il costo di tali operazioni è altissimo in relazione alla possibilità di usare droni specializzati a basso costo. Il comandante ci fornisce alcuni dati: la base copre 520 ettari ed occupa 1500 militari di cui il 10% donne; Puglia, Campania, Lazio e Friuli sono le principali regioni di provenienza, buona la presenza anche da altre regioni del Nord Italia per la diffusa cultura aeronautica. I civili sono solo 13. Parte del personale alloggia nel cosiddetto Villaggio azzurro a Ghedi che dispone anche di un asilo. Su domanda ci dice che non è in grado di quantificare esattamente i costi di gestione della base ma certamente sono nell’ordine di milioni di euro. Proseguiamo con le domande nella consapevolezza che ci scontreremo con la segretezza prevista per alcuni temi. Infatti il comandante non può rispondere neppure alla semplice domanda sulla presenza o meno di ordigni nucleari anche se gli facciamo presente che la presenza è un segreto di Pulcinella essendo affermata in molteplici documenti. La sola incertezza riguarda il numero delle bombe detenute, verosimilmente 20 (le altre ad Aviano). A maggior ragione il comandante non può rispondere sulla presenza di componendi hardware e software per l’utilizzo delle bombe nucleari sugli F35 in dotazione a Ghedi e su chi può gestirli, se sono giunte le nuove B61-12, su chi effettua la manutenzione, etc..
Qualche risultato, però, si ottiene. Parlando del personale presente il comandante ci aveva detto che quello statunitense è limitato a poche unità. Quando chiediamo notizie sull’accordo bilaterale per la gestione delle bombe e sul meccanismo della doppia chiave (e quindi, in buona sostanza, a chi spetta tra USA ed Italia la decisione ultima di usare le bombe) il comandante ci dice che non è a conoscenza di alcun accordo bilaterale e nessuna doppia chiave, la base è italiana ed è gestita solo dagli italiani e quindi da lui. La notizia per noi è ……una “bomba” in quanto va a incidere sul mancato rispetto del Trattato di non proliferazione e della legge 185/90.
Sulla presenza di bombe ad uranio impoverito ci dice che al momento non ce ne sono, per il passato non sa ( lui è al comando da un anno e lo sarà ancora per il prossimo). Notiamo che quantomeno non la esclude. Altra notizia interessante ed utile è relativa alla presenza del documento interno di valutazione del rischio che viene confermata. Il documento esiste ma è da considerare sensibile. Sappiamo che come tale può essere reso pubblico solo previa autorizzazione ministeriale e le parlamentari si impegnano a farne richiesta. Noi riteniamo che questo documento debba essere conosciuto anche dalle amministrazioni locali per predisporre piani di protezione civile adeguati.
Segue una lunga visita alle strutture della base, a un piccolo museo e l’incontro si conclude con un caffè al bar. Doniamo al comandante una copia del libro sul parere giuridico sulla illegalità della presenza delle armi nucleari sul territorio italiano degli avvocati di IALANA con la preghiera di leggerlo.
Usciamo non a mani vuote; riferiamo alla stampa e a tutti i presenti al presidio fuori dalla base l’esito dell’ispezione. In particolare ricordiamo che a breve introdurremo azioni legali contro la presenza delle armi nucleari senza, però, che l’iniziativa legale faccia venire meno la mobilitazione popolare a sostegno del disarmo nucleare e della firma del Trattato di Proibizione.
Ugo Giannangeli – Elio Pagani