Il gioco è finito, il PD, uno dei maggiori protagonisti dello smantellamento dello stato sociale, è stato smascherato
Persino le ZTL si sono rivolte altrove, sono confluite nel “tepore stritolante” di Calenda e Renzi, nell’inutile speranza di veder salvaguardati i pochi, fragili, privilegi rimasti.
Questo “periodo Meloni” sarà un periodo fecondo di chiarezza: diventerà lampante l’incapacità di governare delle destre. Diventerà più chiara la vera vocazione della sinistra: diritti, valori, che in questa Italia, ormai ricca solo di povertà, sono diventati autentici bisogni.
Il partito dei “dem”, dei “destri” camuffati, già sta pensando ad un lifting, ad un congresso e un cambio di nome. Ma in molti pensano che dovrebbe sparire, insieme alla gran parte della sua classe dirigente.
Ma c’è chi da tempo ha capito tutto ciò, un’avanguardia, che ha lottato, per lo più sola, in piazza: la cittadinanza attiva della base sociale e i sindacati di base.
E’ da Genova 2001 che la base sociale, allora movimento noglobal, aveva preconizzato questa situazione: una globalizzazione sovranazionale del capitale avrebbe stritolato la classe dei lavoratori, ma ha anche stritolato la classe media, quella che oggi in parte si aggrappa a Renzi e Calenda, quella che può finire in strada dall’oggi al domani per una delocalizzazione, un’acquisizione, sanzioni internazionali imposte o subite, guerre che arricchiscono i soliti pochi e noti, una bolla finanziaria.
Quest’avanguardia ha sempre portato avanti quello che viene demonizzato della politica e dalle principali testate nazionali: il conflitto sociale. E’ stato pelosamente veicolato il termine “conflitto” come sinonimo di violenza, ma la verità è che dal 2001 la base sociale ha continuato a prendere un sacco di botte in piazza, per poi diventare bersaglio della Giustizia. Un nemico dichiarato dallo Stato. Uno Stato che considera nemici i cittadini che fanno politica dal basso e li reprime.
Il conflitto sociale è lo “spin off” della lotta di classe, termine ormai entrato in una fase di obsolescenza, anche se il concetto è attuale più che mai visto il drammatico allargamento della forbice sociale, oggi più tragicamente tagliente che negli anni ’60.
La Boldrini è andata in piazza ed è stata “buttata fuori”. “Lei che cosa rappresenta?” è stato chiesto all’esponente del PD, domanda francamente geniale. Non s’insegna la politica alla base sociale, le persone vivono i problemi sulla propria pelle, questo non serve insegnarlo. La base sociale va ascoltata e i problemi risolti. Se si vuole la pace sociale, questo va fatto.
Ora l’avanguardia sono gli studenti, anche minorenni, che declinando giustizia ambientale e giustizia sociale muovono numeri di mobilitazione che nessuno oggi è in grado di realizzare. Gli studenti non hanno memoria di Genova 2001, non erano ancora nati. Hanno invece ben presente il futuro, cosa li aspetta, e anche questo non s’insegna: si ascolta e si risolve.
Giustizia sociale e giustizia ambientale: due temi coniugati, intersezionati, che richiamano, non a caso, alla sopravvivenza futura. La solidarietà, aspetto fondante della convivenza civile, viene evocata a gran voce.
Dal 2001 le situazioni, allora previste, hanno cominciato a concretizzarsi, addirittura al di là delle previsioni, ora per molti, troppi, è un autentico problema mantenere una vita dignitosa, curarsi.
All’Italia occorre un bagno di realtà, scrivemmo.
Boldrini contestata in piazza (Agenzia AGTW, operatore Daniele Napolitano):