Margaret Thatcher cadde nel 1990, dopo che vi fu una crescente, organizzata e potente rivolta contro la Poll Tax che colpiva i ceti popolari. Da maggio scorso in Gran Bretagna si stanno riorganizzando per non pagare l’incredibile aumento delle bollette: una campagna che si chiama “Don’t pay”. Da metà agosto anche in Italia si sta cercando di replicare questa lotta.
Ne parliamo con Kino, uno dei tanti animatori della campagna nonpaghiamo.it
Spiegaci come è nata e come sta andando.
Abbiamo ripreso l’idea degli inglesi, io stesso avevo conosciuto oltremanica Extintion Rebellion, stiamo imparando da loro queste nuove forme e pratiche di lotta, che puntano su un obiettivo e si organizzano dal basso e in modo orizzontale. La crisi, dopo pandemia e ora con la guerra, si sta facendo sentire forte e con l’arrivo dell’inverno crescerà. Loro hanno proposto la cifra di un milione di aderenti come obiettivo, sono arrivati a 300mila. Anche noi ci siamo dati quell’obiettivo per fine novembre. Siamo quasi a 6mila, non è facile, ma ce la stiamo mettendo tutta.
In cosa consiste questa campagna?
Sarà uno sciopero del pagamento, per ora stiamo raccogliendo le adesioni, come “intenzioni di farlo”. Se arriviamo, come ci siamo proposti, a fine novembre con un milione di adesioni, si faranno i passi successivi: prima di tutto il ritiro della domiciliazione, molti di noi pagano le bollette in automatico attraverso la banca, quindi si inizierà a non pagare. Già se alcune centinaia di migliaia di persone ritirassero la domiciliazione bancaria sarebbe un segnale fortissimo di cui non potrebbero far finta di nulla. Poi si procederà ad uno sciopero vero proprio o ad un’autoriduzione, vedremo. È un processo in corso. Ci riferiamo comunque a bollette della luce e del gas.
Chi siete?
Una serie di associazioni che vengono dal mondo dell’ambientalismo, del terzo settore: è una campagna popolare, di base, che si sta diffondendo e organizzando sui territori con delle assemblee orizzontali. Ci sono gruppi locali e un’assemblea nazionale con i delegati delle realtà locali. Sembra incredibile, ma sta funzionando, stiamo crescendo con modalità che superano finalmente il verticismo.
Come funziona l’assemblea nazionale?
Ce ne sono già state due, ci riuniamo ogni 15 giorni circa. Si fa online e la comunicazione sta riuscendo. Poi ci sono i gruppi di lavoro: comunicazione, strategia, legale, social media, azioni, ogni gruppo locale ha questi gruppi al suo interno. È un’organizzazione che ricorda i consigli delegati di storica memoria.
Spiegaci meglio come funziona l’adesione.
In questo momento noi chiediamo un’adesione, ma poniamo come condizione per procedere il raggiungimento del milione di adesioni. A quel punto, e solo a quel punto, si procederà. A fine ottobre, un giorno preciso che stabiliremo, chiederemo che tutti insieme si tolga la domiciliazione, già questo creerà una certa apprensione nella controparte. Se poi entro il 30 novembre avremo raggiunto il milione, lanceremo lo sciopero. Chiederemo di smettere di pagare. Avremo tempo, ci sono una serie di passaggi, di solleciti, prima del “taglio” del servizio, tanto che siamo certi che il sistema dovrà correre ai ripari prima. Sarà il dispiegamento di una forza. Se saremo un milione non rischieremo nulla e le compagnie energetiche saranno i nostri migliori alleati che solleciteranno il governo ad intervenire per evitare il loro fallimento.
Quale è l’obiettivo?
Che il governo intervenga per una riduzione del costo delle bollette. Noi diciamo che vanno rivisti gli extraprofitti, le speculazioni di questo periodo. Diciamo inoltre di tagliare le spese militari.
Come pensate di raggiungere questa “massa critica”?
Bisognerà andare nei quartieri, quelli popolari soprattutto, casa per casa, dovrà essere un lavoro capillare. Il sito non è sufficiente. Ti faccio alcuni esempi di gruppi locali: a Napoli ci sono 300 attivisti, a Roma 150… La riunione nazionale vede due coordinatori per ogni gruppo, ed eravamo in 150 circa. Siamo presenti in dodici regioni.
Pensate di riuscire a coinvolgere il mondo cattolico?
C’è già! Si sono già creati contatti e vi sono state anche riunioni in oratori. È straordinario quello che sta avvenendo. È una battaglia trasversale, ci sono anche alcuni sindacati, continueremo ad allargare il cerchio.
Come fate ad andare d’accordo?
Perché è una campagna specifica su questo obiettivo, inoltre stiamo usando modalità di riunione e comunicazione che puntano all’orizzontalità, partecipazione, consenso, senza prevaricazioni. Abbiamo fatto dei manuali che sono online e che chiediamo, soprattutto a chi coordina, di leggerli e aderire a quelle modalità di organizzazione e scambio. Il manuale delle assemblee popolari è la colonna portante di questa campagna, in questo si spiega come si prendono le decisioni insieme. Ma se al momento abbiamo quell’obiettivo del 30 novembre, è indubbio che guardiamo oltre, in un cambio radicale del sistema.
Stiamo imparando e stiamo crescendo, credo che comunque questo movimento andrà avanti. Se guardate nel nostro sito vedrete che andiamo ben oltre la questione delle bollette, la visione di fondo è generale rispetto ad un sistema che non regge più.
Stiamo cercando di ricostruire quel tessuto sociale che parte dai bisogni, e che la sinistra ha abbandonato da troppo tempo. Mentre la sensazione crescente è che la democrazia rappresentativa sia fallita. Dobbiamo trovare nuove forme per la partecipazione politica, che permettano di partecipare realmente. C’è bisogno di solidarietà.
Come sta andando in Gran Bretagna?
Sono arrivati a 300mila firme, quindi non stanno raggiungendo l’obiettivo che si erano dati, ma stanno per rilanciare un movimento che dirà: “Enough is enough!” che potremmo tradurre con “Quando è troppo è troppo”. Stanno allargando ad altri campi: i diritti, la sanità, l’istruzione, la casa… Stanno per organizzare una grande manifestazione. Noi stiamo andando un po’ a ruota, vorremmo anche noi scendere in piazza a fine ottobre.
Per aderire o avere tutte le informazioni: www.nonpaghiamo.it