Centinaia di migliaia di sudanesi sono scesi ieri nelle principali città per chiedere il ritorno dei militari nelle caserme e la consegna del potere ai partiti, senza intromissioni.
Una rivolta popolare pacifica che va avanti dal momento del colpo di Stato dei generali, il 25 ottobre 2021.
Il capo dei golpisti Burhan ed il suo vice Hamidati continuano a rilasciare dichiarazioni ambigue di disponibilità a consegnare la direzione del consiglio di Stato nelle mani dei civili, ma subito condizionano questo passo alle elezioni.
I militari sono all’angolo per le difficoltà economiche che vive il paese, a causa delle sanzioni internazionali e delle recenti alluvioni che hanno distrutto i raccolti ed i terreni di pascolo.
In un rapporto dell’inviato ONU in Sudan si sottolinea la grave situazione economica e di sicurezza, che sta attraversando il paese in mancanza di un processo credibile di passaggio alla democrazia con la nomina di un governo civile dotato di pieni poteri.