Impegno sociale e solidarietà hanno da sempre caratterizzato la tifoseria palermitana, come confermato anche in questi giorni.
Da una parte, infatti, lo stadio Renzo Barbera di Palermo ha ospitato 140 lavoratori edili con la maglietta “Basta morti sul lavoro”, su iniziativa della Fillea Cgil; dall’altra parte, la Curva Nord Inferiore di Palermo ha organizzato una manifestazione in favore dei bambini del quartiere Borgo Vecchio e ha ribadito il suo no alla tessera del tifoso.
L’iniziativa della Fillea Cgil, venerdì scorso, in occasione di Palermo Genoa, si è inserita nell’ambito delle manifestazioni per ricordare l’anniversario dei 5 operai morti durante la ristrutturazione dello stadio, il 30 agosto 1990.
All’epoca, il crollo della tribuna in costruzione per i Campionati Mondiali di calcio di “Italia 90” causò la morte di 5 operai tra i 28 e i 31 anni: Antonino Cusimano, Serafino Tusa, Giovanni Carollo, Giuseppe Rosone e Gaetano Palmeri, tutti travolti e schiacciati da tonnellate di ferro e acciaio.
“Abbiamo coniugato con i lavoratori, in modo insolito, i due aspetti, quello del gioco e quello della denuncia! – ha spiegato Piero Ceraulo segretario generale della Fillea Cgil di Palermo – Hanno partecipato i lavoratori edili dei cantieri principali della città, come il passante e l’anello ferroviario, ma anche di cantieri privati e degli impianti. Un’ampia rappresentanza del mondo delle costruzioni di Palermo. Presenti anche una decina di restauratrici. Lavoratori edili privi dell’abbonamento. Abbiamo dovuto contenere le adesioni, che continuavano ad arrivare. Cogliamo l’occasione per un apprezzamento al City Football group, e alla società del Palermo Calcio tutta, che ha devoluto 20 accrediti, che ci hanno consentito di aumentare la soglia dei partecipanti, inizialmente 100 persone, fino a 140. Un ringraziamento per avere accolto il lancio di questa campagna su un tema così delicato. La sicurezza è un problema che riguarda tutti i settori”.
Insieme ai lavoratori edili erano presenti anche una ventina di loro familiari nonché i dirigenti sindacali di Cgil e Fillea-Cgil.
L’altra iniziativa, dal titolo “Una pizza per un sorriso” (ideata da Lorenzo Aiello e in programma lunedì 12 settembre, alle ore 18, nella sede rinnovata della Curva Nord Inferiore), è stata organizzata dagli ultras palermitani per solidarietà con i bambini del Borgo Vecchio. L’iniziativa (dedicata in particolare ai bambini affetti da autismo) avrebbe dovuto coinvolgere anche i giocatori del Palermo calcio, ma la società non ha concesso l’autorizzazione.
In un comunicato ufficiale gli ultrà della Curva Nord Inferiore hanno scritto: “La società non ha dato ai giocatori il consenso per partecipare all’iniziativa di solidarietà, adducendo come motivazione il fatto che il nostro gruppo non è tesserato, cioè non ha la fidelity card”.
Secondo indiscrezioni, la società ha richiamato il Codice di Giustizia Sportiva, art. 25: “Ai tesserati è fatto divieto di avere rapporti con esponenti di gruppi o gruppi di sostenitori che non facciano parte di associazioni convenzionate con le società”.
Tale norma, però, è stata duramente contestata da molti giuristi che hanno evidenziato la preminenza della Costituzione sul codice di giustizia sportiva e in particolare hanno ricordato i principi costituzionali sulla libertà di manifestazione e riunione.
La Fidelity card ha preso il posto della Tessera del tifoso che di fatto sarebbe dovuta essere abolita, ma che sotto altre vesti ha continuato a limitare le trasferte e altre iniziative delle tifoserie organizzate.
Eppure 11 anni fa, il Consiglio di Stato aveva dichiarato illegittima la Tessera del tifoso, mettendo addirittura in guardia dai rischi di pratica commerciale scorretta.
Secondo il comunicato del Codacons del dicembre 2011, “Il Consiglio di Stato ha accolto l’appello presentato da Codacons e Federsupporter contro la decisione del Tar del Lazio che nelle scorse settimane aveva respinto il ricorso avverso la tessera del tifoso presentato dalle due organizzazioni. Codacons e Federsupporter contestavano in particolare il fatto che per ottenere la tessera e, di conseguenza, abbonamenti e biglietti, i tifosi fossero costretti ad acquisire una carta di credito ricaricabile, circostanza che rischia di condizionare le scelte economiche dei tifosi/consumatori”.
All’epoca, la decisione aveva entusiasmato Paolo Cento, già deputato della sinistra e presidente del Roma club di Montecitorio: “Ci troviamo di fronte ad una decisione che conferma le ragioni di quanti, tra associazioni dei consumatori, tifosi e democratici, avevano sollevato con forza la questione della legittimità della tessera del tifoso e dell’assurdo tentativo di renderla obbligatoria per chi voglia sottoscrivere un abbonamento alla stadio o seguire la propria squadra in trasferta”.
Contro la tessera del tifoso e altre restrizioni negli stadi si sono da sempre mobilitati gli ultrà ma anche diverse forze politiche, in maniera bipartisan. Nel 2009, Rifondazione Comunista, Sinistra Ecologia e Libertà, Verdi e Partito Radicale sono stati i primi a mobilitarsi, appoggiati anche da alcuni esponenti di centrodestra in forte dissenso con il ministro leghista Roberto Maroni, l’artefice di quel provvedimento.
Nel 2009 in occasione della grande manifestazione degli ultrà italiani di tutti i colori politici, l’allora capogruppo umbro di Rifondazione Comunista Emilio Vinti ha dichiarato: “La lotta contro la tessera del tifoso va inserita nella lotta più generale per la salvaguardia della libertà, contro la restrizione degli spazi liberi individuali e collettivi”.
Negli anni successivi, nella battaglia contro la tessera del tifoso, si sono aggiunti anche numerosi esponenti dei Cinquestelle e di altre nuove formazioni di sinistra, come ad esempio Sinistra Italiana e Potere al Popolo.
Nei giorni scorsi si è mobilitato anche il Partito Comunista, il cui segretario Marco Rizzo ha rilanciato la battaglia per l’abolizione scrivendo: “La tessera del tifoso è un’altra schedatura per entrare in un luogo pubblico…È uno strumento che allontana le persone dal vivere lo sport socialmente, per portarlo invece alla passività delle tv a pagamento”.