Si è conclusa la Conferenza delle Nazioni Unite di revisione del Trattato di Non Proliferazione Nucleare, dopo quattro settimane di discussioni, senza che gli Stati siano riusciti ad adottare un documento finale comune. Il principale motivo di conflitto sono stati i recenti accadimenti alla centrale nucleare ucraina di Zaporizhia. La Russia ha rifiutato un linguaggio comune sui combattimenti presso la centrale nucleare.
“Al momento, il rischio di impiego di armi nucleari è più alto che mai, dai tempi della Guerra Fredda. Che la comunità internazionale non sia riuscita, alla luce dell’attuale minaccia nucleare, a trovare una soluzione condivisa dopo quattro settimane di conferenza, non rappresenta solo un disastro, ma anche una mancanza di responsabilità”, ha affermato Elisabeth Saar, consigliere di ICAN Germany.
Stati dotati di armi nucleari che negli ultimi anni hanno rinnovato e potenziato il loro arsenale, leader che lanciano minacce nucleari, aumento di conflitti tra Stati nuclearizzati: il rischio di impiego di armi nucleari è così alto come non succedeva da tempo. La Conferenza si è quindi trovata di fronte all’impellente sfida di trovare strategie praticabili per il disarmo nucleare. Tuttavia, gli Stati non sono riusciti ad addivenire a una soluzione condivisa per ridurre il rischio di impiego di armi nucleari e di un’ulteriore corsa agli armamenti nucleari. Invece, la Conferenza si è dovuta confrontare con una nuova dimensione del conflitto: la militarizzazione di una centrale nucleare e questo aspetto ha portato al fallimento delle trattative.
La Conferenza era iniziata in modo promettente: le prime bozze del documento finale riguardavano anche la responsabilità degli Stati coinvolti nel nucleare, come la Germania. Alla fine delle trattative, tuttavia, non era emersa alcuna proposta concreta e misurabile che avrebbe comportato progressi nel disarmo nucleare. Oltre ai combattimenti in Ucraina, sono stati motivi di contrasto il progetto militare a tre nazioni AUKUS (Stati Uniti – Australia – Regno Unito) e l’instaurazione di una zona priva di armi di distruzione di massa nel Vicino e Medio Oriente.
144 dei 191 Stati aderenti hanno approvato durante la Conferenza una dichiarazione umanitaria sulle conseguenze delle armi nucleari sull’uomo e sull’ambiente che stabilisce che una guerra nucleare non debba essere mai combattuta, né ora, né in futuro. Tra i sottoscrittori ci sono, tra gli altri, il Paese NATO Grecia, l’Austria, il Sudafrica e l’Irlanda. La Germania si è rifiutata di sottoscrivere la dichiarazione.
Il Trattato di Non Proliferazione nucleare è stato adottato nel 1968 e rappresenta il caposaldo del regime di controllo degli armamenti e del disarmo nucleari. Regolamenta il disarmo, la non proliferazione di armi nucleari e lo sfruttamento civile dell’energia nucleare. Ogni 5 anni si tengono le Conferenze di revisione. Quella attuale era regolarmente programmata per il 2020, ma è stata rinviata più volte a causa della pandemia. Anche quella precedente, del 2015, si chiuse senza un documento finale. Le ultime misure innovative per il disarmo vennero adottate nel 2010.
Traduzione dal tedesco di Barbara Segato. Revisione di Thomas Schmid.