Non c’erano molte speranze che l’udienza odierna del processo a Patrick Zaki terminasse in modo diverso da un rinvio.
È necessario rendersi conto che Patrick sta di fatto scontando una condanna senza essere mai stato condannato: 22 mesi di detenzione preventiva più nove di procedimento giudiziario e, come abbiamo appreso oggi, altri ancora fino almeno al 29 novembre. Il tutto per un “reato kafkiano” di diffusione di notizie false per aver scritto il vero sulla discriminazione subita dai copti, la minoranza religiosa cui appartiene.
Nel frattempo, l’attenzione sulla vicenda di Patrick cala e, nel passaggio tra un governo uscente e uno entrante, è difficile immaginare che da palazzo Chigi o dalla Farnesina ci saranno sviluppi. Come sempre, toccherà all’attivismo e alla società civile continuare a esercitare pressioni e organizzare mobilitazioni e al buon giornalismo rilanciarle.