Il progetto di nuova Costituzione cilena emerso dalla ribellione del 2019 contro l’ordine neoliberista e la vergognosa memoria di Augusto Pinochet è stato respinto a grande maggioranza il 4 settembre.
Nel 2020, un’ampia gamma di correnti politiche e ideologiche aveva ripudiato la destra rappresentata dal governo Piñera nel “plebiscito de entrada” (plebiscito d’ingresso) e portato alla formazione della Convenzione costituzionale.
Nel 2022, la proposta di Costituzione paritaria era un testo chiaramente orientato verso sinistra che, malgrado i grandi problemi nel lavoro della Convenzione, costituiva un vero gioiello insolito e rivoluzionario per il XXI secolo.
Il testo era organizzato attorno a sei premesse:
- passaggio dalla repubblica democratica alla democrazia paritaria uomini-donne;
- un nuovo Stato plurinazionale e interculturale che riconosce come nazioni 11 popoli originari concedendo loro un’ampia autonomia politica;
- garanzia del diritto delle donne a decidere sul loro corpo e in particolare sulle gravidanze;
- transito verso uno Stato sociale e democratico di diritto per ricuperare la dignità sociale seppellita dalla logica dei mercati imposta dalla Costituzione di Pinochet nel 1980;
- definizione dell’acqua come bene comune non privatizzabile;
- cambiamento radicale del sistema politico cancellando il Senato e sostituendolo con una Camera delle Regioni.
Probabilmente è il progetto di Costituzione più audace del XXI secolo. Rappresentava una rottura complessiva col regime iniziato dalla dittatura e preservato dalla trentennale era successiva, coniugando il diritto alla differenza con i diritti del lavoro in una sintesi abbastanza riuscita.
Tuttavia la virtù richiama spesso la punizione. Sottoporre un progetto di questa natura a un referendum – mandato esplicito fin dall’inizio della sua elaborazione – implicava colpire diversi interessi, anche di persone che potevano essere d’accordo con il 90% del documento, ma avrebbero votato No per il disaccordo col restante 10%. Evidentemente, il rischio era molto maggiore se si considera che l’ordine post-pinochetista continuava a dominare lo scenario.
Questo era però il midollo degli insegnamenti ereditati da Allende e dunque quel voto generale era necessario. Allora come oggi l’idea era ed è che il socialismo si costruisca come pratica della democrazia, che sia un “processo democratico senza fine”.
Come nel 1970, ha conosciuto il destino delle ribellioni che inaugurano un’epoca e che da qualche parte devono iniziare a tradurre i suoi propositi nell’ambito della vita quotidiana, anche se questo deve avvenire nell’ambito meno ospitale.
Intendo affermare che la votazione universale era la ripresa logica della storia e della logica tout court di Salvador Allende. Aggiungo che, da questo punto di vista, la sconfitta, numericamente e politicamente indiscutibile, segna la fine di un certo mito sul Cile, ma allo stesso tempo ne riafferma le caratteristiche principali.
La vittoria del Rifiuto alla nuova Costituzione del Cile è anzitutto il risultato di un’estrema manipolazione dell’opinione pubblica. Gli strumenti impiegati per ubriacarla con un rosario di falsità sul testo da votare erano già stati adoperati nella campagna sulla Brexit in Inghilterra (2016), nella campagna contro il referendum sugli accordi di pace in Colombia (2016), nelle campagne elettorali di Donald Trump negli USA (2016 e 2020) e Jair Bolsonaro in Brasile (2018), nella campagna contro Evo Morales in Bolivia (2019) e nel fallito tentativo di impedire che Pedro Castillo assumesse la presidenza del Perù (2021). Ma in Cile questi strumenti sono stati usati con una virulenza inaudita.
Le principali caratteristiche sono:
a) le forze conservatrici internazionali presentano le ragioni per respingere il candidato o la misura politica (ad esempio, l’accordo di pace o la nuova Costituzione), creando un’aria di rispettabilità intorno alle posizioni dei conservatori. Nel caso cileno, nel 2022 il settimanale neoliberista inglese “The Economist” ha caldamente consigliato più volte il rifiuto della nuova Costituzione. Naturalmente, le citazioni delle sue “scientifiche argomentazioni” si sono moltiplicate. “L’ha detto The Economist”, e cioè la voce di Dio o – più – modestamente – di Zarathustra.
b) la manipolazione dell’opinione pubblica avviene tramite un intenso bombardamento di messaggi falsi allo scopo di indurre paura e insicurezza. In Cile, un attivista di destra pentito ha denunciato l’enorme complesso di reti su WhatsApp combinate giornalmente per creare una tendenza nelle reti sociali (trending). Da queste parti abbiamo avuto l’esperienza della Bestia di salviniana memoria che tuttavia, pur provocando non pochi danni, non poteva avere la stessa forza.
Il contenuto concreto dei messaggi falsi varia da un Paese all’altro. Nel caso cileno, limitandomi a quanto comparso negli spazi della pubblicità elettorale obbligatoria concessa dai canali della TV aperta, la multimilionaria campagna sulle reti sociali e sul quasi monopolio mediatico ha tra l’altro sostenuto che in base alle nuove norme costituzionali:
“La cittadinanza dovrà curarsi obbligatoriamente in un sistema pubblico sanitario collassato”. “Si sopprimerà la libertà d’insegnamento”. “Si creeranno buoni statali che costringeranno i lavoratori a scegliere la disoccupazione”. “Saranno espropriate le abitazioni e vietata la proprietà privata”. “Si sopprimerà il principio di uguaglianza davanti alla legge e si favoriranno gli indigeni e gli omosessuali sulle altre minoranze”. “Si sopprimerà la libertà di culto e si perseguiranno le comunità evangeliche”. “Si permetterà l’aborto in qualsiasi momento della gestazione”. “Si annulleranno tutti i controlli d’ingresso nel paese”. “Si proteggeranno davanti ai tribunali i delinquenti invece delle vittime”. “Si confischeranno i risparmi dei lavoratori impedendo la trasmissione delle loro eredità”. “Si cambieranno il nome del Paese e gli emblemi nazionali”. “Le donne non potranno passeggiare nel parco per paura che gli immigranti le stuprino”. “Non si potranno acquistare né acqua in bottiglia né ghiaccio”. “Non ci saranno né educazione né sanità privata”. “Arriveranno venezuelani e haitiani a votare per il si, ma se questo non bastasse, faranno votare i morti e gli scomparsi. Hanno già modificato il registro elettorale a questo scopo” ….
Oltre alla varietà delle bugie raccontate dalla campagna del Rifiuto, è molto interessante la capacità di ordinamento strategico dispiegato dalle destre. Tra altre perle, affermando che erano a favore di un cambiamento costituzionale ma non di questa proposta, hanno creato l’alibi per sommare alle loro file nuovi alleati provenienti dal centro dello spettro politico e dai partigiani della ex Concertazione dei partiti per la democrazia che ha governato la maggior parte del periodo post-Pinochet. Superata così la probabile vergogna, nasceva l’ineffabile “Partido amarillo” (partito giallo), che includeva persino ex dirigenti della sinistra cilena all’epoca di Allende ed ex presidenti eletti dalla Concertazione. Probabilmente avevano pochi addetti. Di certo, ampliavano lo spettro del No aprendo questa scelta.
c) dietro la disinformazione di massa esiste una struttura internazionale. Nel caso cileno, una vasta rete di organizzazioni, fondazioni, istituti, think tanks, ha coinvolto politici, influencer e giornalisti appartenenti all’“Atlas Network”, organizzazione finanziata dai fratelli Koch, industriali petroliferi statunitensi noti per la loro ideologia di estrema destra. Recita la loro presentazione: “Siamo una ONG con sede negli Stati Uniti che fornisce formazione, contatti, reti e finanziamento a gruppi libertari e partigiani del libero mercato in tutto il mondo. Contiamo su 500 organizzazioni associate in quasi 100 paesi”. Aggiunge che i militanti si formano negli USA in un’ideologia omogenea basata integralmente sugli insegnamenti della scuola di Chicago, alla quale Pinochet consegnò l’economia nel 1973 (neoliberismo estremo con smantellamento dello Stato sociale, privatizzazione delle politiche pubbliche, riduzione della fiscalità, libero mercato come solo regolatore dei rapporti economici e sociali). Conclusione: “L’Atlas Network è un intermediario tra chi ha denaro e chi ha il talento per diffondere queste idee”. Per approfondimenti, attualmente è molto attiva nella campagna presidenziale brasiliana.
Assassinii e manipolazione richiedono un ampio ecosistema digitale capace di trasformare gli avversari politici in nemici, di allineare le vittime contro altre vittime per nascondere i veri oppressori, di alimentare il discorso dell’odio incitando gli istinti alla vendetta e all’indifferenza nei confronti delle ingiustizie sociali. A media scadenza, lo scopo è trasformare i cittadini in sudditi.
Tutto ciò non può portare tuttavia a nascondere le difficoltà del nostro campo. La sinistra parlamentare e i movimenti sociali anti-neoliberisti che hanno conquistato la maggioranza della Convenzione Costituzionale (80%) hanno mostrato fin dall’inizio profonde divisioni, i gruppi indipendenti sono stati colpiti da uno scandalo che ha costretto un costituente alle dimissioni e le forze di centrosinistra hanno rinforzato le loro posizioni anche grazie all’imposizione del quorum di due terzi necessario per approvare ogni articolo. Un quorum deciso dai partiti stessi per rendere ufficiale l’accordo che ha messo le basi per il processo che ha portato al plebiscito stesso.
Malgrado numerose iniziative di consultazione e di partecipazione, spesso la Convenzione Costituzionale è apparsa lontana dalle preoccupazioni immediate degli interessi popolari. Contemporaneamente, le molteplici iniziative destinate a spingere e coordinare il lavoro nei territori si sono progressivamente disarticolate, prima per effetto delle guerriglie istituzionali ed elettorali e per la continuità della repressione esercitata dal governo Piñera, poi per la pandemia e la crisi economica.
Il governo di Gabriel Boric è stato velocemente coinvolto nello stesso giudizio da parte dei cittadini. Era necessario che il governo mostrasse una forte capacità di decisione politica per aiutare il cambiamento costituzionale. Invece, ha mostrato una pratica esitante dominata dalla necessità di ricercare “alleanze pragmatiche” con la ex Concertazione in Parlamento – dov’è in minoranza – per riuscire a governare.
A ciò si è aggiunto l’atteggiamento verso i mapuche, con l’avallo alla militarizzazione della regione e l’arresto del leader di uno dei suoi maggiori gruppi, nonché la permanenza in carcere di diversi prigionieri della ribellione d’ottobre.
In definitiva, il progressismo al governo non si è dimostrato disposto ad affrontare i poteri economici e di fatto, né a mobilitare la sua base sociale. Quindi una parte importante di coloro che l’avevano votato ha iniziato a criticarlo apertamente.
Da parte sua la destra metteva in moto la sua macchina mediatica, collegando la crescente impopolarità del governo al testo della nuova Costituzione, mentre i giornalisti coprivano la crescita obiettiva del crimine organizzato e del narcotraffico associando questi fenomeni alla drammatica situazione dei migranti nel Nord del paese. A quel punto, il nuovo elettorato mosso dal voto obbligatorio si è collegato direttamente al ceto popolare deluso, decretando l’ampia vittoria del No.
L’8 settembre CiperChile ha diffuso una serie di interviste realizzate in 12 Comuni popolari della Regione metropolitana in cui 120 persone spiegavano perché hanno scelto il NO (vedere 120 residentes de 12 comunas populares de la Región Metropolitana explican por qué votaron Rechazo – CIPER Chile).
Riporto di seguito alcune affermazioni degli intervistati: “In nessuna parte si dice che la proprietà della cassa propria sia garantita”. “Tutti saremo costretti a curarci nel sistema pubblico”. “I beni e i contributi previdenziali dei defunti non potranno essere lasciati in eredità”. “Non capisco di politica ma dato che Boric appoggiava il Si, io ho votato No”. “Non mi è piaciuta l’educazione proposta, educazione municipale per tutti”. “Non porta benefici a noi, il popolo, alla gente che lavora, ma solo a loro, ai politici”. “La gente è stufa del populismo”. “Non sono informata bene e perciò ho scelto il No”. “Appoggio il presidente, ma essendo cristiano non potevo votare Si”. “Volevo eliminare la Costituzione del ’80, ma non avevo capito che volevano favorire i popoli originari. Con la plurinazionalità, in Cile ci saranno diversi presidenti, ognuno avrà il suo e tutti loro saranno estranei al paese”. “La nuova Costituzione mette a rischio la vita dei bambini”.
Le quattro ragioni più gettonate sono state la paura di perdere la casa, la plurinazionalità e la divisione del Paese, l’aborto, gli eccessivi diritti concessi alle donne e la disapprovazione del governo. Non è un’inchiesta che rappresenti un campione articolato, ma le sue indicazioni mi sembrano importanti.
Dato che a sinistra vanno di moda una serie d’ironie sulla credulità dei cileni, ricordo un episodio tedesco. Nel 1953, il segretario generale dell’Unione degli scrittori della DDR, di fronte alle rivolte degli operai di Berlino Est dichiarava alla stampa: “La classe operaia di Berlino ha tradito la fiducia che il Partito gli aveva dato. Ora dovrà lavorare duro per riguadagnarsela!” Replica di Bertolt Brecht: “Il Comitato centrale ha deciso: poiché il popolo non è d’accordo, bisogna nominare un nuovo popolo”.
E mo’?
Nel mondo popolare che ha votato Si, appare evidente la sensazione di catastrofe, ma questo senso contiene in sé un serio impegno antagonista al modello neoliberista cileno.
Nel discorso pronunciato la sera della sconfitta, Boric ha lanciato un appello all’unità nazionale e all’abbandono “dei massimalismi, della violenza e dell’intolleranza”. Ha poi riorganizzato il governo “verso il centro”, dando più peso alla ex Concertazione. Il nuovo governo sembra disegnato per chiudere la riforma tributaria con un patto fiscale che risponda al suo bisogno di sopravvivenza attraendo capitali di rapida redditività e richiedendo versamenti anticipati delle imposte per coprire la spesa pubblica e così contenere eventuali mobilitazioni popolari, che tuttavia sono partite il giorno seguente, finora in tono minore.
La strategia del governo dipende dalla capacità di mediazione dei politici della Concertazione e dalla buona volontà della destra, ovvero da quanto quest’ultima intenda approfittare del momento per sferrare un colpo. In questo senso, conviene ricordare che la sera stessa del plebiscito l’ex candidato presidenziale della destra ha chiesto nuove elezioni presidenziali. Boric sembra convinto che quella dell’estremista Kast, indiscutibilmente un fascistone, sia per ora una voce isolata.
Ma è del tutto evidente che su questa via Boric sembri incamminarsi verso una riproposta concertazionista (più dello stesso) che farà aumentare le tensioni col suo principale alleato, il Partito Comunista.
Sempre la sera del 4 settembre 2022, il coordinamento dei Movimenti Sociali per l’Approvazione concludeva: “E’ imprescindibile che noi settori organizzati per rendere possibile questo processo ci assumiamo il compito che il risultato di oggi ci consegna. Ormai non si può tornare indietro. Il nostro popolo ha preso una decisione incontestabile e l’eliminazione della Costituzione di Pinochet e del modello neoliberista restano all’ordine del giorno. In questo processo, sarà fondamentale ciò che abbiamo imparato perché i movimenti sociali non siano più com’erano prima di scrivere questa Costituzione”.
Naturalmente, la parola spetta ai protagonisti locali. Posso solo dire che da lontano la penso come loro: abbiamo subito una durissima sconfitta, ma non una catastrofe. Abbiamo conosciuto un’altra volta il destino delle ribellioni che inaugurano un’epoca, ma si tratta solo dell’inizio di una storia ancora tutta da scrivere.