Vertenza ex Gkn. Il tavolo istituzionale è ormai a un’impasse: assenti gli investitori, la nascita del Consorzio non è un closing. L’RSU: “L’assemblea permanente dovrà decidere se e come tornare a mobilitare l’intera comunità della Piana: il 31 agosto è l’ultima chiamata. Il collettivo di fabbrica e questo territorio non sono né raggirabili, né ricattabili”.
Si è appena concluso il tavolo MISE sulla vertenza ex-Gkn, dopo l’incontro che si è svolto tra il proprietario di QF Francesco Borgomeo con il Ministero in assenza degli investitori, dopo le dichiarazioni della settimana scorsa sul consorzio, su cui l’RSU aveva scelto deliberatamente il silenzio in vista della riunione del Tavolo tecnico di oggi.
“La nostra posizione sul Consorzio era conosciuta in anticipo dalla stessa azienda” sottolinea l’RSU ex Gkn. “Il 25 luglio l’assemblea dei lavoratori aveva approvato e trasmesso all’azienda un documento che sottolineava come il consorzio sarebbe stato “un passaggio né concordato con noi, né condiviso, né tanto meno chiaro. Né a noi, né, ci permettiamo di dire, al tavolo istituzionale”.
Posizione che l’azienda ha ignorato, dando vita a uno show mediatico il cui scopo era costruire una propria narrazione sulla pelle di questa vertenza e di questo territorio, per fare evidentemente pressione sul tavolo istituzionale stesso.
Come ribadisce lo stesso Borgomeo a mezzo stampa oggi: “La reindustrializzazione dello stabilimento di Campi sarà realizzata da Qf e non dal Consorzio Iris Lab, che rimane solo un centro di ricerca”. Del resto la stessa RSU sottolinea come il Consorzio sia per definizione una delle forme più ibride e meno vincolanti del rapporto tra aziende.
“Il punto non è essere contro o favore a un Consorzio di ricerca e senza scopo di lucro” rilancia l’RSU, “ma è che la nascita del Consorzio non è il closing, né chiarisce i vincoli di investimento, né risponde alle numerose domande che abbiamo fatto riguardo ai presupposti di solidità e continuità del processo di investimento e reindustrializzazione. Per questo abbiamo trovato totalmente fuori luogo l’apertura di credito da parte del Sindaco della Città Metropolitana alla nascita del Consorzio”.
La verità è che il tavolo istituzionale è ormai a un’impasse. E lo è interamente per responsabilità aziendale. Invece di addivenire a una discussione seria e fornire tutti gli elementi di trasparenza e chiarezza, Borgomeo prova a scaricare su lavoratori e istituzioni le proprie responsabilità, dichiarando che le difficoltà a ottenere la cassa integrazione e la presunta inagibilità dello stabilimento sarebbero motivi bloccanti.
“Di fatto siamo al tentativo di ottenere cassa integrazione e smantellamento dello stabilimento sotto pressione emotiva e ricatto” chiarisce l’RSU, posizione ripetuta da mesi e ribadita dall’ultimo documento votato dall’assemblea dei lavoratori (25 luglio), che sottolinea come “ancora all’ultimo incontro abbiamo sentito il dottor Borgomeo affermare che è tutto pronto, ma mancano solo due elementi per dare il via al progetto: l’agibilità dello stabilimento e la cassa integrazione che non viene concessa. Ancora una volta si invertono causa ed effetto: la cassa integrazione non viene concessa perché non c’è chiarezza sul progetto, non il contrario. E lo stabilimento è perfettamente agibile. Il punto è che i lavoratori non hanno alcuna intenzione di smantellarlo senza chiarezza sulla sua reindustrializzazione”.
La prossima riunione del Tavolo MISE è stata convocata per il 31 agosto. “Per noi rappresenta l’ultima chiamata” conclude l’RSU. “Abbiamo indicato pubblicamente e ripetutamente le richieste, le domande, le proposte per fare un passo avanti. Siamo all’ultimo giro, dopo il quale l’assemblea permanente dovrà decidere se e come tornare a mobilitare l’intero territorio. Il collettivo di fabbrica e questo territorio non sono né raggirabili, né ricattabili”.