I senza dimora non muoiono solo d’inverno, muoiono tutti i mesi dell’anno.
Dall’inizio del 2022 sono morte 205 persone senza dimora e il confronto tra le stagioni dimostra che non è solo il freddo a risultare insopportabile per chi è costretto permanentemente all’addiaccio: 61 sono stati i decessi a maggio/giugno contro i 57 di gennaio/febbraio.
Questi tristi dati sono aggiornati costantemente da fio.Psd, la Federazione italiana organismi per le persone senza dimora, che proprio nei giorni scorsi ha pubblicato una nota aggiornata.
L’emergenza, contrariamente a quanto si è soliti pensare, non è quindi dovuta all’inverno ma alla strada: nelle ultime quattro stagioni 79 sono deceduti durante l’inverno, 53 in primavera, altri 53 in estate e 60 in autunno. Non è il freddo ma la disperazione e la solitudine a portar via le persone senza dimora.
Muoiono per strada (46), nei boschi, nei campi, nelle pinete, nei fiumi e in mare (39), in automobile (7), in carcere (6), ma anche nei sottoscala, nei parcheggi, nei cavalcavia, nelle stazioni, nelle baracche, nei casolari e nelle case abbandonate.
E muoiono -ad un’età in media di 47 anni – per malore (73), investiti da auto o da un treno (20), perché vittime di violenza (19), per overdose (16), per annegamento (14), per ipotermia (14) o suicidandosi (12).
I dati, che sono in continuo aggiornamento sul sito della fio.Psd https://www.fiopsd.org/morti-senza-dimora/, mettono in evidenza un aumento costante delle morti delle persone senza dimora: nel 2020 sono stati registrati 208 decessi, nel 2021 sono stati 265, ma se si conferma il trend dei primi sette mesi dell’anno, nel 2022 avremo più del doppio dei morti.
Quella dei senza dimora, come ha sottolineato l’Associazione Nonna Roma presentando nello scorso febbraio il rapporto “Dalla strada alla casa”, non può essere più chiamata “emergenza”, essendo ormai una questione strutturale (qui il PDF da scaricare), come confermato, per esempio, anche dalle notizie che in questi giorni arrivano da Modena, ove cittadini stranieri, ma non solo, pur avendo un lavoro e uno stipendio non riescono a pagare l’affitto di una casa e sono costretti a dormire per strada o dove capita.
Il fenomeno dei senza fissa dimora con stipendio, come rilevato dagli operatori di Porta Aperta, è una delle piaghe sociali più dolorose dell’estate 2022 a Modena, come -purtroppo- in tante città d’Italia.
Una questione, quella dei senza dimora, non più trattabile come emergenza- semmai prettamente invernale- come ribadito anche durante la Conferenza italiana sulla Homelessness, tenutasi un paio di mesi fa e che aveva come titolo “Sfida al futuro. Diamo una casa al cambiamento”.
La Conferenza ha rilanciato con forza le 7 maggiori sfide da affrontare nel contrasto alla povertà estrema https://www.fiopsd.org/manifesto-video-e-materiali-della-consensus-conference-2022/ e la necessità di sfruttare al meglio i 450 milioni di euro stanziati dal PNRR per creare percorsi di Housing First per 25mila persone senza dimora e centri servizio in 250 città italiane.
Diverse associazioni da anni sono impegnate quotidianamente per cercare di dare un aiuto concreto a queste persone (https://italianonprofit.it/enti/filtro-beneficiari-persone-senza-dimora/), a partire dalla onlus “Avvocato di strada”, oggi presente in 56 città, con mille legali che offrono assistenza (gratuita) ai senza dimora (a partire dalle iniziative per la residenza fittizia: un diritto per le persone senza fissa dimora e per i senza tetto poiché senza l’iscrizione anagrafica si perde il diritto all’assistenza sociale e sanitaria).
Ma, alla straordinaria presenza del volontariato e del terzo settore si accompagna però qualche indifferenza da parte delle istituzioni.
È di queste ore il grido accorato di padre Alex Zanotelli affinché una parte dell’Albergo dei Poveri di Napoli torni ad ospitare gli ultimi, i senza dimora.
Il missionario comboniano fa riferimento al progetto proposto durante la precedente amministrazione De Magistris che prevedeva in una zona dell’Albergo un presidio medico e un consultorio giuridico gratuito e per il quale sono state acquisite tutte le autorizzazioni, ma che con la nuova giunta sembra essersi arenato.
Ed è proprio alle istituzioni che si rivolge la fio.PSD chiedendo una maggiore presenza sul tema della grave marginalità e servizi più efficaci.
“È necessario inserire nei programmi di governo una particolare attenzione alle persone senza dimora -ha dichiarato la presidente Cristina Avonto-.
È un dovere di tutti nei confronti non solo di chi muore ma anche nei confronti della collettività”.
E Michele Ferraris della Federazione italiana organismi per le persone senza dimora aggiunge: “Serve strutturare azioni di prossimità che facilitino l’accesso diretto ai servizi, l’apertura delle strutture di accoglienza 24 ore su 24, sportelli che garantiscano un’informativa adeguata sui diritti e sulle possibilità esistenti per trovare sostegno. Sono necessari, inoltre, strumenti adeguati di protezione sociale.
Pensiamo al tema del reddito di cittadinanza, ostacolato da diverse forze politiche: con quella piccola somma, forse, le persone che oggi ‘conteggiamo’ tra chi ha perso la vita avrebbero potuto pagarsi le cure, avere maggiori possibilità di trovare un alloggio.
Serve consolidare l’accesso al reddito modificando anche i criteri che hanno escluso troppe persone che avrebbero avuto necessità di quel sostegno. Non significa che non ci debba essere controllo, anzi, ma è uno strumento necessario oggi per contrastare la grave marginalità”.