Per mesi Sea-Watch 3 e Sea-Watch 4 sono state trattenute per controlli dello Stato di approdo con motivazioni assurde: certificazioni mancanti e troppe persone soccorse.
Abbiamo presentato un ricorso.
Nella sentenza di oggi, la Corte di Giustizia UE ha dichiarato che il salvataggio in mare è un dovere e i controlli dello Stato di approdo non devono essere usati in modo arbitrario contro le ONG per trattenere le navi e impedire loro di svolgere il proprio lavoro.
Questo significa che l’Italia non può pretendere una certificazione che non esiste e che il numero di persone salvate non è un motivo di fermo.
I controlli dello Stato di approdo devono essere effettuati quando previsto o con valida motivazione.
Il fatto che i controlli dello Stato di approdo vengano effettuati sulle navi delle ONG è per noi un fatto positivo.
Il loro scopo è quello di garantire la sicurezza delle navi, che consideriamo molto importante.
I controlli arbitrari, invece, devono finire.
La sentenza fornisce una base legale alle ONG e rappresenta una vittoria per il soccorso in mare.
Le navi potranno continuare a fare ciò che sanno e che devono fare: soccorrere le persone e non rimanere bloccate in porto per decisioni arbitrarie e pretestuose.