Le elezioni politiche che si terranno il 25 settembre in Italia saranno le prime a svolgersi da quando Fridays for Future ha iniziato le sue mobilitazioni nel 2018. Da allora, si è assistito a un’enorme presa di consapevolezza da parte della popolazione sul tema della crisi climatica.
Questa preoccupazione però non si è riflessa in un reale cambio di rotta della politica italiana, che si è limitata a riempirsi la bocca di parole vuote (“ambiente”, “green”, “sostenibilità”, “2050”). Finora i politici sono riusciti a sfuggire alle conseguenze della loro inaccettabile negligenza. Le misure messe in campo sono state largamente insufficienti e spesso volte a proteggere in ogni modo gli interessi dei grandi colossi energetici come Eni. Queste aziende continuano a investire nell’estrazione di combustibili fossili e a speculare sull’aumento dei prezzi dell’energia, lucrando sulla guerra e sul disagio delle famiglie italiane e di altri Paesi: anziché farle pagare per risolvere la crisi che hanno causato, la politica ha assicurato che potessero continuare ad arricchirsi.
Ora che le nuove elezioni si avvicinano, è imperativo che i giornalisti e i cittadini colgano l’occasione per mettere la classe politica di fronte alle proprie responsabilità e obbligarla a scegliere da che parte stare.
Il 3 agosto anche la comunità scientifica, che da tempo ci mette in guardia sugli effetti catastrofici della crisi climatica, ha lanciato il suo appello. Decine di scienziati hanno firmato una lettera aperta ai politici italiani (sottoscrivibile online), esortandoli a porre il contrasto ai cambiamenti climatici in cima alla loro agenda elettorale. Ciò non vuol dire solo parlare di transizione energetica ed ecologica, ma anche di misure di adattamento che rendano i nostri territori pronti ad affrontare quei disastri ormai inevitabili a cui stiamo già assistendo quest’estate: siccità estrema, ondate di calore, incendi e fusione dei ghiacciai – di cui l’ultima drammatica manifestazione è stata la tragedia della Marmolada.
Bisogna abbandonare la retorica della “protezione dell’ambiente”: la crisi climatica mette a dura prova la stabilità sociale, economica e politica dell’Italia, rischia di causare enormi danni alle infrastrutture, all’agricoltura, all’approvvigionamento di acqua e cibo. Al tempo stesso, una transizione ecologica giusta rappresenta un’enorme opportunità: è un’occasione per abbassare i prezzi dell’energia, per renderci indipendenti da regimi autoritari, per rendere le nostre città più vivibili, per creare decine di migliaia di posti di lavoro e ridurre le spaventose disuguaglianze nel nostro Paese. Non ha niente a che vedere con il “bagno di sangue” prospettato dal Ministro Cingolani (anzi, è proprio la strada da percorrere per evitarlo).
Filippo Sotgiu, portavoce di Fridays For Future Italia, dichiara: “Siamo ancora in tempo per evitare le peggiori conseguenze dell’aumento di temperature, ma le azioni intraprese nei prossimi 5 anni saranno cruciali e non possiamo permetterci un altro governo dell’inazione climatica. Per questo lanciamo un appello affinché la crisi climatica sia al centro di questa campagna elettorale e sia prontamente accettato il contributo offerto dalla comunità scientifica per l’elaborazione delle misure necessarie.”
“Gli scienziati e i movimenti per il clima devono avere accesso a uno spazio mediatico adeguato in modo che le vere soluzioni vengano presentate all’opinione pubblica” continua Agnese Casadei, portavoce di Fridays For Future Italia: “Fridays For Future queste soluzioni le ha e sfidiamo la politica a confrontarsi su di esse. Continuare a ignorare il problema sarebbe un atteggiamento criminale.”