Il prezzo del gas in Europa continua ad aumentare da alcuni mesi e negli ultimi giorni ha registrato il suo picco, superando i 300 euro a megawattora.
All’improvviso tutti i partiti politici si sono lanciati in appelli spassionati per trovare una soluzione a questo fenomeno, come se esso fosse straordinario e inaspettato.
Queste reazioni lasciano perplessi se si considera che la situazione corrente è una conseguenza diretta delle scelte politiche operate dal governo italiano negli scorsi mesi – a cui hanno contribuito molti dei principali partiti.
I nostri politici, infatti, per risolvere il problema della dipendenza dalla Russia hanno scelto di ignorare le raccomandazioni degli esperti, che consigliavano un massiccio investimento nelle fonti di energia rinnovabile, nell’efficientamento energetico delle case, nella sostituzione delle caldaie a gas con più efficienti pompe di calore elettriche, e una serie di politiche volte al risparmio energetico.
Queste misure, aumentando la quota di energia rinnovabile, prodotta a basso costo, e riducendo i consumi delle abitazioni, avrebbero chiaramente abbassato il costo delle bollette per le famiglie, promuovendo al tempo stesso la transizione ecologica.
Al contrario, il governo ha deciso di mantenere invariata la nostra dipendenza dal gas fossile, trovando semplicemente dei fornitori diversi per approvvigionarsene.
I partiti del governo Draghi erano ben consapevoli che questa scelta non avrebbe abbassato i prezzi delle bollette né avrebbe abbassato la variabilità del prezzo dell’energia in Italia, in quanto il gas fossile è notoriamente una fonte dal prezzo volatile.
Quegli stessi partiti, ora, sembrano cadere dalle nuvole.
Adesso che lo scotto di aver basato la nostra economia su questa instabile fonte fossile è diventato evidente, tutti invocano interventi immediati, senza però andare alla radice del problema: un sistema produttivo e industriale basato sulle fonti fossili non è più sostenibile, né dal punto di vista climatico, né da quello economico e sociale.
E mentre le cittadine e i cittadini italiani faticano a pagare per i loro bisogni energetici primari, la speculazione non si ferma.
L’Italia continua tuttora ad esportare gas naturale, e la principale azienda italiana del settore, Eni, ha registrato un aumento degli utili del 700% nel primo semestre del 2022.
Soldi che sono stati ottenuti speculando sugli effetti di una guerra sanguinosa alle spalle delle famiglie in difficoltà, e che da soli potrebbero coprire ingenti aiuti economici ed investimenti in fonti di energia rinnovabile.
Tuttavia, sono pochissime le forze politiche che propongono di prelevare questi extra-profitti, mentre risuonano proposte senza senso, come quella dei rigassificatori, dell’aumento delle estrazioni di gas in Italia o addirittura di nuovi metanodotti.
Proposte che non avrebbero alcun impatto sul picco dei prezzi – e sicuramente non nell’immediato – ma che ci legherebbero per decenni ad infrastrutture fossili che invece, se vogliamo evitare un totale collasso climatico, devono essere abbandonate al più presto.
Agnese Casadei, portavoce di Fridays for future Italia, dichiara: “Nell’Agenda Climatica, la nostra lista di punti indispensabili per ogni programma elettorale, abbiamo inserito proposte concrete per affrontare il caro-energia: una fornitura di energia gratuita a tutte le famiglie che ne hanno bisogno, una tassa del 100% sugli extra-profitti delle aziende energetiche, l’efficientamento energetico di tutte le case popolari, e una campagna per creare 8000 comunità energetiche rinnovabili – una per comune – andando a coprire oltre metà dei consumi elettrici nazionali”.
Continua Martina Comparelli, un* altr* dei portavoce di FFF: “Sono idee realizzabili in breve tempo, che restituiscono ai cittadini il controllo sull’energia che consumano, e che abbatterebbero drasticamente i costi man mano che vengono realizzate.
I soldi per finanziare queste misure ci sono, manca solo la volontà politica di mettere il benessere delle persone prima del profitto delle aziende dei combustibili fossili”.