Ieri a Palermo, nel parco di Villa Filippina, s’è tenuto – convocato dalla Red.PA di Pressenza (con assoluto spirito di servizio, su sollecitazione di gruppi associativi e collettivi cittadini) – un dibattito pubblico sui temi politici per diversificare – rispetto al ceto politico dello spazio di rappresentanza – una agenda comune di opposizione sociale. In particolare s’è cercato di rispondere alle seguenti domande: “È possibile creare una alternativa al partito della guerra, col PD in prima linea? Al degrado della scuola e della sanità? All’impoverimento dei ceti popolari? Ai diritti calpestati? Al monopolio dell’informazione di regime? Antonio Minaldi prende spunto dall’incontro panormita che ha registrato una importante partecipazione – e che attesta la credibilità dell’offerta di informazione mediattivistica della nostra Agenzia – per offrire una sua sintesi
Il prossimo appuntamento elettorale è arrivato, inaspettato, e in un momento particolare per la sinistra radicale, con promettenti, ma ancora embrionali, pratiche di coordinamento tra strutture di lotta e sindacati di base, e con una larga consapevolezza, anche presente in ampi strati dell’opinione pubblica, di necessaria opposizione alla guerra inter imperialista, che tuttavia stenta a materializzarsi in un vero movimento di massa capace di far sentire forte la propria voce. In questo contesto abbiamo assistito di recente alla nascita, del tutto indipendente dalle vicende elettorali, di “Unione Popolare” come momento di incontro tra Rifondazione Comunista, Potere al Popolo, De.Ma e il gruppo di Manifesta, che va comunque salutata positivamente come momento di incontro e ricerca di nuovi processi di coesione e unificazione nell’ambito della sinistra radicale.
I primi incontri e dibattiti intorno all’appuntamento elettorale hanno messo al centro, come era ovvio il tema del NO ALLA GUERRA, come qualcosa che ci appartiene in modo fortemente identitario, e che rimanda immediatamente alla questione di come SALVARE IL PAESE DALLA CATASTROFE ECOLOGICA. La guerra è la prima e fondamentale arma di distruzione dell’uomo contro l’uomo, ma anche degli uomini contro “la madre terra”. E poi, altrettanto fondamentali, i temi della DIFESA DEL REDDITO delle classi popolari, tramite l’istituzione del salario minimo orario e la difesa del reddito di cittadinanza, verso l’affermazione di un vero reddito di base, universale e incondizionato, insieme al ripristino della scala mobile, fondata possibilmente su un meccanismo di ridistribuzione egualitaria. A questo aggiungiamo LA DIFESA DEI DIRITTI NEGATI (per esempio delle donne, dei migranti, della sicurezza sul lavoro etc.); L’AUMENTO DELLE QUOTE DEL PIL DESTINATE ALLA SCUOLA, ALLA SANITA’ E ALLE INFRASTRUTTURE; l’annosa questione della rivendicazione di una vera LIBERTA’ DI INFORMAZIONE.
Abbiamo voluto ripercorrere i punti centrali dell’attuale dibattito, proprio a volere significare che, per quanto possano essere oggi proposti come temi centrali di un programma elettorale, è evidente che siamo qui su un piano strategico, che va molto oltre una logica puramente elettoralistica. Ne è evidente dimostrazione il fatto che su queste e simili “parole d’ordine”, è possibile una larga convergenza che include sia chi crede importante misurarsi con l’evento elettorale, sia quella parte, assolutamente non piccola, di militanti e di movimenti, che pensa, o per questioni di principio o per questioni di opportunità, che è meglio evitare questo terreno.
In sostanza bisogna centrare il dibattito sui contenuti, guardando al dopo. Troppo spesso in questi anni abbiamo visto improvvisate coalizioni elettorali con pretese “rivoluzionarie”, sciogliersi come neve al sole, a seguito di deludenti risultati. Stavolta bisogna tutti (astensionisti compresi) darsi appuntamento il giorno dopo le elezioni, senza perdere troppo tempo a “brindare” se le cose dovessero andare bene, né a “leccarsi le ferite” se dovessero andare male. E senza rinfacciarsi le diverse scelte fatte di fronte alle urne.
L’obiettivo vero è quello della costruzione di UN FRONTE POPOLARE DI RESISTENZA E ANTAGONISMO SOCIALE che sia in grado da subito, e con sempre maggior forza nel futuro, di contrapporsi come unica e vera alternativa, alla dialettica, in parte finta e comunque del tutto interna alle logiche del dominio capitalista, tra una destra reazionaria, nazionalista e fortemente caratterizzata da logiche post-fasciste e una (falsa)sinistra centrata su un PD guerrafondaio e filo USA-NATO, che si pretende “progressista” per una presunta difesa “da salotto” dei diritti umani.
Un’ultima considerazione (in parte autobiografica). I movimenti e i circuiti della militanza hanno visto in questi anni l’apporto di molte forze giovani, seppure al momento ancora poco aggregate. Vi è tuttavia un’area, ancora oggi molto significativa, di ultra sessantenni che vengono dalle gloriose lotte degli anni sessanta e settanta. Specialmente per questi ultimi (me compreso!) le prossime elezioni potrebbero rappresentare uno choc terribile. Quello della prima donna Presidente del Consiglio nella Repubblica nata dalla resistenza antifascista, impersonato da una erede del terribile ventennio. Faremo di tutto perché questo non avvenga, ma anche la sola idea della sua possibilità, ci pone (tutti noi compreso i giovani) di fronte ad un bivio che non possiamo eludere: O accettiamo la sconfitta e ci arrendiamo! Oppure facciamo un salto di qualità, considerando la nostra battaglia per quello che ho chiamato “Fronte popolare di resistenza e antagonismo sociale”, non come una questione semplicemente politica, ma come una vera e propria postura esistenziale a fondamento etico. Il bisogno inderogabile di un mondo diverso, che a prescindere dal suo realizzarsi in questo o in altro tempo, deve rappresentare il nostro lascito alle generazioni future.