È stata pubblicata dalla Commissione per l’amnistia la lista di 25 detenuti liberati ieri. Tra di loro vi è anche il giornalista Mohammed Abdallah in carcere dal 2019 con l’accusa di diffusione di notizie false, ma mai processato.
Alaa Abdel Fattah è ancora in carcere dopo 139 giorni di sciopero della fame. Sua sorella Sanaa Seif lo ha visitato ieri. Nel suo account social ha scritto: “Ieri ho visto Alaa per la prima volta da quando ha cominciato il suo sciopero della fame. Appariva debole, si sforzava di stare in piedi e si appoggiava al banco per sostenersi. I suoi occhi sembravano molto strani, annegati. Ero senza parole. È stato Alaa a dover cominciare la conversazione. Mi ha detto cose carine, e poi: “cosa c’è che non va? Hai un aspetto orribile”. E io risposto: anche tu. Subito dopo, entrambi siamo scoppiati a ridere, e anche a piangere un po’. Avevamo rotto il ghiaccio. La visita è durata 20 minuti, tutta dietro un vetro divisorio a causa del quale sono a malapena riuscita a sentire la sua voce attraverso il gracchiare dell’interfono. Non ho potuto abbracciarlo”.
La detenzione preventiva è lo strumento del potere di Al Sissi di incutere paura nell’opposizione e nei media. Secondo i diversi organismi egiziani per la difesa dei diritti umani, nelle carceri sono stati rinchiusi 60 mila persone tra politici, giornalisti e attivisti.