Il 20 luglio si vota per il nuovo Capo dello Stato. Finisce il pasticcio istituzionale ma i nodi continuano a venire al pettine. I candidati alla presidenza.
E’ stata letta la mattina del 16 luglio in Parlamento la lettera con cui il Presidente Rajapaksa si è dimesso. E così si è concluso il pasticcio istituzionale delle dimissioni del presidente fuggito all’estero, di cui il portavoce del Parlamento Mahinda Yapa Abeywardena aveva confermato che la mail ricevuta giovedì da Singapore – a firma Gotabaya in calce alle sue dimissioni formali – era autentica e che dunque il Presidente aveva lasciato.
Intanto il Capo dello Stato ad interim – Ranil Wikremeshinghe – ha giurato davanti al Presidente della Corte Suprema Jayantha Jayasuriya. Nei prossimi giorni, mentre la piazza si è calmata e ha lasciato i palazzi occupati (in una sorta di rivoluzione estremamente pacifica e che fortunatamente non conta nessuna vittima) si dovrà pensare al futuro e a come superare l’impasse. I giochi sono già cominciati, ma non promettono grandi novità accettabili dai dimostranti. Il nuovo Presidente dovrebbe essere eletto a breve, il prossimo mercoledì 20 luglio e il partito dei Rajapaksa (Slpp) si è già fatto avanti. Con un messaggio controverso.
Del partito si è proposto l’ex Ministro delle Comunicazioni Dullas Alahapperuma, già tesoriere del Sri Lanka Podujana Peramuna. Ma lo Slpp ha espresso anche un apprezzamento per Wikremesinghe, uno tra i pochi personaggi di cui si possano fidare le istituzioni finanziarie internazionali, quelle con cui il Paese stava negoziando un salvataggio da almeno tre miliardi di dollari di immediata liquidità. Nemmeno Ranil però gode esattamente della fiducia della piazza che voleva le sue dimissioni da Premier e che ha occupato la sua residenza e i suoi uffici per diversi giorni. Paradossalmente il Slpp, partito di maggioranza in Parlamento e dunque con buone chance di avere un suo Presidente, appoggia sia Dullas (organico al partito) sia Wikremeshinghe, che appartiene invece all’United National Party. Dullas e Ranil non sono comunque gli unici a essersi proposti.
Si è fatto avanti anche il feldmaresciallo Sarath Fonseka, ex “eroe” della guerra contro il separatismo tamil, ma anche il figlio dell’ex Presidente Ranasinghe Premadasa, ucciso dai separatisti tamil nel 1993: Sajit Premadasa è l’attuale leader del Samagi Jana Balawegaya, un partito di opposizione che gode dell’appoggio di una parte dell’Unp e ha una certa credibilità anche nelle aree a maggioranza tamil e musulmana, credito che certo Fonseka non può vantare.