Il 12 luglio 2022 il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha approvato il rinnovo condizionato degli aiuti umanitari attraverso il valico di Bab Al-Hawa. L’allarme di Still I Rise: “La vita di 4,4 milioni di persone è stata trasformata in uno strumento di pressione politica”.
La vita di 4,4 milioni di persone sotto scacco del gioco politico internazionale: è questo il risultato del rinnovo condizionato della risoluzione ONU n. 2642 (2022), votato ieri dal Consiglio di Sicurezza. La risoluzione decreta il passaggio degli aiuti umanitari nel Nord Ovest della Siria attraverso il valico di Bab Al-Hawa, ma, a causa del disaccordo tra la Russia e alcuni Paesi membri, anziché dopo un anno il meccanismo di aiuti dovrà essere rinnovato tra 6 mesi, nel pieno dell’inverno, ovvero nel periodo più critico per la sussistenza di 1.8 milioni di persone nei campi della regione.
La Russia, alleata del regime di Bashar Al-Assad, nel corso degli anni ha sempre minacciato di porre il veto su questa risoluzione e ora punta a sfruttare i prossimi sei mesi in negoziati informali paralleli. L’obiettivo è quello di forzare un nuovo voto a gennaio per trasformare l’attuale status della risoluzione da accordo di fornitura di aiuti transfrontalieri a riconoscimento de-facto del regime siriano come partner primario. Tutto questo mentre lo stesso regime continua a bombardare anche nei periodi di tregua i civili che vivono nel governatorato di Idlib.
«La sopravvivenza di più di 4 milioni di persone non può continuare a dipendere dagli interessi delle potenze internazionali: usare gli aiuti umanitari come arma politica non è solo crudele, ma criminale. Cosa succederà a gennaio, nel pieno dell’inverno, quando la risoluzione andrà negoziata di nuovo?», dichiara Giulia Cicoli, Direttrice Advocacy di Still I Rise.
La situazione nel Nord Ovest della Siria peggiora, infatti, anno dopo anno. La popolazione è sotto costante minaccia di bombardamenti e la crisi economica, oltre al taglio nei fondi internazionali che sono stati riassegnati alla crisi ucraina, ha portato le persone a dover lottare ogni giorno tra la vita e la morte: basti pensare che almeno un bambino su tre soffre di malnutrizione acuta.
Nell’area di Idlib, nella seconda metà del 2021 sono stati inoltre confermati 14 attacchi da parte delle forze filogovernative, con vittime e feriti: tra questi, almeno 64 bambini sono rimasti uccisi. L’anno scorso sono stati 15 gli attacchi verificati alle scuole e a centri dedicati all’istruzione.
Conclude Giulia Cicoli: «Questo continuo massacro dura da oltre 11 anni: nello scacchiere del Nord Ovest della Siria, la comunità internazionale continua a giocare una partita sulla pelle di milioni di vite umane. Per quanto ancora dovremo assistere a tutto questo?».