La Segreteria di Stato dell’Economia elvetica (Seco) ha pubblicato oggi le nuove cifre sulle esportazioni svizzere di materiale bellico. Ancora una volta c’è una brutta sorpresa: le esportazioni sono aumentate di 157 milioni di franchi svizzeri rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, da 359 a 516 milioni di franchi svizzeri.
È tragico dover constatare che l’industria degli armamenti continua ad andare molto bene. Mentre numerose industrie sono in crisi, il business della morte continua a esportare milioni di franchi in armi anche in Paesi coinvolti in guerre terribili come quella in Yemen o che calpestano quotidianamente i diritti umani. “Nonostante decine di migliaia di persone abbiano manifestato per la pace in tutta la Svizzera dall’inizio della guerra in Ucraina, la Svizzera partecipa al riarmo in corso a livello globale”, afferma Maxime Weissbaum, segretario politico del GSoA (Gruppo per una Svizzera senza esercito). “Considerando il ruolo umanitario che la Svizzera si attribuisce ripetutamente a livello internazionale, questo è ancora più problematico”.
In termini di esportazioni, si nota che il maggior acquirente è il Qatar, con importazioni pari a 117,5 milioni di franchi svizzeri. Il Paese si procura, ad esempio, sistemi di difesa aerea per la Coppa del Mondo di calcio del prossimo inverno. Se da un lato l’Associazione Svizzera di Calcio (SFV) non ha intenzione di boicottare la Coppa del Mondo, che ha le mani sporche del sangue di migliaia di persone (vedi i lavoratori migranti che hanno perso la vita nei cantieri degli stadi), dall’altro la Svizzera fornisce materiale bellico al Paese ospitante. Maxime Weissbaum aggiunge: “Il Qatar è noto per il suo trattamento discriminatorio nei confronti delle persone omosessuali e per il suo disprezzo dei diritti umani. Un motivo in più per rifiutare la consegna di materiale bellico verso quel paese.”
Il GSoA critica anche il modo in cui la Svizzera esporta costantemente materiale bellico in Paesi come l’Arabia Saudita, strettamente coinvolta nel conflitto in Yemen. Con l’“Iniziativa Correttiva”, il GSoA ha ottenuto una legislazione più restrittiva sulle esportazioni di armi verso i Paesi in guerra civile, entrata in vigore il 1° maggio. Era e rimane tuttavia riprovevole esportare materiale bellico in Paesi come l’Arabia Saudita. Ma si può parlare di “costanza” solo in misura limitata, perché le esportazioni di materiale bellico verso l’Arabia Saudita sono più che raddoppiate rispetto all’anno scorso! Sorge il sospetto che il maggior numero di esportazioni verso Paesi in guerra civile e verso Paesi che violano sistematicamente e gravemente i diritti umani sia stato effettuato nell’ultimo trimestre, in cui ciò non era ancora chiaramente vietato.
Link alle cifre del Seco
Traduzione dal tedesco di Thomas Schmid. Revisione di Diego Guardiani.