Al momento di scrivere questo pezzo pare (anzi ormai è certo, ci si avvia allo scioglimento del Parlamento) che il governo Draghi sia finito e il banchiere sia fuori dai giochi. Vedremo! Resta il fatto che il modo in cui è maturata questa crisi ha dell’inverosimile. Procediamo con ordine.
Il movimento 5stelle, dopo aver pagato la sua indeterminatezza politica e il suo pressappochismo organizzativo, causa delle molteplici fughe dei suoi deputati (dalla Lega a Rifondazione Comunista) e della scissione di Di Maio, ha finalmente avuto un moto d’orgoglio ritrovando per un momento quello spirito popolare che aveva fatto la sua fortuna, e si è permesso di avanzare delle richieste al governo, tra cui il rafforzamento del reddito di cittadinanza e l’introduzione del salario minimo orario. Draghi invece di mediare e prendere tempo, magari facendo qualche concessione, come stralciare la questione del termovalorizzatore romano, ha reagito come un monarca assoluto: Chi non è con me è colpevole di lesa maestà! O tutti con me o me ne vado!
Ed è qui che avviene l’inverosimile! Quasi 2000 sindaci firmano un appello a favore di Draghi. I rettori delle università si schierano con lui. Lo stesso fanno le associazioni della società civile. Tra le altre Acli, Arci, Azione Cattolica, Confcooperative, gruppo Abele, legambiente, legacoop Sociali, Libera ecc. Roba da rimanere trasecolati! E non basta: manifestazioni nelle piazze (finto)spontanee (pare ci sia la mano di Italia Viva), con bambini con cartelli che inneggiano al Nuovo Messia. Tutti convinti che senza il Banchiere e con le elezioni in autunno, l’Italia rischia l’esplosione dello spread, una inflazione a due cifre e una recessione paurosa.
Il bello (si fa per dire) e che è tutto vero: Senza governo e in attesa del nuovo Parlamento l’Italia rischia effettivamente una terribile crisi economica. Ed è altrettanto vero che le destre, che alla fine hanno dato il colpo di grazia al governo, nell’ottica di chi non vede alternativa all’esistente capitalista, sono colpevoli di infischiarsene del Paese, pensando solo alla possibilità di vincere le prossime elezioni, rispetto alle quali sono date in vantaggio.
Nessuno, però, prendendo atto della situazione, si azzarda a dire la verità sul fatto che la democrazia è stata del tutto cancellata. I destini del Paese e l’agenda politica di breve e lungo periodo. Tutto dipende dai mercati e dalle decisioni dei potenti della geopolitica globale. E se pure fosse vero (ma non lo è!) che la maggioranza degli italiani fossero favorevoli a che Draghi rimanesse al suo posto, neanche in questo caso si potrebbe parlare di Democrazia. La decisione della maggioranza se frutto del ricatto e della supina e rassegnata accettazione dello stato delle cose, non fa testo e non ha nulla a che fare con nessun principio democratico.
Un’ultima questione. Tra le pieghe di questo discorso si potrebbero insinuare, come al solito, i sovranisti. Ipotesi nefasta! L’autonomia monetaria e decisionale del nostro paese sarebbe dannosa oltre che del tutto inutile. Nell’attuale quadro politico internazionale l’Italia sarebbe semplicemente schiacciata, a meno di voler immaginare una impossibile (e suicida) autarchia totale.
L’unica alternativa è la rinascita dei movimenti d’opposizione ed antagonisti a livello internazionale e in particolare nella nostra Europa. Difficile ma non impossibile, visto che sono proprio i cantori del sistema, consapevoli forse che si sta tirando troppo la corda, che cominciano a temere dopo l’estate un nuovo “autunno caldo”. Nell’eventualità non facciamoci trovare impreparati.