L’avvocato Khaled Ramadan, dal 2018 in carcere, è stato liberato ieri per ordine della procura, in seguito all’interessamento al suo caso da parte della commissione parlamentare per l’amnistia.
Quattro anni in cella per un selfie, postato sui social, con addosso un giubbotto giallo. La polizia lo aveva arrestato e sequestrato dal suo studio legale l’arma: un giubbotto giallo. Le accusa confezionate erano drammaticamente ancora più ridicole: appartenenza ad un’organizzazione terroristica, diffusione di notizie false e incitamento alle manifestazioni contro il governo. Non ha mai ottenuto un processo.
Rimane in carcere, invece, Alaa AbdelFattah che da 116 giorni prosegue nel suo sciopero della fame. Si teme per la sua salute, perché il giorno 23 luglio non era presente alla visita che ha compiuto sua madre nel carcere di Wadi Natroun. Le autorità carcerarie sostengono che il detenuto si è rifiutato, ma la versione ufficiale non è credibile. Alaa infatti non ha scritto una lettera alla madre, che ha intrapreso un viaggio di 150 km per vederlo e assicurarsi della sua salute. Continua la campagna internazionale per la liberazione sua e quella di tutti i detenuti di coscienza in Egitto.