Il Governo Draghi non ha superato la solita media che distingue i governi italiani, quella di un anno e mezzo di durata. Il Presidente della Repubblica ha sciolto il Parlamento e si voterà a Settembre.
Da più parti ricevo domande da amici di vari paesi che chiedono spiegazioni sulla caduta del “Governo dei Migliori” come si era pomposamente autodefinito; il governo diretto dall’ex Presidente della BCE, “personalità di prestigio riconosciuta in tutto il mondo”.
In realtà prendiamo atto che è caduto il terzo governo della legislatura, il terzo non scelto dal popolo che certo non aveva votato per un governo appoggiato da una quasi unanimità, cioè da un’ammucchiata di partiti che ben poco avevano in comune nei loro programmi elettorali.
E che governo era? Lo ha ribadito lo stesso Draghi nel suo ultimo discorso: un governo strettamente legato all’Alleanza Atlantica, convinto sostenitore dell’invio di armi all’Ucraina, pronto a risolvere il problema energetico con i rigassificatori, disponibile a offrire una mancetta a chi sta per finire sotto la soglia di povertà con provvedimenti minimi e controllati, nel miglior stile del neoliberismo “illuminato”.
Fin nell’ultimo discorso Draghi ha dimostrato quell’arroganza paternalistica di chi crede di essere padrone del pianeta, di chi sa di far parte di una casta illuminata di gente intelligente che spiega a noi umani cosa c’è da fare e prende educatamente a calci i rappresentanti del popolo quando minimamente cercano di portare avanti istanze della società, giuste o sbagliate poco importa.
Quindi direi che i pacifisti, i nonviolenti, i veri socialisti, gli autentici progressisti non possono che rallegrarsi della caduta di questo governo che non li rappresenta e che sempre ha cercato di risolvere i problemi con il businnes as usual: si fa soldi sull’ambiente, sui poveri, sulle ristrutturazioni. Il bene comune va privatizzato, il profitto va garantito, i problemi di fondo ignorati.
Il problema nasce però da questa trappola di far cadere il governo in estate e far votare in settembre con una campagna elettorale estiva, giusto mentre l’Italia è attraversata da un’ondata di calore torrido e con una legge elettorale che non è stata riformata mentre sì sono stati diminuiti drasticamente il numero di eletti facendo sì, di fatto, che sia impossibile a qualunque nuova formazione politica di presentarsi, farsi conoscere ed avere delle serie speranze di una minima rappresentanza.
In questi giorni numerosi appelli alla possibilità di presentare una lista che possa rappresentare le istanze umaniste, ecologiste, nonviolente, socialiste, civiche, antirazziste, per il bene comune si sono succeduti ma il tempo e i meccanismi elettorali sicuramente rendono difficile che possano maturare in un accordo che sia incisivo.
L’augurio è che l’urgenza del cambiamento produca quella convergenza così necessaria e di cui tanto si sta parlando. Che un Nuovo Mondo si manifesti e che possa indicare una diversa direzione per gli avvenimenti. Per far questo ognun* deve chiedersi se è disposto a riprendersi il futuro nelle proprie mani e cercare la migliore maniera di farlo. Per tutt*, con tutt*.