Noi di Rehuno Salud, in collaborazione con l’organizzazione Al final de la Vida, abbiamo parlato con il dottor Enric Benito dell’umanizzazione del processo di fine vita. Abbiamo dialogato sui tabù esistenti, su cosa sia la buona morte, sulle cure palliative e su altre questioni che rendono significativo l’accompagnamento di questi momenti nella vita di tutte le persone e dei loro cari.
Si tratta di una serie di dialoghi che pubblicheremo periodicamente e con i quali vogliamo diffondere una visione del processo del morire ricca di umanità e di significato.
Enric Benito è dottore in medicina, specialista in oncologia e membro onorario della Società spagnola di cure palliative (SECPAL). La sua esperienza e i suoi insegnamenti sono un vero riferimento per il mondo delle cure palliative e per l’accompagnamento e l’umanizzazione del processo del morire bene.
In questo primo dialogo abbiamo parlato di cure palliative come risposta appropriata delle società per assistere e umanizzare il processo del morire, incentrata sulla persona che sta attraversando tale processo. Ci sono anche riferimenti all’atteggiamento migliore da parte degli operatori sanitari che accompagnano queste fasi.
Secondo il dottor Benito l’attuale pandemia di covid “ci ha messo di fronte a una realtà che non avevamo gestito e integrato. Non abbiamo potuto fare altro che accettare che, sebbene i progressi scientifici e tecnologici siano positivi, quando non possiamo fare nulla, dobbiamo lavorare per accompagnare il processo del morire bene negli ospedali”.
Rispetto alle prime esperienze come oncologo, il dottor Benito ha condiviso i suoi dubbi giovanili sul tema della morte. “Quando ero un giovane oncologo e un paziente stava morendo, non sapevo cosa fare, ignoravo qualcosa che, quando lo capisci e lo vedi… Mi sono perso la parte più interessante del film”.
Sul processo del morire ha commentato: “Vedere qualcuno nascere è una meraviglia, è un momento magico, ma accompagnare qualcuno quando se ne va e vedere l’intero processo senza paura e capire cosa succede lì cambia la visione della realtà. È ugualmente magico.”
La fisiologia del momento della morte è splendidamente organizzata in un processo destinato a produrre un cambiamento essenziale della coscienza. Gli aspetti dell’identità ordinaria svaniscono e comincia a emergere il vero Essere interiore.
Condividendo la sua visione di ciò che sostiene l’esistenza umana e si manifesta nei momenti finali, il dottor Benito ci ha detto: “La coscienza non è prodotta dal cervello, ma il cervello è ciò che le permette di esprimersi. Essa esiste indipendentemente dal funzionamento o meno del cervello… Noi siamo coscienza, non siamo un corpo e la coscienza è al di là del tempo e dello spazio e non sarà mai minacciata.
Di seguito l’intervista completa (in spagnolo, ma con la possibilità di scegliere i sottotitoli in italiano)
Traduzione dallo spagnolo di Thomas Schmid.
Revisione di Anna Polo