Pubblichiamo l’articolo di Ugo Mattei scritto in ricordo di Luigi De Giacomo scomparso l’altro ieri sera. Luigi è stato uno dei principali artefici della campagna di raccolta firme a sostegno della LIP-legge di iniziativa popolare sui beni comuni che riprendeva il DDL elaborato dalla Commissione tecnica ministeriale presieduta dal compianto Stefano Rodotà
Luigi de Giacomo ci ha lasciati. Per me non solo è un dolore fortissimo per la perdita di un amico fraterno. È il rammarico per non averlo più sentito negli ultimi due mesi, in cui sapevo che stava lottando, ma avevo sottovalutato il tutto. Mi sono fatto cogliere di sorpresa impreparato e incredulo. È solo grazie a Luigi se è esistito il Comitato Rodotà. Da una sua idea, che io da giurista ho solo messo in bella copia, è nata la Coop. Generazioni Future. Mi era venuto a cercare a Napoli a fine 2017 o inizio 2018 con una proposta chiara.
Prima ci eravamo solo intravisti durante il referendum contro la riforma Renzi (era il secondo che avremmo vinto insieme!) in cui Luigi aveva giocato, sempre riservatamente dietro le quinte, un ruolo organizzativo importante nei comitati in difesa Costituzione. Mi aveva cercato perché, da compagno, mi ero fatto vivo in solidarietà quando mi raccontarono della brutta purga politica che aveva subìto. Voleva organizzare in modo stabile la rete dei miei rapporti politici che sapeva si erano generati sui territori a causa del mio impegno attivo nei vari movimenti a tutela dei beni comuni e dei territori che avevo intensificato dopo il 2005.
Mi avvicinò a Napoli a margine di un evento in Università, mi pare organizzato dal nostro fratello politico, Alberto Lucarelli, e mi disse come poi fece per anni con quei suoi modi che sprizzavano generosità: “Sono a tua disposizione”.
Abbiamo lavorato moltissimo insieme, spesso sotto quel fuoco amico che distrugge politicamente ma che fortifica i legami veri. Durante la Legge di iniziativa popolare con cui tentammo invano di rilanciare il DDL Rodotà sui beni pubblici e comuni, che serviva rilanciare dopo la tragedia del Ponte Morandi, Luigi lavorò in modo incredibile.
Seguiva ogni dettaglio, sapeva tutto. Non risparmiava alcuna energia. Era sicuro dell’ enorme importanza di quanto stava facendo. Durante la raccolta firme avremmo dovuto fare la campagna di sottoscrizione dell’ azionariato diffuso che avrebbe dovuto ottenere due scopi: legare fra loro in modo stabile i firmatari della LIP, e dare al contempo vita al primo soggetto economico societario con un vero DNA da delfino, opposto agli squali che popolano il mare dell’ economia e della finanza. Non ci siamo (ancora?) riusciti perché eravamo troppo pochi ai banchetti della raccolta firme a causa proprio del fuoco amico. Tuttavia, Generazioni Future deve la sua esistenza al sogno organizzativo di Luigi. Serviva (e ancora serve!) ampliare l’ azionariato diffuso, per poter trasformare il capitale in beni comuni! Come farlo?
In contingenze politiche che dopo la pandemia sono mutate radicalmente, le nostre strade si sono in parte divise. Avevamo immaginato nel 2019, di dar vita a una rete per i beni comuni che legasse organizzazioni in un generale scopo “generativo” di capitale da trasformare in beni comuni. Luigi si è buttato da par suo nell’ impresa e vedeva la mia diversa strategia politica prioritaria (in particolare la nascita della lista civica Futura) come una distrazione.
In verità volevamo le stesse cose, e ciascuno di noi, nelle oggettive difficoltà della strada da percorrere nel clima reso politicamente tossico dalla gestione pandemica, avrebbe voluto avere l’ altro vicino, proprio come prima. Stavamo abituandoci a lavorare separati ma quando ci sentivamo era chiaro che, il cuore era uno. Luigi fino alla fine ha creduto nel dialogo con i molto diversi, al fine di esercitare contro-egemonia. Io odio il greenwashing più di ogni altra cosa e fatico a ragionare in modo serio con organizzazioni che agli squali hanno venduto troppe volte l’anima.
Era più che altro una differenza di carattere e di rapporto col riformismo che tuttavia mai ha fatto premio sull’ affetto quello vero. Abbracciare Luigi in tutta la sua possenza fisica era per me sempre una iniezione di energia anche perché nel bisogno lui sempre c’era. Quando l’ultima volta mi ha detto di essere dimagrito di trenta chili, non sono riuscito a immaginarlo.