Online il ciclo di podcast e video che vede protagoniste giovani afrodiscendenti e le loro storie che puntano a creare una nuova consapevolezza sugli atteggiamenti e l’uso di linguaggi discriminatori nella vita quotidiana.
Dalla Costa D’Avorio all’hinterland milanese, dal Congo alla provincia di Bologna ma anche Zambia, Angola, Nigeria. Anche se nati oppure cresciuti in Italia le loro radici rimandano all’Africa.
Voci e volti di un’Italia afrodiscendente si sono unite per contrastare e decostruire linguaggi e atteggiamenti discriminatori nei confronti delle persone di provenienza africana.
Sono loro i protagonisti e le protagoniste dei dieci video di approfondimento “Non è solo una questione di pelle” e di “Get under my skin” il ciclo sette puntate del podcast realizzato nell’ambito del progetto europeo Champs (Champions of Human rights And Multipliers countering afrophobia and afrophobic Speech).
Storie di ragazze e ragazzi trasformati da potenziali bersagli di discriminazione in testimonial di azioni di sensibilizzazione e “sentinelle” attive nei contesti “chiave” della nostra società (media, educazione, terzo settore, salute) per promuovere una nuova attenzione e un modo diverso di reagire agli atteggiamenti afrofobici.
Un fenomeno, l’afrofobia, che sta prendendo sempre più piede come evidenziano i dati: secondo il rapporto “Being black in the EU” (FRA/EU, 2018), il 39% delle persone di origine africana si è sentito discriminato e ha sperimentato tra i più alti livelli di esclusione socio-economica, stereotipi negativi e atti di violenza e incitamento all’odio (PAD Week – maggio 2018).
Sempre secondo il rapporto, la discriminazione è particolarmente evidente in Italia, dove si segnalano rappresentazioni spesso negative degli afrodiscendenti nei media, nei curricula scolastici e nei materiali didattici.
Un’indagine qualitativa – realizzata all’interno del progetto dall’Osservatorio di Pavia e che sarà presentata ad ottobre 2022 , conferma la pervasività di episodi di razzismo nel vissuto quotidiano e professionale di afrodiscendenti, indipendentemente dalla collocazione lavorativa, dal genere e dal territorio di residenza. Discriminazioni nella sfera individuale e in quella sociale, aggravate da una carenza di consapevolezza nella società.
Uno degli obiettivi di Champs è di diffondere informazioni corrette sul razzismo in Italia, emarginando forme di afrofobia, utilizzando i contenuti multimediali presentati per approfondire il linguaggio e atteggiamenti razzisti e normalizzare la presenza di corpi neri nei media italiani.
Tale obiettivo è portato avanti anche grazie al contributo degli A.F.A.R. – “Afrodescendants Fighting Against Racism”, 25 ragazze e ragazzi individuati con una call e diventati protagonisti di un percorso di formazione specifico, caratterizzato anche dallo scambio di esperienze e vissuti.
Alcuni di loro si sono prestati a raccontare le loro storie. Attraverso i video e i podcast quello che emerge dai loro racconti è il desiderio di essere comprese e compresi, di poter raccontare con parole giuste e nuove le loro esperienze.
Come Axel Beugre, 21 anni studente di International Relations and Global Affairs all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Nato e cresciuto a Milano da genitori della Costa d’Avorio “L’esperienza da ragazzo nero in Italia mi ha reso la persona che sono oggi, forte e incapace di arrendersi davanti agli ostacoli. Il mio obiettivo nella vita è aiutare tuttə noi a rendere il mondo un posto più equo”.
C’è chi invece ha costruito la propria identità ritrovando le radici, come accaduto a Simão Amista, Italo-afrobrasiliano ma modenese di adozione, educatore e formatore nel settore dell’accoglienza e delle migrazioni. Esperto di filosofie e spiritualità africane ed afrodiasporiche delle Americhe, ha focalizzato il suo “attivismo” sulla cultura: “Da anni organizzo o partecipo a mostre, eventi, seminari dove mi impegno per una divulgazione della storia, dell’arte e dei saperi da un punto di vista afrocentrico”.
Per “decolonizzare lo sguardo e promuovere l’antirazzismo evitando superficialità e semplificazioni è fondamentale partire dalla formazione“, come sottolinea Stefania N’Kombo José Teresa, classe 1996 nata a Narni (TR) da genitori entrambi angolani e laureata in storia della filosofia. Tra le sue aspirazioni c’è “mettere in campo tutto ciò che ho studiato al servizio di una lotta che sia realmente intersezionale a partire da una delle trincee più importanti: i luoghi della formazione”.
L’idea dei protagonisti infatti non è solo quella di raccontare, ma anche di proporre strumenti e risposte per affrontare con un linguaggio semplice e chiaro temi concreti, come l’accesso al mercato del lavoro per gli italiani non bianchi e la meritocrazia; l’uso del linguaggio discriminatorio e la consapevolezza nell’opinione pubblica italiana; il razzismo sui social; la rappresentazione degli afrodiscendenti nelle istituzioni pubbliche italiane.
I podcast sono prodotti da Dtech4good e sono disponibili sulle principali piattaforme di ascolto, i video prodotti da Cantera SRL saranno disponibili sul canale YouTube del progetto.
Entrambi i contenuti multimediali saranno disponibili sul sito www.stop-afrofobia.org e Instagram @stop_afrofobia.
Il progetto è finanziato dal programma Rights, Equality and Citizenship (REC) dell’Unione Europea. E’ realizzato in partenariato con Amref Health Africa Onlus Italia, CSVnet, Festival Divercity, Le Réseau, Razzismo Brutta Storia e l’Osservatorio di Pavia in collaborazione con Arising Africans, Carta di Roma e CSV Marche.