Ieri sera, al Circolo dei Lettori in via Bogino 9, è stato presentato il libro “Senza Sbarre”, edito da Einaudi, che racconta l’esperienza di Cosima Buccoliero alla Direzione del carcere di Bollate, scritto in collaborazione con Serena Uccello
Sono intervenuti nell’ordine:
– Monica Gallo, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale di Torino
– Davide Mosso, Avvocato Penalista, Unione delle Camere Penali
– Cosima Buccoliero, attuale Direttrice della Casa Circondariale Lorusso e Cotugno
– Serena Uccello, giornalista de Il Sole 24 Ore
Ha moderato Bruno Mellano, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Piemonte.
“Un libro molto sincero” l’ha definito la Garante di Torino.
Mosso: “E’ un libro, che a differenza di molti altri libri sull’argomento, parla del carcere visto da dentro. Molti libri sul carcere sono sociologici. Questa invece è un autobiografia. Sono vent’anni di vita di una persona che ha vissuto un’esperienza straordinaria”. “Un libro denso di cuore e di mente, ma anche di dati importanti”.
Dal libro emerge, come sottolineato sempre da Mosso: “Si può fare, ma bisogna aver cura”, ovvero: il sistema carcerario italiano può diventare ciò che è diventato Bollate, ma occorre averne cura. Ha poi anche sottolineato, citando Calamandrei, un aspetto non secondario: in un determinato periodo storico italiano per molti essere stati in carcere era un onore, perché significava essere antifascisti.
“Un viaggio nella mia vita personale, che si unisce anche alla vita professionale”, ha dichiarato l’autrice, sottolineando l’importanza dell’amicizia con Lucia Castellano, attuale Provveditora regionale dell’amministrazione penitenziaria in Campania, che è stata dal 2002 al 2011 Direttrice del carcere di Bollate.
Uccello: “Un libro che vuol’essere un resoconto, anche di vita, non è una trattazione dall’alto. Ma allo stesso tempo pone in controluce le domande di tutti noi, di chi non conosce il carcere”. “Un libro che vuole restituire conoscenza, dare consapevolezza, e in qualche modo un libro anche di chiarimento”.
Quest’opera descrive anche come il carcere possa e debba essere a tutti gli effetti un elemento della comunità, un libro che stimola una riflessione, che indica una via, non solo concreta dal punto di vista dell’amministrazione carceraria, ma anche dal punto di vista etico-sociale. Un’opera di condivisione, affinché l’esperienza personale dell’autrice non rimanga caso isolato.
Un libro importante quindi, che parla in modo inedito di un argomento scottante che tocca profondamente la sensibilità della cittadinanza.
Per dare l’esatta impressione di ciò che la Dott.ssa Cosima Buccoliero, attuale Direttrice del Lorusso e Cotugno, è diventata in brevissimo tempo a Torino nel proprio ambito professionale, è sufficiente sottolineare la grande preoccupazione – per usare una pallida locuzione – che possa lasciare Torino per altre destinazioni o ruoli, preoccupazione espressa da tutti coloro che in sala hanno a che fare a vario titolo col carcere torinese.
Gallo: “In questi mesi, se voi camminate per i corridoi della Casa Circondariale (il carcere delle Vallette, n.d.r.), si respira un’aria diversa. Si comincia a respirare un’aria di risalita, di apertura”.
La Garante ha poi continuato sottolineando una frase del libro: “Milano ha nutrito Bollate, Bollate rappresenta uno dei volti di Milano”.
Ciò che è chiaramente emerso dagli interventi dei relatori è che la Buccoliero si muove con estrema naturalezza, a proprio agio, all’interno delle strutture penitenziarie. Un approccio femminile, empatico, umanamente consapevole, nell’assenza di pregiudizio, senza tuttavia perdere di vista il proprio ruolo istituzionale. Un approccio equilibrato, che ne fa una persona estremamente interessante nell’ambito dell’aministrazione penitenziaria italiana.
La prima provocazione lanciata al sistema penale italiano è stata espressa nell’introduzione da Mellano, il quale ha posto la questione: Bollate è un carcere modello o dovrebbe essere il modello di carcere? “Un caso di scuola” l’ha definito il Garante piemontese, “per rendere vere quelle condizioni dell’ordinamento, dei regolamenti, delle norme, che sulla carta fanno dell’Italia, dal punto di vista penitenziario, un modello interessante anche dal punto di vista europeo”.
Mellano introduce qui un argomento ripreso con diverse coloriture dagli intervenuti:
– Gallo: “Tutti gli istituti andrebbero gestiti nello stesso modo. In realtà non è accaduto così. Torino è un carcere che ha sofferto, che ha avuto delle ferite non facili”.
– Mosso: “Le Leggi che regolamentano la vita delle persone in carcere, che sono detenute perché hanno violato una legge dello Stato, lo Stato non le rispetta”.
– Buccoliero: “Un carcere (Bollate, n.d.r.) appena aperto, che poteva quindi orientarsi verso un’organizzazione costituzionalmente orientata. Questa visione si sarebbe potuta nel tempo allentare se non ci fosse stato un gruppo di persone che hanno sempre mantenuto l’obiettivo”. “Ci muoviamo all’interno di una normativa di riferimento che è molto chiara e che va rispettata. E’ importante, oltre al rispetto della normativa, la relazione che si stabilisce con le persone all’interno del carcere, ciò credo faccia la differenza”.
Infine la Garante di Torino ha sottolineato: “Siamo molto preoccupati per il numero di giovani detenuti che sono presenti all’interno della casa circondariale. Quando dico giovani dico persone dai 19 ai 24 anni. Stiamo rapportando questo numero di presenze con gli altri istituti penitenziari. Ci stiamo accorgendo che il carcere torinese si distingue molto. Io credo che sia un’urgenza aprire una riflessione su questo aspetto”. La Gallo ha poi sottolineato che la permanenza in carcere dei giovani detenuti può avere un effetto criminogeno. Aspetto grave, aggiungiamo, in quanto si tratta di giovani vite, particolarmente esposte in quanto non strutturate come quella di un adulto. Ha poi infatti concluso: “Per non aggiungere un fallimento sul fallimento”.
Segnaliamo che il Lorusso è una Casa Circondariale, ovvero una struttura presente dove sussiste un Tribunale, destinata quindi anche alla detenzione per misure cautelari, ovvero le detenzioni in attesa di giudizio senza una sentenza che sancisca una pena detentiva. Le misure cautelari sono state individuate dalla Buccoliero, nella dichiarazione ai nostri microfoni, come importante causa del sovraffollamento delle carceri: Torino ha attualmente oltre 300 detenuti in sovrannumero rispetto alla propria capienza – aggiungiamo: legale – effettiva.
Le dichiarazioni di Cosima Buccoliero: