Siamo a 28 mesi di privazione della libertà e abbiamo appena saputo che arriveremo a 31, che Patrick Zaki è intrappolato in un meccanismo giudiziario arbitrario che, di rinvio in rinvio, continua a privarlo della sua completa libertà. Uno stillicidio inumano.
Un periodo esorbitante, in cui il tempo di Patrick si è fermato, un periodo di tempo che di per sé è una punizione, considerato che Patrick è accusato di un reato dal sapore orwelliano: “diffusione di notizie false”, per aver scritto la verità.
Ci siamo fidati troppo delle rassicurazioni, dell’ottimismo, del “finirà presto e bene”. Ora occorre rilanciare la campagna per la scarcerazione di Patrick Zaki. E’ inimmaginabile che trascorra un’intera estate lontano da noi, lontano dalla sua Bologna.