Il 29 e 30 giugno Madrid si riempirà di militari, capi di Stato e di governo e rappresentanti delle lobbies delle armi per un nuovo, decisivo vertice della Nato. Ma in quei giorni la capitale spagnola si riempirà fortunatamente anche di pacifisti e militanti nonviolenti che il 26 giugno sfileranno in corteo da Atocha a Plaza de Espana per dire “No alla Nato, No alla guerra e Sì alla pace” e si incontreranno nei giorni seguenti nel Vertice sulla pace per discutere dello scioglimento di un’alleanza che non ha più ragion d’essere come alleanza difensiva.
Il Summit Nato di Madrid è di particolare importanza, perché dovrà approvare il “nuovo Concetto Strategico” che orienterà la politica dell’Alleanza e le sue strategie militari nei prossimi anni.
Nel Summit si discuterà anche dell’iniziativa NATO 2030, commissionata a Stoltenberg nel 2019 per riformare l’alleanza, dopo che Trump ne aveva messo in discussione l’importanza, e già approvata da tutti gli alleati nel 2020.
Nel rapporto elaborato dai dieci “esperti” nominati da Stoltenberg si dice ipocritamente che l’alleanza è basata su “principi di democrazia e libertà individuale”, cancellando di fatto tutta la storia sanguinosa della NATO legata a colpi di stato, sostegno a violente dittature, destabilizzazione di interi paesi e guerre che hanno causato milioni di vittime innocenti. Che la NATO sia un’alleanza che serve gli interessi del complesso militare-industriale e non dei popoli e che in nessun modo garantirà la pace sono tanti a dirlo, ricordando che i piani di espansione dell’alleanza transatlantica aumenteranno invece in maniera esponenziale le tensioni internazionali e il rischio di guerre.
Un punto del rapporto che desta grosse preoccupazioni è l’identificazione della Cina come “un rivale sistemico a 360°”. Il rapporto – come sottolinea la campagna internazionale No Cold War – dice minacciosamente “che la NATO deve dedicare molto più tempo, risorse politiche e azioni alle sfide di sicurezza poste dalla Cina”. Anche l’Unione Europea ha recentemente pubblicato documenti strategici in cui si sottolinea la centralità dell’Indo-Pacifico per la sicurezza e la stabilità.
Questo punto coincide perfettamente con la campagna di aggressione che gli Stati Uniti stanno già conducendo contro la Cina, con l’obiettivo di bloccare l’ascesa e lo sviluppo pacifico del colosso asiatico. La campagna di accerchiamento e di aggressione degli Stati Uniti contro la Cina, dice Noam Chomsky, costituisce una minaccia alla pace mondiale ed è contro gli interessi della stragrande maggioranza dell’umanità. Nel suo discorso inaugurale, il neopresidente Biden si è affrettato ad aggiungere che riparare le alleanze non serve “ad affrontare le sfide di ieri, ma quelle di oggi e di domani”. Anche l’Unione Europea si è espressa sul tema pubblicando una strategia per l’Indo-Pacifico21. Alcune operazioni navali di contenimento dell’espansionismo cinese, peraltro, sono già condotte da singoli membri della NATO come Francia, Regno Unito e Canada – e in una sempre più salda cooperazione con il Giappone, a indicare il loro crescente interesse per l’area. Una nave da guerra tedesca, invece, ha recentemente attraversato il Mar Cinese Meridionale, per la prima volta in vent’anni.
L’agenda nucleare della Nato mette in pericolo la nostra sopravvivenza. Desta grosse preoccupazioni l’enfasi che il rapporto mette sugli accordi di condivisione nucleare, conducendo di fatto i Paesi transatlantici verso una nuova corsa alle armi nucleari, ignorando il fatto che 122 Paesi non appartenenti alla NATO si sono già impegnati per un mondo senza armi nucleari.
E tutto questo, ricorda ancora Chomsky, sta accadendo mentre l’agenzia internazionale che si occupa del cambiamento climatico avverte che il punto di non ritorno è molto vicino. Le emissioni di CO2 stanno aumentando enormemente anche a causa delle spese militari e della corsa agli armamenti nucleari. Basta ricordare che le emissioni di CO2 di un’ora di volo di un caccia F-35 corrispondono a quelle di otto automobili in un anno intero. Entro il 2050 i rifugiati climatici alla ricerca di nuovi luoghi più abitabili in cui vivere saranno circa 200 milioni. Eppure, nel rapporto 2030 la NATO, uno dei maggiori inquinatori climatici al mondo, definisce con profonda ipocrisia l’aumento del numero di rifugiati climatici come una “minaccia da cui bisogna proteggersi militarmente”.
Ecco perché manifestare contro il Summit e chiedere lo scioglimento della Nato è quanto mai opportuno e urgente. Ci auguriamo e lavoreremo per essere in tanti a marciare a Madrid e lavorare nel Summit per la pace per arrivare a un sistema di sicurezza non militare, senza armi nucleari e basi militari all’estero, per una drastica riduzione della spesa militare e perché il concetto di Zona di pace – adottato da America Latina, Africa, Sud-Est asiatico, Sud Pacifico e Asia Centrale sia avallato dall’Unione Europea e dai Paesi del Nord America.