L’Unione Europea ha stabilito, con il Regolamento 2021/1119 del 30 giugno 2021, il raggiungimento della neutralità climatica netta entro il 2050 e l’aumento del proprio impegno di riduzione delle emissioni di gas serra, entro il 2030, del 55% rispetto a quelle del 1990. L’Italia è impegnata a tradurre a livello nazionale questi obiettivi, ma senza un maggiore coinvolgimento delle città non sarà possibile raggiungerli. In questa direzione si muove il Patto dei sindaci, lanciato nel 2008 dalla Commissione Europea per aiutare le città e le regioni a conseguire gli obiettivi dell’UE in materia di clima ed energia. Un Patto che negli anni ha rafforzato il suo ruolo allineando il suo impegno in materia di clima all’obiettivo dell’UE di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

Attualmente il Patto dei sindaci conta oltre 11mila firmatari che ricevono assistenza tecnica e orientamenti in materia finanziaria per elaborare e attuare piani per l’energia e il clima in grado di contribuire a mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5°C, la maggiore ambizione dell’accordo di Parigi sul clima. Lo scorso anno è stato presentato un nuovo Patto dei sindaciper un’Europa più equa e climaticamente neutra” e per un nuovo impegno delle città e delle regioni volto a rafforzare le ambizioni in materia di clima. I nuovi firmatari si impegneranno a ridurre le loro emissioni di gas a effetto serra al 2030 in misura almeno equivalente al rispettivo obiettivo nazionale e a essere coerenti con l’obiettivo dell’UE di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030, oltre a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Qui tutte le info e i documenti: https://www.pattodeisindaci.eu/it/.

In concreto, i firmatari del Patto si impegnano a presentare, entro due anni dalla data della loro adesione, un Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC/SECAP) che indichi le azioni chiave che si intende intraprendere. Il piano deve contenere un Inventario di Base delle Emissioni per monitorare le azioni di mitigazione e la Valutazione di Vulnerabilità e Rischi Climatici. La strategia di adattamento potrà essere parte integrante del Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima oppure essere sviluppata e integrata in un documento di pianificazione separato. Si tratta di un impegno politico importante, perché segna l’inizio di un processo di lungo termine che vede le città impegnate concretamente per il clima e l’energia e a riferire ogni anno sui progressi dei loro piani.

La recente Indagine sull’impegno delle città verso la neutralità climatica della Fondazione per lo sviluppo sostenibile ha- tra l’altro- monitorato anche i patti, sottolineando chemolto importante è il riscontro dell’ampia adesione delle città al Patto dei Sindaci, pari a circa l’85%, così come positiva è la redazione del Piano d’Azione per l’energia sostenibile (il 41%) e per l’energia sostenibile e il clima (28%), integrati agli strumenti di programmazione <ordinari> tra i quali spicca un circa 50% di integrazione col DUP, e circa un terzo di casi in cui si registra un’integrazione sia col Piano Urbanistico che col Regolamento edilizio del Comune”.

L’indagine non manca tuttavia di evidenziare come l’impegno verso la neutralità climatica entro il 2050 non sia ancora stato acquisito come impegno locale, se non da una minoranza di enti locali e di far notare come oltre la metà delle nostre città non monitori i risultati dei propri piani di riduzione e la gran parte di essi non abbia ancora adottato misure di adattamento ai cambiamenti climatici. Qui la sintesi dell’Indagine: https://www.fondazionesvilupposostenibile.org/.

A sottolineare l’importanza dei Patti e della loro effettiva implementazione è l’ISPRA nel Rapporto sullo Stato del Patto dei Sindaci in Italia, laddove sottolinea che “se tutti i Comuni firmatari italiani avessero avuto una performance corrispondente a quella conseguita dai Comuni giunti alla presentazione di un inventario di monitoraggio (MEI), rispetto ai dati da questi ultimi dichiarati avrebbero conseguito nel loro insieme una riduzione aggiuntiva delle emissioni di gas serra tra le 25,8 e le 32,8 milioni di tonnellate di CO2eq (a seconda che si considerino i periodi BEI-MEI o BEI-2017), equivalenti rispettivamente ad una quota tra il 6,0% e il 7,7% delle emissioni nazionali italiane rendicontate nel 2017 (esclusi assorbimenti dal settore LULUCF).”

Qui il Rapporto:

https://www.isprambiente.gov.it/files2020/pubblicazioni/rapporti/rapporto_316_2020.pdf.

Perché non esercitiamo attivamente un po’ della nostra cittadinanza? Verificando innanzitutto se il nostro Comune abbia firmato o meno il Patto: https://www.pattodeisindaci.eu/about-it/la-comunit%C3%A0-del-patto/firmatari.html e- se il patto risulta firmato- chiedendo soprattutto conto al sindaco del piano d’azione, del monitoraggio dei piani di riduzione e delle misure adottate per l’adattamento ai cambiamenti climatici. La cittadinanza attiva si può e si deve praticare tutti i giorni. A maggior ragione su questioni che chiamano drammaticamente in causa il futuro del nostro pianeta.