Cinque mesi con gli occhi puntati alla rifondazione dell’Honduras, guardandosi le spalle.
Il 27 gennaio Xiomara Castro assunse la carica di presidentessa dell’Honduras. Un discorso vibrante il suo, in cui mise in chiaro che stava ricevendo un Paese in bancarotta, saccheggiato, con un debito che ammontava ad oltre 20 miliardi di dollari, e con una struttura clientelare praticamente intatta di corruzione e impunità, che negli ultimi 12 anni aveva man mano infiltrato spazi pubblici e privati.
Un popolo distrutto dalla povertà – quasi il 74 % della popolazione e col 50 % in miseria assoluta – e dalla disperazione. Una quantità crescente di persone con lo sguardo rivolto al nord, non tanto attratte dal “sogno americano”, quanto piuttosto in fuga dalla miseria, dalla violenza e dalla mancanza di opportunità.
Un popolo che, nonostante tutto, a novembre dell’anno scorso decise di andare a votare in massa per punire gli eredi e continuatori del golpe, i macellai dai colletti bianchi, i ladri e corrotti che avevano messo in vendita il Paese, le sue terre migliori, i beni comuni, la sovranità e la dignità stessa della nazione.
Un voto anche per il cambiamento, per la speranza che un Honduras diverso sia ancora possibile. Un voto per la donna che si mobilitò insieme al suo popolo contro la rottura dell’ordine costituzionale, il crollo della democrazia, contro pallottole e manganelli, militari e poliziotti, denunciando detenzioni illegali, repressione fisica e psicologica, sparizioni forzate, torture e assassinii.
Molto grandi le aspettative di un popolo ferito, deluso dalla politica e dai politici tradizionali. Nutrite le promesse di Xiomara Castro.
A maggio, a quasi quattro mesi dall’insediamento, la presidentessa ha fatto una prima valutazione delle cose fatte, delle difficoltà affrontate, delle sfide e obiettivi futuri.
“Con responsabilità ho accettato la sfida di dirigere l’Honduras, un paese sottomesso da una narcodittatura violenta e corrotta, che ha affidato tutto il controllo dello Stato all’oligarchia, in cambio del suo silenzio complice, di fronte allo smantellamento della nostra patria”.
“Abbiamo prevenuto le forze più oscure e i settori più conservatori ed estremisti dell’Honduras, che volevano assestarci immediatamente un colpo mortale prendendo il controllo del Congresso, ma hanno fallito. E questo grazie alla mobilitazione popolare che mi ha accompagnato nella difesa di ciò che ci siamo guadagnati con una maggioranza schiacciante alle urne”, ha detto Castro nel suo discorso a reti unite.
L’appello all’unità come elemento fondamentale e imprescindibile per far fronte all’offensiva dei settori più retrogradi e reazionari della società honduregna e portare avanti la rifondazione del Paese ha caratterizzato l’azione politica del nuovo governo, specie della presidentessa.
Nonostante le differenze e controversie esistenti all’interno del partito filogovernativo Libertà e rifondazione (Libre), la coalizione parlamentare della prima forza politica del paese sembra aver trovato una certa stabilità.
In effetti, il 14 giugno i deputati e le deputate si sono riuniti con la presidentessa Xiomara Castro e col coordinatore di Libre, Manuel Zelaya, per riaffermare l’unità creata durante la lotta di resistenza contro il colpo di Stato del 2009.
Hanno parimenti chiarito che nel Congresso non esiste un gruppo indipendente all’interno della coalizione di Libre – come hanno ventilato alcuni mezzi di comunicazione – e hanno riaffermato il loro totale e incondizionato appoggio al governo presieduto da Castro.
L’unità interna e le alleanze parlamentari hanno permesso, fino ad ora, di concretizzare alcune delle promesse elettorali.
Smontando la dittatura
È stata approvata la Legge di Amnistia [1], che ha agevolato la scarcerazione di prigionieri politici e il ritorno in patria di decine di esiliati, è stato condannato in maniera ufficiale il cruento colpo di Stato del 2009, e si è riconosciuta la responsabilità dello Stato in casi emblematici come l’assassinio di Vicky Hernández [2] (2009) ed Herminio Deras [3] (1983), avviando un processo di riparazione per le vittime.
Per il Comitato dei familiari di detenuti scomparsi in Honduras (Cofadeh), le nuove autorità stanno dimostrando alla società honduregna e alla comunità internazionale la volontà politica di realizzare un cambiamento strutturale nell’affrontare il tema dei diritti umani e della memoria.
È anche stata creata la Segreteria della Donna e si sta procedendo verso l’approvazione condivisa con le organizzazioni di donne e femministe di una legge integrale contro la violenza sulle donne. Preoccupa invece il ritardo nell’approvazione del decreto che elimina la proibizione della “pillola del giorno dopo”, una delle richieste più forti fatte dalle organizzazioni femministe.
Analogamente è stata abrogata la Legge sull’impiego a ore, che per otto anni ha fomentato la deregolamentazione del mercato del lavoro, istituzionalizzando la precarietà del lavoro, promuovendo nuove forme di accumulazione capitalistica, capaci di generare un cambiamento negli equilibri e i rapporti di forza tra lavoratori e datori di lavoro [4].
In ugual maniera sono state abrogate tutte le norme e riforme costituzionali relative alle controverse Zone di impiego e sviluppo economico (Zede) e la loro legge organica [5], così come la Legge dei segreti ufficiali, fonte di tante polemiche.
È stato riformato e aumentato di oltre 2 miliardi di dollari il bilancio dello Stato, privilegiando l’investimento nelle spese sociali, soprattutto sanità, educazione e programmi di compensazione sociale, e nella creazione di posti di lavoro.
Si è dato impulso alla liquidazione graduale dei contratti dei fondi fiduciari e delle alleanze pubblico-privato, usate dai governi continuatori del golpe come strumenti giuridici per privatizzare le finanze pubbliche, nell’ambito dei loschi traffici che hanno gravemente danneggiato gli interessi dello Stato honduregno.
In tal senso, è già stato richiesto al Congresso un nuovo decreto che permetta la cancellazione di contratti fiduciari e che ripristini i fondi nelle casse dello Stato. Nel contempo si è iniziato a eliminare “i livelli amministrativi pubblici disfunzionali, serviti alla gestione non trasparente dalla cosa pubblica”, ha ragguagliato la presidentessa.
Per affrontare la grave crisi economica, il governo di Xiomara Castro ha avviato un programma di sussidi per i combustibili e l’energia elettrica, beneficiando 1,3 milioni di famiglie. Si è anche prefissa il compito, per nulla facile, di recuperare l’impresa pubblica di energia (ENEE), sottoposta per oltre dodici anni a un saccheggio spietato, e si è approvata una nuova legge che riconosce l’energia elettrica come bene pubblico di sicurezza nazionale e diritto umano.
Proprio nelle ultime ore, il governo ha annunciato il congelamento dei prezzi dei combustibili per tutto il prossimo mese.
Inoltre la Banca nazionale di sviluppo agricolo (Banadesa) è stata autorizzata a collocare 40 milioni di dollari in crediti a tasso d’interesse ridotto in favore di circa 7.500 piccoli produttori agricoli. Vale la pena ricordare che Banadesa fu sul punto di essere liquidata dal regime di Juan Orlando Hernández, per la sua mora elevata.
Infine è stata creata la Segreteria di trasparenza e lotta contro la corruzione, si è avviato un colloquio con le Nazioni Unite per l’installazione di una Commissione internazionale contro l’impunità in Honduras (CICIH), una delle più sentite richieste del popolo honduregno, si sono concesse ampie facoltà e autonomia all’Unità fiscale specializzata contro reti di corruzione (UFERCO) e si è formata nel Congresso Nazionale una Commissione anticorruzione.
Diverse sono anche state le misure prese in materia di salute, educazione e tutela dell’ambiente, come la creazione di “battaglioni verdi” per la difesa delle riserve forestali e la lotta al taglio illegale dei boschi.
“È come camminare su un terreno minato, però andiamo avanti. Questo modello privatizzatore e di spietata accumulazione di ricchezze sta vivendo la sua fase più brutale e distrugge tutto. Sono capaci di fare qualsiasi cosa pur di assicurare i propri profitti.
Ho ricevuto un Paese in rovina e sto gettando le basi dello sviluppo umano, il rispetto dell’ambiente e la giustizia. Il futuro è nostro, niente è immutabile, la storia la fanno i popoli, attraverso la dialettica, tendendo sempre verso la liberazione dei più svantaggiati”, ha concluso Castro.
“Il nuovo governo si è ritrovato con uno Stato assolutamente degenerato, ovvero che non compie le sue funzioni sociali a beneficio della popolazione, ma ridotto a un meccanismo per arricchire ulteriormente le classi dominanti.
Stiamo parlando della nuova oligarchia nazionale, legata principalmente al capitale multinazionale colombiano, israeliano e statunitense, e a settori della politica tradizionale corrotta”, spiega Gilberto Ríos Munguía, analista politico e dirigente di Libre.
“La corruzione è strettamente vincolata al sistema e modello capitalista. Si stima che, a causa della corruzione, si perdano ogni anno circa 3 miliardi di dollari, ovvero quasi il 33% del bilancio dello Stato.
Combattere questo stato di cose è imprescindibile, anche se ci porta in rotta di collisione con l’oligarchia e i grandi capitali. Il governo, da solo, non ce la può fare. Ha bisogno di tutto l’appoggio possibile”.
Aspettative infinite
“Le aspettative della popolazione sono molto grandi e le risposte finora si sono focalizzate nello smantellare il sistema lasciato dal regime di Juan Orlando Hernández, nell’eliminare l’ancoraggio della dittatura”, afferma il sociologo Eugenio Sosa.
“Oltre a varie leggi che sono state abrogate, si interverrà per rinegoziare i contratti con le imprese termiche o produttrici di energia, che hanno approfittato della rete di corruzione pubblica dopo il colpo di Stato del 2009. Ciò segue la logica di smantellare l’apparato della dittatura”.
Tuttavia, assicura l’altresì direttore dell’Istituto nazionale di statistica (Ine), la maggiore aspettativa sta in ciò che si farà per affrontare e risolvere i grandi problemi del Paese, soprattutto la necessità impellente di posti di lavoro dignitosi e di arginare l’insicurezza e la violenza.
“La gente si trova tra la disperazione per la situazione economica e sociale e la speranza politica di un cambiamento reale. Si percepisce che continua a dare sostegno alla presidentessa, in attesa che, una volta affrontata la fase più difficile, possa dare segnali più forti, più contundenti.
La verità – continua Sosa – è che Xiomara (Castro) si è aggiudicata la presidenza, ma l’oligarchia mantiene il potere ed è pronta a imporre limiti al governo, se solamente provasse a toglierle dei privilegi. L’abbiamo visto nei giorni scorsi, quando si è toccato il tema energetico”.
Per Sosa, i prossimi mesi saranno cruciali.
“Si avvicina l’elezione dei magistrati della Corte suprema di giustizia e quella del Procuratore generale. Si ha bisogno di una maggioranza qualificata dei due terzi dei deputati, e non sarà facile convincere i membri dei partiti tradizionali. Non ci sono nemmeno voti certi per promuovere delle consultazioni popolari”.
Inoltre ci sono fili, meccanismi e attori del vecchio regime che continuano a lavorare attivamente per boicottare qualsiasi tentativo di promuovere degli effettivi cambiamenti strutturali.
“Sembra che rendere il cambiamento più radicale e profondo in questo momento non sia ancora possibile. Siamo ancora con le mani legate e non abbiamo la forza politica per farlo.
In questo senso – continua Sosa – sarà fondamentale ridisegnare l’ingegneria dell’apparato amministrativo statale e prendere il controllo delle istituzioni, dove ancora la maggioranza dei quadri intermedi risponde agli interessi del vecchio regime”.
“I ministeri sono occupati da gente giovane, da persone che vengono dalla lotta contro il golpe e contro il regime di Juan Orlando (Hernández). Nella misura in cui questo governo riuscirà a consolidarsi, potrà mostrare il suo vero volto e la sua capacità operativa”, spiega Ríos Munguía.
Successi e sfide
Il Centro Studi per la Democrazia (Cespad) ha reso pubblico il documento “Quattro mesi di gestione: successi e sfide del governo di Xiomara Castro”, in cui si fa una prima valutazione centrata su temi basilari quali lo stato di diritto e diritti umani, trasparenza e lotta alla corruzione, giustizia ambientale.
Cespad ha considerato positivo lo sforzo del nuovo governo per modificare le priorità nazionali, rafforzando il ruolo dello Stato nello sviluppo nazionale, revocando la privatizzazione dei beni pubblici e recuperando la spesa sociale.
Allo stesso tempo, ha manifestato preoccupazione per l’alto livello del debito pubblico e delle spese militari, così come per “i deboli segni verso la smilitarizzazione dello Stato e della società”.
Il rapporto ha messo in evidenza “progressi notevoli nell’ambito dell’anticorruzione e trasparenza”, così come nella “gestione territoriale ed ambientale”. Tuttavia, segnala anche la necessità di sviluppare rapidamente “azioni politiche strategiche, volte a smantellare la politica estrattivista di depredazione del territorio e la politica agraria di concentrazione della terra”.
In quanto ai diritti delle donne, Cespad sollecita le nuove autorità a stabilire “una rotta strategica per far sì che le richieste storiche delle donne vengano gradualmente trasformate in politiche pubbliche.
Tra le grandi sfide della nuova amministrazione Castro, il rapporto sottolinea la rinegoziazione del debito pubblico e la riduzione delle spese militari, maggiori risorse per gli investimenti pubblici e per affrontare le grandi problematiche che riguardano i settori storicamente esclusi della società honduregna.
Tra gli altri punti, procedere alla trasformazione, democratizzazione e smilitarizzazione dello Stato e della società, attuare una riforma agraria con un approccio di genere, proseguire con la rimozione della normativa e del modello estrattivista e avanzare nella realizzazione di un sistema di giustizia indipendente.
Potere popolare
Secondo Ríos Munguía, per il governo è fondamentale lavorare lungo tre assi strategici: consolidare il partito e la sua struttura a livello nazionale, mantenere un’alleanza pluripartitica fin dove sia possibile, rafforzare la relazione, collaborazione e interscambio col movimento sociale e popolare.
A dicembre dell’anno scorso, prima dell’insediamento di Xiomara Castro, la Commissione di transizione installò vari tavoli dove i diversi settori della società honduregna presentarono le loro richieste [6].
In particolare, la Commissione di transizione per i movimenti sociali contemplò tre direttrici: sovranità nazionale, accesso alla terra per gli indigeni ed i contadini, insediamenti umani; estrattivismo, difesa dell’acqua, ambiente, benessere animale ed autonomia; istituzionalità pubblica dell’ambiente, della terra e del territorio.
Da questi incontri emersero 33 proposte e si passò alla fase successiva, cioè la ricerca dei mezzi legali e dei fondi per supportarle.
A metà del maggio scorso, si realizzò l’Incontro nazionale del potere popolare per la rifondazione, in cui decine di attivisti e organizzazioni si riunirono con l’obiettivo di avanzare, dall’autonomia dei movimenti sociali, verso la rifondazione della società, mediante l’elaborazione di proposte che il nuovo governo dovrà implementare.
“Non ci potranno essere cambiamenti senza l’appoggio popolare. Propendo per una forte alleanza e unità del movimento sociale e popolare col governo, in piena autonomia e basato su proposte programmatiche”, ha affermato Sosa.
Note:
[1] http://www.rel-uita.org/honduras/amnistia-justicia-y-reconciliacion/
[2] http://www.rel-uita.org/honduras/estado-se-responsabiliza-por-el-asesinato-de-vicky-hernandez/
[3] https://www.peacelink.it/latina/a/49151.html
[4] https://www.peacelink.it/latina/a/49126.html
[5] https://www.peacelink.it/latina/a/49117.html
[6] https://nuevanicaraguaymas.blogspot.com/2022/01/honduras-es-un-volcan.html
Fonte: LINyM
Traduzione dallo spagnolo di Adelina Bottero