Volutamente abbiamo utilizzato nel titolo una parafrasi delle parole di Molinari, Direttore de La Repubblica
L’evento di ieri sera ad Almese (TO): “Contro la violenza sulle donne e contro la violenza sulla valle di Susa e sulla terra tutta”, corredato dalla mostra di Marioluca Bariona al Ricetto con foto e un video a documentazione della lotta Notav in Valsusa e dalla conferenza indetta al Teatro Magnetto, rende tutt’altra immagine di queste donne, due delle quali, Nicoletta Dosio e Dana Lauriola, hanno scontato condanne semplicemente per aver “speakerato” ed essere state presenti ad una manifestazione in autostrada nella quale, in sostanza, gli automobilisti sono stati diretti verso un casello aperto in cui era possibile passare senza pagare il pedaggio. Terrorismo, si evince dalle parole Molinari: “quel che resta del terrorismo italiano degli anni Settanta“, pronunciate in diretta nazionale nella trasmissione dell’Annunziata.
Sul palco sono intervenuti:
– Ombretta Bertolo, Sindaca di Almese
– Sara Gamba, Assessora con deleghe a: Cultura, Turismo, Commercio, Sport e Giovani
– Virna Suppo, Presidentessa Associazione Cumalè
– Marioluca Bariona, fotoreporter
– Monica Montabone Giulia Casel, Fomne Contra’l Tav
– Mamme in Piazza per la Libertà di Dissenso
– Valentina Colletta, Avvocata penalista
– Nicoletta Dosio
– Dana Lauriola
Ha moderato la collega Anna Olivero
In sala è stato proiettato il docufilm di Marioluca Bariona, sullo schermo durante l’evento sono state poi fatte scorrere le sue foto. Gli interventi sono stati inframezzati dalla lettura delle lettere di Dana dal carcere.
Molti i temi trattati, il filo conduttore è stato la repressione, del dissenso, della protesta, la repressione attuata dalla cultura patriarcale anche sul corpo delle donne.
La coscienza sociale, il senso di collettività, il noi al posto dell’io, sono stati inequivocabili in tutti gli interventi. Una coscienza sociale che queste donne esprimono col dissenso, la protesta, giocandosi in prima persona, mettendo il corpo a disposizione di una lotta per principi che considerano giusti.
L’aver messo in carcere Nicoletta Dosio e Dana Lauriola sembra essere stato davvero “un autogol”, ora tra le loro lotte c’è anche quella contro le carceri e i CPR, peraltro in linea col carattere di eccezionalità della detenzione sancito nel dettato costituzionale. Se l’azione giudiziaria nei confronti di queste donne è stata ispirata dal tentativo di zittirle, di “fiaccarne” la determinazione a lottare per ciò che loro considerano giusto, questo è stato praticamente un flop senza precedenti.
Le Fomne Contra’l Tav si costituiscono a partire dal presidio di Venaus del 2007, sono una delle molteplici espressioni della galassia Notav. Sono l’espressione della voce delle donne all’interno del movimento la cui lotta dura da quasi trent’anni. Una voce forte, resiliente, consapevole, com’è senza dubbio emerso dagli interventi di ieri sera. Chi dovesse pensare di poter “annientare” questo movimento con la repressione sembra a tutti gli effetti aver fatto piuttosto male i propri conti.
Mamme in Piazza per la Libertà di Dissenso: “Siamo convinte che la democrazia non possa esistere dove non si possano esprimere il dissenso e la conflittualità sociale“.
Valentina Colletta: “Nell’estate del 2011 il mio interessamento è stato dettato da ciò che apprendevo sulla repressione. Ritenevo insopportabile che venissero repressi. Non si può nascondere che Procura e Tribunale Torinesi sono all’avanguardia sotto il profilo repressivo e sono esempio un po’ in tutta Italia“.
Nicoletta Dosio: “La libertà non è mai una condizione individuale. La libertà è anche gioire delle bellezze di questo mondo, ma non lo puoi fare da egoista pensando solo a te stessa “.
Dana Lauriola: “Non puoi essere un po’ libero e un po’ no, non puoi essere libero in una società in cui c’è chi e libero e chi no. Per essere veramente liberi bisogna essere tutti liberi”.
Difficile capire se Molinari sia stato “iniziatore” o “megafono” di un’operazione che di fatto appare di “propaganda” verso chi non ha gambizzato nessuno, non ha ucciso nessuno, non ha piazzato nessuna bomba, non ha operato nessuna strage. Talune parole, talune iperboli accusatorie contenute negli atti dei fascicoli a carico di chi lotta nella base sociale, destano forti perplessità. Sono ben altri gli atti oggettivamente qualificanti di attività terroristica. E’ quindi inevitabile domandarsi le ragioni per le quali si stia operando quella che appare a tutti gli effetti come un’oggettiva mistificazione, che in tutta franchezza appare a tratti anche inquietante.
L’atmosfera di ieri sera, lo abbiamo constatato con un certo stupore, è la stessa respirata a Riace, come lo stesso è il filo conduttore della repressione dello Stato, come a Riace fuori dalla sala c’erano dei libri, questa volta non di Mimmo Lucano ma di Nicoletta Dosio ed Emilio Scalzo, quest’ultimo anche lui protagonista di una vicenda giudiziaria in Francia che ne ha visto il proscioglimento.
Difficile non riflettere su uno Stato che appare spaventato e oltremisura contrariato da questa solidarietà sociale, da questo senso di collettività, da questo anelito alla qualità della vita, Stato che dà l’impressione di rispondere con aggressività, se non addirittura con violenza.
La sensazione è stata precisa: per usare un’iperbole lo Stato sta concretamente rischiando di essere vissuto da queste Fomne (donne) come l’equivalente di un convivente violento.
La dichiarazione di Dana Lauriola: