«Ci rivolgiamo a voi, cittadine e cittadini di Russia, affinché chiediate al vostro governo di porre fine a questa ‘Operazione militare speciale’ che causa morte, sofferenze e distruzioni». Comincia così l’appello (anche in russo) promosso dalla coalizione per la pace StoptheWarNow che ha lanciato la campagna #ALPOPOLORUSSO e che si rivolge ai cittadini russi perché continuino la resistenza contro il conflitto in Ucraina. «Gli ucraini – continua l’appello – sono vostri fratelli, sono nostri fratelli come anche voi lo siete per noi. Queste violenze stanno colpendo soprattutto i civili e per questo ci rivolgiamo alla società civile. Riprendiamo in mano il destino della nostra Storia e chiediamo di fermare ogni forma di violenza. Ve lo chiediamo in ginocchio a nome delle vittime: pretendete dal vostro governo la fine della guerra!».
«Per far sì che il nostro messaggio di Pace arrivi a quante più cittadine e cittadini russi possibile, ci rivolgiamo – spiegano a StoptheWarNow – alla società civile, alle istituzioni e agli enti pubblici e privati affinché contribuiscano a diffondere l’appello, esponendolo sulle facciate delle proprie sedi o tramite manifesti per le strade della città». Alla campagna si può aderire come si può aderire alla coalizione che ha già raccolto il sostegno di oltre un centinaio di sigle dell’associazionismo italiano e oltre un migliaio di firme di cittadini e che sta lavorando per estendere il raggio di azione a livello europeo: tramite il sito stopthewarnow.eu. La coalizione è la stessa che oltre un mese fa si era recata a Leopoli per una simbolica marcia della pace e che ora lavora alla creazione di tre postazioni fisse a Leopoli, Kiev, Odessa.
I promotori iniziali della campagna StoptheWarNow sono stati soprattutto i gruppi cattolici tra cui in particolare l’Associazione Papa Giovanni XXIII, che collabora con l’Atlante delle guerre (che ha aderito alla coalizione). Gianpiero Cofano, che proprio ieri rientrava in Italia dall’Ucraina con un gruppo di civili in fuga dalla guerra, spiega: «Questo appello vuole rompere un silenzio sulla possibilità di dialogo che fa strage tanto quanto le armi. È un appello che non ha toni aggressivi e che, benché rivolto ai russi, parla anche agli ucraini che il cirillico lo leggono. È un modo per dar voce anche a chi non può averla e rischia la galera solo pronunciando la parola pace».