Fermare l’agricoltura biologica per aumentare le rese produttive e arginare la minaccia di una crisi alimentare globale, aggravata dalla guerra in Ucraina.
“Di fronte alla minaccia di una crisi alimentare globale, aggravata dalla guerra in Ucraina, è necessario rinunciare all’agricoltura biologica per ottenere rese produttive maggiori” – questa la teoria del Ceo del colosso agrochimico svizzero-cinese con sede a Basilea, Erik Fyrwald, in un’intervista al quotidiano svizzero NZZ am Sonntag e rilanciata dall’agenzia di stampa ATS.
L’affermazione ha provocato uno scossone in Italia, dove è fresca l’approvazione di una legge sul biologico. A sollevare il caso è la Coldiretti: “L’attacco della multinazionale Syngenta al biologico – dice Coldiretti – colpisce direttamente l’Italia che è leader europeo nel numero di imprese agricole bio con ben 70mila produttori e oltre 2 milioni di ettari coltivati”.
In Italia le superfici dedicate alle coltivazioni “bio” coprono oggi quasi il 16% del totale, il doppio rispetto alla media dei paesi europei che si attesta all’8%. I prodotti bio finiscono nel carrello della spesa di quasi due italiani su tre (64%) con le vendite totali che nell’ultimo decennio sono più che raddoppiate, tanto che nel 2021 hanno sfiorato il valore record di 7,5 miliardi di euro, tra consumi interni ed export.
“Oggi – prosegue Prandini – l’agricoltura italiana è la più green d’Europa, con 316 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 526 vini Dop/Igp, 5333 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola, la leadership nel biologico e nella biodiversità ma anche il primato della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari”.
In sostanza, Fyrwald sostiene che di fronte al fatto che i Paesi ricchi “hanno l’obbligo di aumentare la loro produzione agricola per evitare una catastrofe globale” e che le rese dell’agricoltura biologica possono essere inferiori fino al 50% a seconda del prodotto, “la conseguenza indiretta è che le persone muoiono di fame in Africa, perché stiamo mangiando sempre più prodotti biologici”, senza contare il gran consumo di terra del bio, la produzione di Co2 e gli alti profitti dovuti al fatto che i consumatori sono pronti a pagare molto di più per gli acquisti bio.
Inoltre, la situazione climatica ed ecologica dell’Africa è sempre più minacciata dalla zootecnia, dalla monocultura intensiva ricca di pesticidi e da modelli coloniali di industrializzazione dell’agricoltura come il Progetto Agra, finanziato dalla Fondazione Bill&Melinda Gates che proprio l’anno scorso ha sancito il suo fallimento su tutti i fronti, a partire dall’utilizzo di sementi transgeniche.
Inoltre, il fatto che Syngenta si esprima sulla questione fa rabbrividire. Come riporta il Fatto Quotidiano, “In passato la multinazionale svizzero-cinese è stata al centro di cause e di polemiche per le speculazioni effettuate su mais Ogm di sua produzione. Negli Stati Uniti affronta cause da parte di agricoltori e compagnie di navigazione per quanto riguarda il mais geneticamente modificato Viptera. I querelanti, in quasi 30 stati, sostengono che l’introduzione di Viptera da parte di Syngenta abbia abbassato i prezzi del mercato del grano negli Stati Uniti, causando danni finanziari, e che la multinazionale abbia agito in modo irresponsabile facendo troppo poco per consentire alle compagnie di navigazione di esportare il grano nei porti autorizzati, agendo in questo modo sui prezzi”.
Nel 2021 i tribunali brasiliani hanno ribadito la responsabilità legale della compagnia per l’omicidio di Valmir de Oliveira, contadino brasiliano conosciuto come Keno, e per il tentato omicidio di Isabel de Souza Nascimento. Entrambi erano membri di Via Campesina e nel 2007 sono stati vittime degli attacchi da parte di guardie armate, avvenuti per volere della multinazionale. I contadini di Via Campesina avevano protestato contro gli esperimenti illegali sugli Ogm condotti da Syngenta.
“A decidere cosa produrre non può essere di certo la cinese Syngenta”, afferma Prandini. il colosso cinese ChemChina ha acquistato la multinazionale Syngenta nel 2017 per 43 miliardi di dollari. ChemChina nel frattempo si è unita a Sinochem, dando vita a una holding petrolchimica da 150 miliardi di dollari. In Italia ha anche tentato, senza successo, di acquisire la Verisem. Il presidente di Coldiretti conclude dicendo che l’aumento della produzione “deve essere ottenuto salvando aziende e stalle”.