In seguito all’inerzia del governo del presidente Gotabaya Rajapaksa di fronte alla diffusa protesta popolare in Sri Lanka, venerdì sindacati e organizzazioni della società civile hanno indetto uno sciopero generale.
Migliaia di lavoratori dei settori dei trasporti, della sanità, dell’educazione e dell’energia hanno aderito allo sciopero in tutta l’isola, paralizzando gran parte dei servizi.
Aree commerciali chiave come Fort – il principale centro commerciale del paese a Colombo – sono state completamente chiuse, così come intere strade di negozi e piccole imprese in tutto il paese.
Il Centro di Coordinamento Sindacale (TUCC) ha avvertito che lo sciopero generale potrebbe prolungarsi ad oltranza dall’11 maggio, se il governo e il presidente non prendono provvedimenti per rispettare la volontà del popolo, che chiede le loro dimissioni.
Da parte sua, il governo, lungi dal cedere alle richieste popolari, ha indurito la sua posizione decretando lo stato di emergenza a partire dalla mezzanotte di venerdì, al fine, secondo il comunicato ufficiale, di “proteggere l’ordine pubblico e mantenere i servizi essenziali”.
Media locali come il Colombo Page hanno riferito che l’ordine degli avvocati dello Sri Lanka ha espresso preoccupazione per la mossa del governo, sollecitando il presidente a revocare la misura “poiché non costituisce una soluzione agli attuali problemi del paese”.
L’ordine degli avvocati “è fermamente convinto che il diritto di protestare e di dissentire siano aspetti importanti dei diritti fondamentali degli individui, compresa la libertà di espressione e la libertà di riunione pacifica”.
Il testo aggiunge che “qualsiasi restrizione imposta dalla legge a questi diritti deve essere proporzionata e ragionevole. Ribadiamo che lo stato di emergenza non deve essere usato per reprimere proteste e dissensi pacifici, né per effettuare arresti e detenzioni arbitrarie. Allo stesso tempo, le proteste devono essere nonviolente e rimanere sempre pacifiche”.
L’avvertimento non è casuale. In precedenza, la polizia aveva usato gas contro i manifestanti che tentavano di sfondare le recinzioni che circondano il Parlamento. Nonostante la repressione, gli studenti hanno continuato la protesta e deciso di occupare il vicino Diyatha Uyana Park.
Mentre la rabbia popolare si concentra sul governo nepotistico della famiglia Rajapaksa, molti ora chiedono le dimissioni di tutti i 255 parlamentari. Come ha detto un giovane manifestante, “Gota (Gotabaya Rajapaksa, l’attuale presidente) dovrebbe andarsene, ma è il simbolo di un sistema, quindi non solo i Rajapakas, ma tutti i ladri dovrebbero andare a casa.”
Molte organizzazioni considerano lo sciopero generale l’unico modo per far sentire al governo la stanchezza della gente per i prezzi alti, l’inflazione e la corruzione diffusa.
Lo sciopero è considerato il più grande degli ultimi 69 anni. Nel 1953 infatti una rivolta popolare di massa attuò la disobbedienza civile contro il governo di Dudley Senanayake per i tagli da esso attuati, in particolare al sussidio per il riso. Il padre dell’allora primo ministro, Don Stephen Senanayake, guidò il movimento per l’indipendenza dalla Corona britannica ed è considerato il “Padre della Nazione”.
Traduzione dallo spagnolo di Anna Polo