Al presidio organizzato a Milano dalla Rete Sostenere Riace in occasione dell’inizio del processo d’appello a Mimmo Lucano e ad altri 17 imputati la prima cosa che colpisce è la presenza palpabile e viva, testimoniata da striscioni, cartelli e soprattutto persone, delle tante esperienze concrete di accoglienza, solidarietà e difesa dei diritti umani e dei beni comuni. Esperienze che trovano in Mimmo Lucano e in Riace un modello e un riferimento fondamentali.
I tanti interventi – da Giovanna Procacci e Corrado Mandreoli della rete, all’ASGI, a Don Massimo Mapelli, a Luca di Rimflow, a Erica Rodari del Comitato milanese acqua pubblica, a Giuseppe Teri della Scuola Caponnetto – sono legati da concetti in fondo semplici e fondamentali: l’importanza di far sentire a Mimmo Lucano la vicinanza di tutti quelli che non si arrendono alla criminalizzazione della solidarietà, definita un vero e proprio tradimento della Costituzione, la difesa di un modello di accoglienza che parte dagli ultimi, Riace come esempio di speranza e di costruzione di un futuro migliore, Riace bene comune, il collegamento tra il cammino per la pace e quello di accoglienza e integrazione dei migranti. Un collegamento visibile anche nell’opera di manipolazione e degradazione che colpisce chi si oppone alla guerra e chi pratica la solidarietà. Insomma, “se stai con Lucano sei un putiniano.”
L’udienza successiva del processo d’appello è fissata per il 6 luglio. Nel frattempo sarà fondamentale diffondere nell’opinione pubblica la verità su un’esperienza per i diritti di tutti, preziosa e ammirata in tutto il mondo, trasformata con cinismo, malafede e arroganza in un’impresa criminale a vantaggio di pochi.
Foto di Rosetta Penna, Nadia Boaretto, Maurizio Merlotti, Renato Napoli e Guglielmo Spettante