“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.(…)”.
Art 21 – Costituzione Italiana
Un progetto di comunicazione in materia di migrazioni e asilo, un servizio pubblico per chi a vario titolo si occupa di questo tema, un lavoro di monitoraggio e denuncia degli abusi e delle prassi lesive dei diritti umani e sociali, uno spazio di condivisione dei saperi libero e gratuito: questo è, da ormai 26 anni, il progetto Melting Pot Europa.
La continua ricerca della qualità dei nostri contenuti, una corretta informazione e la verifica delle notizie che pubblichiamo sono sempre state e, continuano ad essere, alla base del nostro impegno, ma raccontare la verità, denunciare comportamenti e prassi illegittime, far emergere le violazioni che colpiscono in maniera sempre più efferata le persone che migrano, i casi di cattiva o affaristica accoglienza dei richiedenti asilo è scomodo e lo è sempre di più.
Il 16 maggio inizierà il processo penale nei confronti della direttrice responsabile di Melting Pot Barbara Barbieri e della collaboratrice Giulia Ognibene. A portare in tribunale la nostra testata giornalistica è la Cooperativa Caleidos di Modena, che ha scelto di procedere penalmente contro di noi per il reato di diffamazione.
L’articolo “incriminato” è quello dell’8 gennaio 2018 – “Denunciata e minacciata di finire in strada perché rivendica i suoi diritti: una donna richiedente asilo e il suo bambino vittime della cattiva accoglienza a Modena” – al quale abbiamo ampiamente concesso il diritto di replica il 2 marzo 2018 (La cooperativa Caleidos replica all’articolo di Giulia Ognibene).
In un articolo successivo abbiamo poi fornito una esaustiva trattazione rispondendo punto per punto alla replica di Caleidos (La versione della coop. Caleidos: «Una replica scontata e irrispettosa dei diritti della giovane madre»).
Ora in aula la nostra difesa sarà affidata all’avvocata Marina Infantolino e all’avvocato Massimo Cipolla.
Questo processo non è il primo. Anche in passato siamo finiti sul banco degli imputati per aver denunciato direttamente, oppure insieme ad attiviste e associazioni, situazioni di cosiddetta “mala accoglienza”, ma sempre più spesso stiamo registrando nei confronti della nostra testata giornalistica querele e/o minacce di querele, che ci preoccupano.
Più in generale ci preoccupa la tendenza di una comunicazione che si fa “di guerra”, in cui gli spazi del diritto alla critica e l’espressione di altri punti di vista si stanno via via restringendo.
Se quindi dobbiamo schierarci, essere pro o essere contro, noi non abbiamo dubbi, scegliamo di stare sempre e comunque dalla parte dei diritti, continuando il nostro lavoro di informazione e denuncia, continuando a raccontare la verità dei fatti.
“L’attività del giornalista, attraverso qualunque strumento di comunicazione svolta, si ispira alla libertà di espressione sancita dalla Costituzione italiana ed è regolata dall’articolo 2 della legge n. 69 del 3 febbraio 1963: “È diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà d’informazione e di critica, limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede (…)”
Testo Unico dei doveri del giornalista del 22.01.2019
Redazione di Melting Pot e coop. Tele Radio City s.c.s onlus – editrice della testata giornalistica