Dopo un blocco del traffico durato più di due ore di fronte all’ingresso del Pala Alpitour gli attivisti di Extinction Rebellion hanno bloccato gli ingressi alla finale dell’Eurovision
Sono stati trascinati via di peso dalle forze dell’ordine, 70 persone identificate, 30 in stato di fermo per oltre 1 ora e mezza.
È il giorno della finale di Eurovision. Il mondo intero ha accesso i riflettori su Torino. Alle porte del Pala Alpitour, un centinaio di attivisti di Extinction Rebellion è sceso in strada per lanciare un messaggio al mondo intero: parliamo di crisi ecoclimatica.
Intorno alle 18.30, infatti, un centinaio di attivisti ha invaso le carreggiate di Corso VI Novembre, bloccando completamente il traffico di fronte al Pala Alpituor. Gli attivisti reggevano due grandi striscioni: “Music Declares Climate Emergency” e “No music on a dead planet”. Alcuni di loro era incatenati al collo a coppie, altri si sono incollati all’asfalto. Intorno alle 20.00 gli attivisti hanno sciolto la manifestazione per poi ricomparire in sit-in davanti agli ingressi principali.
Le forze dell’ordine, dopo aver tollerato un blocco del traffico di diverse ore, hanno invece subito intimato a tutte le persone presenti di lasciare l’area d’ingresso, le quali si sono però rifiutate di alzarsi. È cosi partito lo sgombero della zona: tutte le persone sono state trascinate via di peso dagli ingressi e accerchiate da un grosso cordone di agenti in assetto antisommossa. Circa 70 persone sono state identificate e 30 sono rimaste in stato di fermo per circa un’ora e mezza.
Si conclude così una settimana intensa di azioni di disobbedienza civile nonviolenta da parte di Extinction Rebellion, in quella che gli attivisti hanno chiamato EuroRebellion. Domenica 9 maggio, tre attivisti hanno invaso il Turquoise Carpet durante il gala di inaugurazione, interrompendo l’intervista di Blanco e Mahmood. Mercoledì 11 maggio, altri attivisti travestiti da Maneskin si sono incatenati di fronte all’ingresso dell’Eurovillage, al Parco del Valentino. Ogni giorno, tantissimi aereoplanini di carta sono stati lanciati sui palchi durante i concerti, per chiedere agli artisti di parlare di crisi ecoclimatica. Roy Paci, Davide Shorty e The Sweet Life Society hanno raccolto l’appello lanciato da Extinction Rebellion, parlando – dal palco durante i loro concerti – della crisi in atto e ringraziando tutti gli attivisti. Per poi arrivare a ieri sera, con il blocco stradale, il blocco degli ingressi e l’identificazione di massa.
“Abitiamo un pianeta bellissimo, complesso e fragile. Condiviso da miliardi di persone, da molteplici culture, infiniti modi di essere” ha detto un’attivista mentre leggeva il discorso finale. “Vale la pena battersi, per difendere tutto questo e la musica deve prendere il posto che le spetta, a fianco di chi giorno dopo giorno, si mette in gioco per fermare la corsa dell’umanità verso il collasso”.
Gli artisti, i musicisti, hanno un grande potere e possono sfruttare la propria influenza per comunicare l’urgenza di questa crisi, per dare voce a chi non ce l’ha. Da sempre l’arte e la musica hanno svolto un ruolo d’avanguardia, nell’individuare e raccontare le contraddizioni della società, nel dare risonanza e visibilità a temi scomodo.
È il momento che il mondo intero si fermi per parlare della crisi più grande del nostro tempo: la crisi ecoclimatica.