Questa mattina nell’aula D4 del Camupus universitario Luigi Einaudi si è tenuto un seminario sulla rete europea e nazionale dei Garanti a tutela dell’art. 3 della CEDU
Sono intervenuti:
– Dott. Alessandro Albano: Ufficio del Garante Nazionale
– Dott.ssa Monica Gallo: Garante di Torino
– Gli studenti della Clinica Legale di UniTo
Ha moderato la Prof.ssa Cecilia Blengino: Dipartimento di Giurisprudenza di UniTo.
A seguito del pronunciamento della Corte Europea sul sovraffollamento delle carceri, individuato come in violazione dell’art. 3 della Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo, sentenza vincolante, l’Italia ha costituito un organo di garanzia: il Garante Nazionale per i diritti delle persone private della libertà personale.
C’è tuttavia un’anomalia: non c’è un organo di garanzia che tuteli, nella totalità, i Diritti Umani sanciti dalla CEDU. E’ stato creato solo un organismo che tutela i Diritti delle persone nei luoghi di privazione della libertà personale, ove tipicamente può venire violato l’art. 3.
Il Garante Nazionale fa parte della rete del CPT di cui attualmente fanno parte 47 Paesi, benché la Federazione Russa sia stata espulsa dal Consiglio d’Europa.
Prima della costituzione effettiva dell’Ufficio del Garante Nazionale, in Italia erano presenti, a macchia di leopardo, i Garanti territoriali, regionali o comunali. Si è quindi resa necessaria un’armonizzazione tra la rete territoriale e il Garante Nazionale, che attualmente viene realizzata mediante accordi. Al fine di un’armonizzazione della rete è stata creata la Conferenza dei Garanti territoriali.
In quattro regioni italiane non sono presenti i Garanti regionali: Liguria, Basilicata, Sardegna e Calabria. In molte città italiane non sono stati nominati i Garanti comunali pur essendo presenti sul territorio comunale delle strutture detentive.
Gli studenti della Clinica Legale universitaria diretta dalla Prof.ssa Blengino hanno svolto uno studio sui Garanti comunali, individuando diversi aspetti di disomogeneità che riguardano i criteri di nomina, i requisiti richiesti, dotazione di risorse.
Il Garante nazionale ha avviato un’interlocuzione con l’ANCI per la definizione di un protocollo che preveda degli standard minimi per la designazione e le dotazioni del Garante comunale.
Gli ambiti di azione di monitoraggio e raccomandazione di soluzioni alle criticità individuate sono:
– i luoghi di detenzione penale: le carceri per adulti e per minori
– gli uffici delle forze dell’ordine: dove avvengono arresti, interrogatori, detenzioni temporanee
– i luoghi di privazione della libertà personale delle persone migranti: i centri per rimpatri, gli hot spot, il trasferimento verso il Paese designato nell’ambito dei rimpatri forzati
– la salute: i luoghi delle strutture socio-sanitarie assistenziali in particolare i reparti dove vengono praticati i trattamenti sanitari obbligatori (TSO), le residenze per anziani e per disabili
– luoghi di quarantena: navi quarantena, Covid hotels
Perché è importante, per chi è soggetto a tortura o pene disumane o degradanti, interloquire con un/una Garante?
Innanzitutto va detto che il colloquio col Garante non può per legge venire ascoltato o intercettato da alcuno, sia esso un membro delle forze dell’ordine o un addetto del personale della struttura nella quale la persona si trova di fatto in stato di privazione della libertà personale.
Il Garante ha funzioni di monitoraggio e raccomandazione di soluzioni laddove sussistano delle criticità, inoltre ha facoltà di pubblicare le criticità riscontrate e le soluzioni raccomandate.
La facoltà di pubblicare rapporti sulle criticità, ove esse rappresentino una violazione di legge, data l’obbligatorietà dell’azione penale da parte dei Magistrati, può costituire fonte d’indagine. Il Garante diventa quindi fonte autorevole di riscontro per l’avvio o il proseguo di indagini della Magistratura. Il Magistrato ha facoltà di sentire il Garante in indagini che riguardano i luoghi di privazione della libertà personale di competenza.
A Torino abbiamo due esempi: il processo a carico di Minervini, Alberotanza e gli agenti penitenziari per i fatti occorsi al Lorusso e Cotugno, e le indagini a carico di Spataro e Pitanti di GEPSA e di agenti di polizia per la morte di Moussa Balde al centro per rimpatri. In entrambi i casi i Garanti sono stati fonte per le indagini.
Le raccomandazioni pubblicate, che rappresentano, per usare un iperbole, una stesura di panni sporchi dello Stato, diventano di fatto uno strumento di pressione affinché le situazioni critiche siano sanate e non si ripresentino in futuro.
In particolare il Garante Nazionale pubblica rapporti, ma pubblica anche le eventuali risposte a tali rapporti, cosa che permette alla cittadinanza di valutare la disponibilità, la qualità e la competenza degli organi coinvolti nel rapporto.
La dichiarazione del Dott. Albano dell’Ufficio del Garante Nazionale (durata 3:22):