Le Proposte al convegno nazionale di Roma.
Annunciato un disegno di legge per l’istituzione di una Giornata Nazionale per le Vittime dell’amianto al Convegno nazionale di Roma. La senatrice Tatjana Rojc” Mai più l’oblio del Paese sui lavoratori morti a causa dell’amianto”! Proposte linee guida per i consulenti tecnici nei procedimenti giudiziari.
Un disegno di legge per l’istituzione di una Giornata Nazionale per le Vittime dell’amianto, affinché non scenda l’oblio del Paese nei confronti di chi, lavoratore, è morto a causa delle sue fibre killer e per qualcosa di cui non aveva colpe: è quanto ha annunciato la senatrice Tatjana Rojc al convegno nazionale di venerdì scorso a Roma su “Amianto e Mesotelioma: tutti innocenti?
“Basta con la giustizia bifronte e schizofrenica che punisce due volte i lavoratori morti a causa dell’amianto, respirato nei luoghi di lavoro!” Questo in sintesi il messaggio forte scaturito dalla intensa giornata di lavoro, organizzata in collaborazione con 11 associazioni da tempo in lotta per il riconoscimento dei diritti delle vittime dell’amianto e per il riconoscimento delle responsabilità civili e penali, AIEA, AFEVA, AICA, ARASIS, Federazione Nazionale Pro Natura, Gruppo Aiuto Mesotelioma, ISDE, Legambiente, Medicina Democratica e dalla rivista Epidemiologia & Prevenzione.
L’inaccettabile lunghezza dei processi e l’assurda discrepanza fra sentenze diametralmente opposte per situazioni simili sono state infatti al centro del dibattito, in cui sono intervenute autorevoli personalità in campo medico scientifico e giuridico e i rappresentanti delle associazioni. Per questo in particolare l’avvocata Laura Mara, impegnata in numerosi processi per Medicina Democratica e AIEA, ha posto la necessità inderogabile che vengano elaborate delle linee guida a cui i consulenti tecnici dei tribunali si attengano nei procedimenti giudiziari per vittime dell’amianto, per evitare lo scandalo di sentenze troppo discordanti rispetto a casi analoghi.
Innumerevoli i relatori, fra cui Daniele Mandrioli, Direttore Centro di Ricerca sul Cancro Cesare Maltoni, Istituto Ramazzini; Piergiorgio Duca, Università di Milano; Francesco Barone Adesi, Associazione Italiana di Epidemiologia – AIE; Marinella Bertolotti, Resp. Centro Regionale Ricerca Sorveglianza Prevenzione Rischi da Amianto.
A 30 anni dalla legge 257/92 che ha bandito l’amianto dall’Italia la battaglia per il riconoscimento delle responsabilità penali per le vittime è ancora durissima, nonostante l’OMS abbia riconosciuto il nesso di causalità fra amianto, mesoteliomi e carcinomi anche dell’ovaio!
I processi, una quarantina in corso in Italia, sono ingabbiati infatti fra la ricerca cavillosa e pseudoscientifica del momento preciso in cui si innesca il mesotelioma o un carcinoma da amianto, così come emerso dalle relazioni scientifiche.
“La teoria della trigger dose – ha dichiarato Fulvio Aurora, responsabile vertenze giudiziarie di Medicina Democratica e AIEA – è stata considerata dalla Cassazione nel 2015 “frutto di un artificio”, ma da quel momento è stata però inventata la teoria dell’induzione, ovvero si afferma che non si può sapere quando è iniziato il processo di cancerogenesi, quindi non si può individuare chi era in quel momento il responsabile per l’azienda”.
E questo è alla base della durata infinita dei processi e delle troppe sentenze assolutorie e pene irrisorie: su 35 processi solo 8 condanne e 27 assoluzioni!
“Morti senza riposo” sono quindi le vittime dell’amianto, 4.400 in media all’anno, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, uccisi dalle fibre killer respirate sul luogo di lavoro e da una giustizia distratta che non riesce o non vuole individuare i responsabili.
Così come distratti e inadempienti sono stati i dirigenti aziendali che nel tempo non hanno applicato quanto previsto dalle leggi a cominciare dal DPR 303 del 1956 che dice esattamente che i lavoratori devono essere “resi edotti” dei rischi che corrono essendo esposti a polveri o altri agenti nocivi e comunque devono essere protetti per non essere contaminati.
I vari responsabili aziendali avrebbero dovuto proteggerli e non lo hanno fatto, così come è accaduto al Teatro alla Scala, tempio della musica e tomba per oltre una decina di lavoratori, artisti e cantanti!
Il nodo è sempre lo stesso: “Fondamentale nella fenomenologia dei processi è il conflitto di interesse- ha detto Edoardo Bai, epidemiologo, referente ISDE Medici per l’ambiente e Legambiente- si parte male quando una persona esperta, con tanti titoli accademici è pagata abbondantemente da un’azienda che magari poi è la stessa che deve difendere in tribunale!”
“Ci sono situazioni di probabilità e pretendere la dimostrazione assoluta della insorgenza della malattia è al di fuori dalla realtà, neanche la scienza è esatta – ha detto l’ex magistrato e senatore Felice Casson- e la Magistratura deve ispirarsi ai principi costituzionali di tutela del lavoro e della salute: questo deve essere il faro delle decisioni, soprattutto quando ci sono zone grigie. Ma ciò ha a che fare anche con la preparazione, la formazione e con l’etica dei giudici”