Il 4 maggio 1962, una ribellione nota come Carupanazo scoppiò nella città di Carúpano nello stato di Sucre, nel nord-est del Venezuela, contro il governo di Rómulo Betancourt.
Il movimento generato all’interno delle Forze Armate Nazionali negli anni Sessanta del XX secolo era guidato dal tenente comandante Jesús Teodoro Molina Villegas, dal maggiore Pedro Vegas Castejón e dal tenente Héctor Fleming Mendoza, ed è stato sollevato in segno di rifiuto delle politiche neoliberiste di svendita del governo dell’epoca, che ha dato continuità ai 40 anni della Dottrina Puntofijista (adottata dopo gli accordi di Puntofijo).
Furono 350 i militari progressisti che, insieme ai ribelli civili, insorsero contro il governo nazionale, occupando le strade e gli edifici della città, così come l’aeroporto e la stazione di Radio Carúpano.
È stato dalla stazione radio che hanno lanciato il manifesto che avrebbe dato inizio all’insurrezione a nome del Movimento per la Ripresa Democratica, in cui erano coinvolti leader del Partito Comunista del Venezuela come Eloy Torres, Douglas Bravo e Germán Lairet e del Movimento di sinistra rivoluzionaria come Simón Sáez Mérida.
Molti dei suoi protagonisti agirono nello spostamento delle navi da guerra, che nella notte del 22 gennaio e nella prima mattina del 23 gennaio 1958 fu determinante per la definizione dei settori indecisi nella rivolta contro il modello di “democrazia borghese” di Marcos Pérez Jiménez, che assunse sempre di piu’ tratti autoritari e repressivi nei confronti delle classi meno abbienti.
Nel 1962, due parti si contendevano il potere nel Paese: il blocco storico guidato da Rómulo Betancourt con l’alleanza AD-Copei sostenuta da Fedecamaras e dalle gerarchia ecclesiastiche, e la sinistra ribelle che proclamava la liberazione nazionale dalle prolitvhe neoliberiste e repressive.
Quello stesso 4 maggio, in un discorso alla radio e alla televisione, Betancourt presentò le sue argomentazioni per respingere l’azione, definendola un “movimento cubano”, mentre allo stesso tempo attribuì gli eventi a “circa due o tre (funzionari) influenzati dal dottrine totalitarie dell’estrema sinistra”. Questo gli permise di conquistare il favore delle oligarchie economiche, dell’alto clero e del Dipartimento di Stato americano.
“La crisi economica, lo spreco di denaro pubblico, l’ipoteca irresponsabile del Paese, l’appropriazione indebita e l’inefficienza del governo hanno portato il Paese alla peggiore situazione della sua storia e colpito allo stesso modo poveri e ricchi” – questo era il Manifesto delle Forze Armate al popolo e alla nazione venezuelana.
L’ex presidente Rómulo Betancourt attuò una politica di sottomissione agli Stati Uniti e il suo governo fu costantemente segnato dalle persecuzioni contro i settori di sinistra nel Paese.
Infatti, dopo tre giorni di scontri e persecuzioni, il movimento venne soffocato, costituendo però il seme di correnti patriottiche e antimperialistiche, che si sarebbero schiuse 30 anni dopo, il 4 febbraio 1992.
Il 5 maggio, le truppe governative hanno preso il controllo di Carúpano e dei suoi dintorni. Più di 400 persone coinvolte nelle rivolte vennero arrestate, inclusi militari progressisti e civili.
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