Stiamo vivendo un periodo storico di pace oppure di guerre infinite? È una domanda che in molti dovremmo rivolgerci. Cosa dire poi di questi ultimi giorni, ma anche anni, dove tra pandemia, dichiarata, e guerra, non dichiarata, si sta creando con una voluta o meno intenzionalità un’ulteriore divisione di pensiero?
Siamo consapevoli che nell’anno 2022 si stanno combattendo guerre infinite, che spesso neanche conosciamo o ricordiamo? Se si va ad analizzarle variano da motivi religiosi, politici, territoriali in ogni parte del mondo che sia l’Europa, l’Asia, l’Africa, l’America (intesa come continente e non solo come U.S.A.) e in nessun modo si cerca di sedarle.
I dati sui conflitti in corso vengono aggiornati attraverso l’organizzazione statunitense Armed Conflict Location & Event Data Project (ACLED) e l’Upsala Conflict Data Program (UPDC) e dai dati riportati ci si può rendere conto della centinai da conflitti in corso.
L’attuale crisi in Ucraina pone l’attenzione su questo territorio da circa due mesi. Bene, allora si prenda conoscenza che una delle più infinite ostilità è tra Israele e Palestina nel contendersi uno stesso lembo di terra. Quanti migliaia di morti ha provocato questo conflitto che si protrae da decenni?
Da quanto tempo si protrae il conflitto tra Corea del Nord e Corea del Sud? Sono in pace tra loro?
Della guerra nello Yemen cosa sappiamo delle circa 400.000 morti che sono state causate, dato secondo l’ONU?
Cosa è accaduto e cosa sappiamo del conflitto in Nagorno-Karabakh? Si è firmato un accordo, tuttavia i combattimenti non sono mai terminati.
Cosa scrivere ancora dei conflitti in Afghanistan, Pakistan, Iraq, Siria, Myanmar, Burkina Faso, Mali, Niger, Sudan, Nigeria e quale altra lunga lista per dispute di ogni genere?
L’umanità vuole la pace, come in questi ultimi giorni si sta gridando per le strade d’Italia e del mondo? Fermiamoci e ri/flettiamo.
Con questo preambolo ecco che Word Beyond War dal 2014 si batte negli Stati Uniti per l’abolizione dell’istituzione, se così possiamo chiamarla, ma pare che lo sia, della guerra stessa. Il loro è un percorso nonviolento globale contro ogni possibile guerra, per una pace giusta e sostenibile.
Sul loro sito scrivono: “Se la guerra deve mai essere abolita, allora deve essere tolta dal tavolo come opzione praticabile. Così come non esiste una schiavitù “buona” o necessaria, non esiste una guerra “buona” o necessaria. Entrambe le istituzioni sono abominevoli e inaccettabili, indipendentemente dalle circostanze.”
Dall’8 al 10 luglio Word Beyond War propone una conferenza virtuale sull’utopistica (ma quanto?) visione di come può essere organizzato un mondo oltre la guerra. Si confronteranno persone che in tutto il mondo sfidano le cause oppressive del militarismo, del capitalismo corrotto e della catastrofe climatica ponendo le basi per la creazione di un sistema basato su una pace globale giusta e sostenibile.
Saranno tre giorni di panel online, workshop e sessioni di discussione. Verranno esplorati temi di “resistenza” e “rigenerazione” come:
- gli attivisti italiani a Vicenza che hanno frenato l’espansione di una base militare e convertito parte del sito in un parco della pace
- le organizzazioni che hanno smilitarizzato la polizia nelle loro città e stanno esplorando modelli alternativi di polizia centrati sulla comunità;
- i giornalisti che sfidano i pregiudizi dei media tradizionali e promuovono una nuova narrativa attraverso il giornalismo di pace;
- gli educatori nel Regno Unito che stanno smilitarizzando l’istruzione e promuovendo curricula di educazione alla pace;
- le città e università in tutto il Nordamerica che stanno disinvestendo dalle armi e dai combustibili fossili e promuovendo una strategia di reinvestimento che dia priorità ai bisogni della comunità
e molto altro ancora.
Le sessioni della conferenza mostreranno ciò che è possibile esplorando diversi modelli alternativi e ciò che è necessario per la giusta transizione verso un futuro verde e pacifico, comprese le banche pubbliche, le città solidali e il mantenimento della pace disarmato e nonviolento.
La stessa organizzazione promuove il progetto “Border free Blue Scarves” fondato da attivisti con base in Afghanistan. Una sciarpa celeste che “rappresenta il desiderio collettivo, come famiglia umana, di vivere senza guerre, condividere le nostre risorse e prenderci cura della nostra terra sotto lo stesso cielo azzurro”.
Seguendo l’esempio di questi afghani, World Beyond War incoraggia tutti a indossare sciarpe celesti come simboli di pace e sostegno per porre fine a tutte le guerre
Clicca qui per ottenere la sciarpa celeste a sostegno della pace e della nonviolenza.