Pressenza è un’agenzia di stampa con la prerogativa della non-violenza. Crediamo che questo non significhi solo sostenere le lotte non-violente, ma anche un atteggiamento che non sia quello dell’informazione “mordi e fuggi”, tanto meno scandalistica, opportunista, che “usa” (e magari getta…) fatti e persone per fare notizia…
Cerchiamo quindi di fare informazione che tenga conto della qualità, anche nelle relazioni che costruiamo. Questo vuol dire mantenere i contatti, seguire le vicende, avere a cuore le storie (anche personali), le lotte, i movimenti.
In questo pezzo cerco di aggiornarvi rispetto ad una serie di vicende di cui mi sono occupato negli ultimi due anni, per sapere come stanno, a che punto sono o come sono andate a finire…
Eccone alcune:
Risento Alessandra della Voss di Osnago, ricordate la lunga lotta davanti ai cancelli, al freddo? Com’è la situazione ora?
La situazione ad oggi delle lavoratrici e dei lavoratori della Voss dopo un anno e due mesi è che ci sono 14 persone ancora alla ricerca di un impiego, di cui 3 uomini. Il 27 giugno finisce la cassa integrazione straordinaria. Nel frattempo, con la Cisl Lombardia, sono stati fatti corsi di informatica base, corsi di logistica di magazzino e carrellista, corsi di inglese base. Tutti sono iscritti al progetto lavoro della regione. Purtroppo la situazione mondiale e del nostro paese non ci lascia molte buone prospettive. Alcune persone sono state richiamate nella seconda sede dell’azienda, ma non gli hanno dato nessuna certezza per il futuro, gli hanno detto che sicuramente fino a giugno le fanno lavorare e poi non si sa. Io sono una tra i 14 senza lavoro, ma per ora per questioni di salute non ho potuto lavorare.
Intervistai Fortunato Nicoletti meno di due anni fa, incredibile la storia della sua bambina, della sua famiglia. Lo risentii quando lanciarono il progetto del camper attrezzato per portatori di disabilità gravi. E oggi?
Abbiamo imparato a dire che stiamo bene anche se ciò non corrisponde quasi mai al vero, abbiamo imparato ad essere resilienti; perciò, ci basta la stabilità sanitaria di Roberta per farci stare sereni. Di certo la pandemia non ci ha aiutato, ma come sempre abbiamo cercato di trarre qualcosa di buono anche da un dramma come quello.
Nel frattempo, la nostra associazione cresce a ritmi velocissimi, i progetti ci permettono di sostenere tantissime famiglie e quello del camper “Viaggio anch’io” dopo i primi mesi di assestamento ha cominciato a macinare chilometri ed è sold out per i prossimi mesi. Non si Molla!
Le Mani rosse a Roma ci sono ancora?
Mani Rosse Antirazziste prosegue la sua attività sfilando a Padova il primo giovedì del mese alle 17 davanti alla Prefettura e tutti i giovedì a Roma, alle ore 18.30, davanti al Ministero degli Interni, lungo via del Viminale, con ritrovo alle 18.15 davanti al Teatro dell’Opera. Denunciamo le responsabilità italiane nelle stragi dei migranti e condanniamo tutte le guerre, chi le inizia e chi, inviando armi, le alimenta provocando vittime innocenti e nuovi profughi.
Chiedo a Giancarlo come stanno le api:
Le api (almeno qui da noi) non stanno benissimo, abbiamo dovuto invernarle aggiungendo scorte artificiali, le loro naturali non erano sufficienti, tra l’altro non essendo in forma sono anche meno (vengono deposte meno uova) e in primavera sono deboli. Ora stanno lavorando sulle fioriture dei frutti, il problema è che ha piovuto pochissimo e probabilmente daranno poco nettare. Maledetto cambiamento climatico!!!”
E che succede al parco del Ticinello?
Grazie alla mobilitazione dei cittadini il Ticinello manterrà le sue caratteristiche agricole. Purtroppo, nel progetto è rimasta l’area fruitiva attrezzata con un parcheggio illuminato lontano 1,5 chilometri dai caseggiati, questo attirerà ulteriore traffico nel Parco Sud. La Cascina Campazzino, espropriata nel 2006 per diventare centro parco sarà molto probabilmente privatizzata e insieme ad altre 2 cascine sul margine del Ticinello formerà il “distretto della carità” gestito da una fondazione da anni nel business dell’accoglienza. Ma la creazione di un ghetto ai margini della città favorirà l’integrazione? I margini di manovra sono pochi, ma noi andremo avanti.
Mi scrive il grande Maurizio Tritto, che a suo tempo fece 50 giorni di sciopero della fame contro il CPR di Palazzo San Gervasio
È rimasto ben poco dopo quell’esperienza che ha messo a dura prova il mio fisico, e parte della responsabilità è sicuramente attribuibile alla mia improvvisazione e scarsa organizzazione.
La politica locale e quella nazionale hanno continuato ad ignorare l’esistenza del Cpr di Palazzo San Gervasio, così come gran parte della comunità del paese.
D’altro canto, quei cinquanta giorni di sciopero della fame sono stati per me un momento di riflessione personale molto intensa che mi ha dato l’opportunità di stringere rapporti con persone nel mondo delle Associazioni e dell’Informazione che lavorano in modo scrupoloso occupandosi di cause umanitarie.
Attualmente le notizie che trapelano da quel luogo non luogo sono davvero risicate, anche se suppongo che la situazione sia la medesima di qualche mese fa.
È da oltre tre anni che la Procura di Potenza ha avviato delle indagini sul Centro permanente rimpatri Lucano ma non si hanno ancora informazioni su quali siano i tempi per un eventuale procedimento.
La speranza è che la Giustizia non archivi e che non lasci nulla al caso perché reputo che quella della Legge sia forse l’ultima carta da giocare per veder finalmente chiusa per sempre quella VERGOGNA DI STATO.
Pur se sconfortato, non ho ancora perso del tutto le forze e a breve depositerò il terzo esposto che in questo caso verterà esclusivamente sulla Società che gestisce la struttura e su ciò che le ruota intorno.
Un altro sciopero della fame: quello di un maestro elementare, l’estate scorsa, nell’astigiano. Giampiero Monaca cercava di difendere il suo bellissimo progetto “Bimbisvegli”… Come è andata?
Alla fine la preside ha avuto quello che voleva e ha smantellato il progetto, riducendolo a ben poca cosa. Io avrei dovuto scegliere con quali bambini lavorare, dal momento che non avrei più potuto condurre il lavoro trasversale che facevo, ma sarei dovuto “rientrare” nei ranghi, in tutti i sensi. Limitazioni su limitazioni… I genitori hanno resistito alla grande, posso dire un po’ meno le colleghe, ma, si sa, in questi casi “teniamo pure famiglia…”. Così ho deciso di auto-sospendermi, prendendo aspettativa non pagata. Il colpo è stato forte, ma io vado avanti: da una parte continuo a vedere i bimbi della mia vecchia scuola: insieme, nei due pomeriggi in cui il nuovo orario scolastico imposto dalla dirigente Ventimiglia non prevede più lezioni , viviamo un percorso scolastico volontario ed alternativo di “scuola fuori dalla scuola”. Mi chiamano per formazioni a destra e soprattutto a manca…. sono diventato maestro errante e l’approccio bimbisvegli continua a camminare anche su altri sentieri al di fuori di Serravalle d’Asti.
Nel frattempo ospito 8 afghani in casa (a volte avere una casa grande è davvero utile). Insomma, si va avanti, anche se non è facile… ma non mi hanno mai spaventato le strade in salita: “Due strade incontrai nel bosco, io seguii quella meno battuta e questo ha fatto tutta la differenza”.
Baia del re: un luogo da difendere nel complicato quartiere Stadera alla periferia sud di Milano. Due mesi fa si organizzò una manifestazione che ebbe un buon successo. E oggi?
Il due aprile scorso abbiamo organizzato una festa di ringraziamento per tutti e tutte coloro che ci hanno sostenuto in quel momento. Potremmo dire che “abbiamo vinto”, visto che l’ALER si è seduta al tavolo e siamo riusciti a fermare quella minaccia di sfratto, a risolvere la questione del debito e ad avere anche una leggera riduzione dell’affitto. Certo questo ci ha dato forse anche visibilità in quartiere e, dieci giorni fa, qualcuno ci ha strappato la bandiera della pace appesa fuori e ci siamo trovati una grande ZETA disegnata sulla porta. Abbiamo ridipinto la porta sulla strada di un rosso ancor più vivo di prima e stiamo per aprire uno sportello per difendere i diritti sul lavoro. Lunga vita a “Baia del re”.
Il Pratone di San Donato, sud di Milano, è salvo?
Stiamo sempre lottando. Dopo due incontri avuti con amministrazione il 4 e il 21 febbraio abbiamo mandato un’e-mail sui punti discussi per avere delle risposte dalla stessa amministrazione, ancora oggi senza riscontro. Maggiori informazioni qui
E i “dottor Sogni”? Quelli che entravano negli ospedali per stare coi bimbi, le bimbe, con gravi patologie…
Pur nella grande difficoltà di questi due anni durante i quali non era possibile entrare negli ospedali, ma in cui ci siamo inventati tante forme per rimanere in contatto coi bimbi e le famiglie (audio, video, incontri online, fiabe…), il filo della comunicazione è rimasto e la nostra Fondazione non ha chiuso. Ora ci stanno permettendo di rientrare e tra l’altro stiamo facendo una nuova formazione perché vengano assunti nuovi “Dottor Sogni”. Crediamo che questo discorso della CURA, che prima sembrava essere cosa per addetti ai lavori, per pochi, ora sia diventata un discorso generale, complessivo, importante. Speriamo di essere sempre più un ponte tra dentro e fuori l’ospedale con le nostre competenze, che mettiamo volentieri a disposizione. Guardatevi questo dolcissimo video, se avete 10 minuti
Come prosegue la lotta per il diritto all’abitare a Sesto San Giovanni?
La nostra lotta di opposizione sociale e legale a Sesto continua. L’amministrazione leghista nei suoi 5 anni di governo ha cercato di smantellare ogni forma di Stato Sociale realizzata nei decenni precedenti. Centinaia di famiglie fragili colpite e l’unione inquilini hanno resistito e bloccato il progetto di espulsione sociale leghista attraverso presidi, occupazioni, assemblee pubbliche, varie cause e ricorsi che abbiamo sempre vinto. Siamo riusciti anche a coinvolgere il decanato e le parrocchie che hanno preso posizione pubblicamente, l’ex sindaco e vicesindaco, deputati regionali dei 5 Stelle e politici dell’opposizione locale, oltre a pezzi dei centri sociali che hanno partecipato ai picchetti anti-sfratto e alle iniziative. Il prefetto ha dovuto aprire a Sesto un tavolo sull’emergenza abitativa a Sesto, unica città in Lombardia a meritare questa attenzione. Il risultato di tutte queste attività è stato che l’amministrazione leghista ha dovuto piegarsi, assegnando 7 alloggi alle famiglie del residence Puccini che voleva sfrattare senza alcuna soluzione e chiedendo al tribunale di sospendere per 240 giorni tutti gli sfratti che il Comune aveva direttamente promosso contro i suoi inquilini.
Infine, continuiamo a seguire la vergogna dei CPR. Ricordate quando lanciammo la campagna per entrarvi come giornalisti?
Nessun giornalista entrò. Le prefetture, alle richieste che vennero fatte in diverse città, o negarono l’accesso, o neppure risposero. Il Covid in questo periodo fu spesso un’utile scusa. Noi continuiamo, ovunque ci sia occasione, insistiamo, pubblicando le iniziative, le denunce, le lotte che ricordano la violenza, la ferita, di questa nostra presunta e presuntuosa civiltà. I CPR non devono esistere.