Ha attraversato l’Atlantico, come si può constatare in questo articolo, la notizia, inizialmente riportata da Radio Canada lunedì 11 aprile, che personale militare canadese ha addestrato fin dal 2014 membri del Battaglione Azov, “noto per i suoi collegamenti con l’estrema destra” e personale che sfoggiava lo stemma di unità delle SS naziste.
Come riportato nei giorni successivi in un articolo dell’Ottawa Citizen, Efraim Zuroff del Centro Simon Wiesenthal di Gerusalemme ha segnalato che le autorità canadesi non sono state in grado di monitorare adeguatamente il proprio programma di addestramento militare: “È responsabilità del Ministero della Difesa canadese sapere esattamente chi prende parte agli addestramenti. Non c’è dubbio che in Ucraina vi siano elementi neonazisti in diverse forme, sia nel Battaglione Azov che in altre organizzazioni”. Secondo quanto riportato ancora dal quotidiano di Ottawa, fonti della Difesa canadese hanno riconosciuto che lo stemma indossato dal soldato ucraino nelle foto indicate è propriamente l’insegna dell’unità delle SS ucraine che hanno combattuto per i nazisti nella seconda guerra mondiale. D’altra parte diverse fonti di stampa di numerosi altri Paesi occidentali hanno messo in evidenza lo sfoggio di simboli esplicitamente nazisti e neonazisti nelle divise, nei loghi e nelle bandiere di questi gruppi e di queste unità presenti e operanti in Ucraina.
Secondo l’articolo i militari canadesi che addestrano le truppe ucraine hanno ricevuto informazioni per consentire loro di riconoscere loghi, stemmi e insegne associate all’estremismo di destra. D’altra parte, se i soldati canadesi sospettano che le loro controparti ucraine o i partecipanti agli addestramenti abbiano opinioni razziste o appartengano a organizzazioni di destra, tali partecipanti sono esclusi dai programmi di addestramento. Non si fa mistero, peraltro, che il battaglione Azov, incorporato istituzionalmente nelle forze armate ucraine, abbia un profondo collegamento con l’ideologia e la simbologia nazista. E questa non è l’unica unità o organizzazione presente ed operante in Ucraina ad esprimere tali simpatie o orientamenti esplicitamente nazisti o neonazisti.
Si fa riferimento al fatto, ad esempio, che nel 2017 la Joint Task Force ucraina- canadese ha effettuato un briefing proprio sul battaglione Azov, riconoscendo i suoi legami con l’ideologia nazista e confermando che numerosi membri dell’unità si definiscono esplicitamente nazisti; ancora nel 2018, riferisce l’articolo, il Congresso degli Stati Uniti aveva vietato l’utilizzo di fondi statunitensi per fornire armi, addestramento e altra assistenza al Battaglione Azov proprio a causa dei suoi legami con l’estrema destra e con l’ideologia nazista e neonazista. È noto infine che tanto le Nazioni Unite, quanto Amnesty International hanno attribuito all’unità gravi crimini e gravi violazioni dei diritti umani.
La stessa vicenda della Joint Task Force Ucraina è molto significativa sotto il profilo di tali relazioni; la Task Force rappresenta infatti il contributo delle forze armate canadesi allo sviluppo e al consolidamento delle capacità di sicurezza dell’Ucraina in coordinamento con le stesse forze armate ucraine; tale iniziativa è stata avviata dopo il colpo di stato di Euromaidan e la trasformazione degli assetti politico-istituzionali del Paese seguita agli eventi del 2014. L’operazione fa parte a sua volta di un dispositivo politico-militare più ampio, la Multinational Joint Commission, composta da Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Svezia, Danimarca, Polonia e Lituania, volta ad addestrare, implementare e riformare l’esercito ucraino.
Quanto invece alla condotta delle unità militari ucraine sul campo, in particolare nel Sud e nell’Est del Paese, secondo quanto riferito dalle Nazioni Unite, “alla fine del febbraio del 2014, la situazione in Ucraina ha trasceso quella che inizialmente era vista come una crisi politica interna in violenti scontri in alcune parti del Paese, per poi raggiungere un conflitto su vasta scala a Est. Nonostante il cessate il fuoco concordato a Minsk nel settembre del 2014, la situazione in Ucraina è da allora continuamente peggiorata, con gravi conseguenze per l’unità, l’integrità territoriale e la stabilità del Paese. Nel febbraio del 2015 le parti in Ucraina e il Gruppo di Contatto trilaterale hanno firmato un pacchetto di misure per l’attuazione degli Accordi di Minsk”, i quali prevedevano il cessate-il-fuoco, il monitoraggio OSCE e un’ampia autonomia per le regioni di Donetsk e Lugansk.
Il 1° giugno 2015, nel comunicato stampa sul rapporto inerente alla situazione dei diritti umani in Ucraina nel periodo tra il 16 febbraio e il 15 maggio 2015, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Zeid Ra’ad al-Hussein ha dichiarato che il suo ufficio aveva potuto documentare “rapporti di esecuzioni sommarie da parte di gruppi armati e accuse simili contro le forze armate ucraine”, nonché “resoconti di torture e maltrattamenti in regime di detenzione, sia da parte di gruppi armati sia delle forze dell’ordine ucraine. Continuano a essere segnalate gravi violazioni dei diritti umani, intimidazioni e vessazioni nei confronti della popolazione locale perpetrate dai gruppi armati. La missione di monitoraggio ha ricevuto nuove segnalazioni di uccisioni, torture e maltrattamenti, nonché di casi di privazione illegale della libertà, lavoro forzato, saccheggi, richieste di riscatto ed estorsioni di denaro nei territori controllati dai gruppi armati”.
Non una guerra iniziata il 24 febbraio 2022, dunque e non un contesto, quello ucraino post-Maidan, in cui non desti allarme la presenza e l’azione di formazioni e organizzazioni naziste e neonaziste. Secondo Efraim Zuroff, come riportato ancora dall’Ottawa Citizen, infatti, “non si tratta di propaganda russa, tutt’altro. Questi elementi sono elementi neonazisti. C’è un elemento di estrema destra in Ucraina e sarebbe assurdo ignorarlo”.