Il 9 aprile alle 13:40 è salpata dal porto siciliano di Mazara del Vallo la nave Mare Jonio per l’undicesima missione di osservazione e monitoraggio, ricerca e soccorso di Mediterranea Saving Humans.
La nave punta a raggiungere nelle successive 24 ore la zona SAR assegnata alla Libia nel Mediterraneo Centrale, dove già si trova da alcuni giorni la Sea Watch 3. In questo tratto di mare, nei soli primi tre mesi del 2022, trecentodiciotto persone hanno già perso la vita, secondo i dati ufficiali forniti dall’IOM, organizzazione per le migrazioni delle Nazioni Unite.
Per esperienza e per i casi di “naufragi fantasma” denunciati dall’inizio dell’anno, sappiamo purtroppo che morti e dispersi sono molti di più. Soltanto una settimana fa Alarm Phone, il centralino funzionante 24 ore al giorno animato da una rete di attiviste e attivisti africani ed europei, ha denunciato l’ennesima sparizione di un gommone con oltre un centinaio di persone a bordo, partito dalle coste libiche ad est di Tripoli. Solo quattro sarebbero i superstiti di questo naufragio, la cui dinamica non è stata ancora chiarita, anche perché i sopravvissuti, recuperati in mare dalla nave mercantile Alegra 1, battente bandiera panamense, sono stati consegnati a motovedette libiche e deportati di nuovo in quel Paese da cui cercavano di fuggire.
Non sono stati purtroppo l’unico caso: dall’inizio dell’anno sono state almeno 3.456 le donne, gli uomini e i bambini catturati in mare dalla cosiddetta Guardia Costiera libica e da altre milizie, finanziate e sostenute dallo Stato italiano e da altri Paesi membri dell’Unione Europea, e spesso informate e coordinate dalle stesse istituzioni di questi Paesi.
La sistematica violazione dei diritti fondamentali delle persone alle frontiere continentali è stata da ultimo documentata dal Consiglio d’Europa, con un rapporto di 64 pagine redatto dalla Commissaria Dunja Mijatovic. Il Consiglio d’Europa denuncia come “la risposta calorosa e accogliente data a 4 milioni di ucraini in fuga faccia da contraltare alle violazioni commesse contro rifugiati, richiedenti asilo e migranti provenienti da altre parti del mondo.” Riportando i dati raccolti dal Danish Refugee Council, Mijatovic conta “30.309 incidenti di respingimento tra dicembre 2019 e settembre 2021, spesso con uso eccessivo della forza” lungo i confini di terra e di mare dell’Unione Europea.
Proprio di fronte a queste inumane politiche, Mediterranea Saving Humans – le cui attiviste e attivisti sono appena tornati dalla seconda missione #SafePassage in Ucraina, accompagnando verso l’Italia oltre 200 profughi particolarmente vulnerabili senza alcuna discriminazione sulla base di nazionalità e provenienza – torna di nuovo in mare a salvaguardia della vita umana e per l’accoglienza in Europa di quanti fuggono ugualmente, attraverso la Libia, da guerre, disastri ecologici, fame e miseria, persecuzioni e violenze.
La missione numero 11 della nave Mare Jonio, unica unità della “flotta civile” europea che batta bandiera italiana, è la seconda partenza del 2022: lo scorso gennaio abbiamo già soccorso 214 donne, uomini e bambini che si trovavano a bordo di due imbarcazioni in pericolo. A guidare la missione in mare, che si dovrà confrontare con condizioni meteorologiche particolarmente instabili, sono il capomissione Luca Casarini, il comandante Massimiliano Napolitano, il primo ufficiale Davide Dinicola e un team che comprende i soccorritori Iason Apostolopoulos e Matteo Fogli e il medico di bordo Giovanni Dal Vecchio, per un equipaggio complessivo di undici membri.