Ogni volta che c’è una guerra l’opposizione più forte, più radicale, più decisa è quella degli anarchici. Sono loro che da 150 anni e più ricordano come le guerre siano tutt’uno con lo sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici, dei territori, delle risorse, sono coloro che rifiutano eserciti, patrie, galere e ogni forma di nazionalismo, coloro che vogliono un mondo libero, dove ogni individuo possa muoversi senza confini.

Non è un caso che il presidio di oggi, iniziato in piazza Affari, per denunciare il potere finanziario che sta dietro la morte e la distruzione, nasca da un’assemblea antimilitarista nata ben prima dell’inizio di quest’ultima guerra.

Bandiere rosse e nere, striscioni che attaccano l’ENI e i suoi interessi sparsi per il mondo, soprattutto in Africa, a braccetto con le missioni dei militari italiani. La performance potente di un uomo che si versa un bicchiere di vernice rossa addosso, mentre intorno a lui vi sono foto di guerra ed enormi biglietti da 100 euro.

Oggi a Milano il corteo contro la guerra è stato caratterizzato dalla consistente presenza degli anarchici. Il presidio iniziale si è ricongiunto con l’appuntamento settimanale di “Milano contro la guerra” partito da Cairoli, poi alla fine tutti in piazza Fontana, non senza una tappa davanti all’Assolombarda, la confindustria locale, perché guerre e interessi marciano insieme.

Parallelamente, sempre a Milano, nella vicina piazza Scala, un folto presidio per il diritto alla casa. Comitati di quartiere, movimenti antisfratto, gruppi di base, a denunciare l’insopportabile morsa nella quale si trovano giovani e famiglie, tra stipendi risicati e affitti alle stelle. Migliaia di appartamenti vuoti, in una delle città d’Italia dove la casa non è un diritto, ma una tenaglia che ti toglie il sonno.

Oggi, in una fredda Milano, erano in piazza le lotte, coloro che non si accontentano, che vanno alla radice, che hanno colto da dove viene l’ingiustizia, di cui la guerra è solo l’apice.

Così come da una parte si diceva che, in mancanza di altre possibilità, le occupazioni sono l’unica soluzione, dall’altra si invocava la diserzione che, soprattutto se generalizzata, risolverà davvero un giorno il problema delle tante guerre.

E gli Ottoni a Scoppio? Li ho visti correre, baveri alzati e strumenti in spalla, da un presidio all’altro, all’altro ancora… Ecco da chi ho imparato.

 

Foto di Paolo Marelli e Andrea De Lotto